Che sante donne! (seguire e servire la Vita)
Fa’ o Signore, che ogni giorno, ogni momento sia l’occasione di una nuova consacrazione. Una consacrazione profonda e silenziosa, che penetra e trasfigura ogni azione.
(Giovanni Vannucci)
Dal Vangelo secondo Luca (8,1-3)
In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.
Alcuni pensano che questi versetti evangelici servano semplicemente per dire che l’attività di predicazione e di annuncio del regno di Dio stanno per ripartire. Dopo la sosta in casa di Simone, Gesù raduna i suoi discepoli e si mette nuovamente in cammino con loro. Il rischio c’è di non dare peso a questi tre versetti che, invece, sono essi pure una vera rivelazione e anche una rivoluzione.
Forse Luca condensa in così poche parole un dato insolito che, per i rabbi del tempo, meriterebbe la squalifica quanto a credibilità, tuttavia precisa nomi di alcune persone che d’ora innanzi non saranno più anonime o mescolate alle folle. Escono dalle folle e vengono citate per nome tre donne, due delle quali saranno presenti anche nel momento della morte in croce di Gesù e perfino nel giorno della resurrezione, uniche testimoni di dove era stato posto il corpo del Signore.
In parole più semplici: un Maestro non poteva contemplare un discepolato al femminile. Luca invece precisa bene che c’erano anche alcune donne con lui. Le donne non potevano seguire un maestro ma soprattutto un maestro non doveva insegnare la Torah a delle donne: sarebbe tempo perso. Alcuni affermavano addirittura che sarebbe meglio dare alle fiamme i rotoli dei testi sacri piuttosto che insegnarli alle donne. Ancora oggi, ai piedi del “Muro del pianto” a Gerusalemme, si percepisce questa differenziazione: alle donne è riservato – sembra una gentil concessione – uno spazio inferiore nel luogo della preghiera e la loro presenza è in genere numericamente più esigua.
Non è un’anticipo delle moderne questioni di genere, ma piuttosto una questione religiosa legata, ancora una volta, ai concetti di puro e impuro. La donna, per fisiologia, veniva regolarmente esposta al rischio di impurità per via del sangue e così pure coloro che potevano essere in contatto con lei. Non poteva essere che Luca, che probabilmente di professione era medico, a dare rilevanza a questo particolare imbarazzante per il suo tempo. Ci vuol poco a capire che quella questione fisiologica è in realtà il tratto distintivo del servizio al femminile e Luca non risparmia di confermarci che le donne servono la Vita nel suo nascere… e serviranno anche la vita nel suo risorgere in quanto il messaggio pasquale verrà affidato proprio ad una di loro, Maria di Magdala.
Luca per dire che queste donne aiutavano Gesù e gli altri discepoli usa il verbo che Gesù stesso preferiva in assoluto: servire. Il verbo da cui deriverebbe poi la parola “diacono”. Va detto che parlare di servizio oggi sembra squalificante. La nostra attuale cultura pare segnata da un’adagio implicito: meglio farsi servire che servire. Confondiamo spesso il servizio con la schiavitù. Il farsi servi è qualcosa che piuttosto si sceglie, altrimenti si è schiavi. Nel momento in cui Gesù sorprese i suoi discepoli a discutere aspramente su chi debba essere più grande, il Maestro non esitare a dire che egli aveva scelto di stare in mezzo a loro come colui che serve (Lc 22, 24-27). Queste donne assumono la postura del servizio e sono già più simili al Maestro senza neppure che Gesù debba intervenire a chiarire dubbi su chi sia più grande.
Queste donne, i cui nomi resteranno ricordati per sempre, scelgono di servire il Signore come atto libero e riconoscente per quanto Gesù aveva già fatto per loro liberandole da spiriti cattivi e da infermità. Non c’è obbligo alcuno, non c’è neppure una chiamata esplicita di Gesù. Non dirà per ciascuna “Seguimi!” come dovette fare per i maschietti. Seguire e servire la Vita è forse più congenito e naturale presso la donna? Queste discepole sembrano insegnarci che il servizio non serve per guadagnare posti d’onore ma è esattamente la forma della riconoscenza e della gratitudine per quanto il Signore ha già fatto per noi: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mt 10,8). Rileggendo il Vangelo di Luca ci accorgeremo d’ora in poi di quante donne è popolato e di quali iniziative furono protagoniste. Basterà farne un breve elenco: ovviamente Maria di Nazareth (1,26-38) protagonista dell’annunciazione e poi dell’incontro con la cugina Elisabetta, madre di Giovanni Battista; la profetessa Anna al Tempio (2,36-38); la suocera di Simone (4,38-39); la vedova di Nain (7,11-17); la peccatrice a casa di Simone il fariseo (7,36-50); la donna emorroissa e la figlia di Giairo (8,40-56); Marta e Maria (10,38-42); la donna che proclama beata la madre di Gesù (11,27-28); la donna curva (13,10-17); la vedova che depone l’offerta nel tesoro del tempio (21,1-4); e poi le donne presenti al momento della passione, morte e resurrezione di Gesù (23,26-32 – 23,47-56 – 24,1-11): la loro presenza è un bel servizio all’annuncio del Vangelo!
Che tipo d’uomo costruisce la nostra società?
Un robot che non pensa?
Un consumatore mai sazio?
Uno schiavo delle varie mode?
Aiutaci, Signore, a capire
quali sono le nostre aspirazioni più profonde, più autentiche;
quelle che contano veramente per la nostra crescita.
Cos’è la donna perché Tu, o Signore, a dispetto di tutto e tutti, l’abbia così a cuore??
Solo Gesù, il Tuo figlio primogenito “l’amato nel quale hai posto il Tuo compiacimento” ha posato per primo il Suo sguardo, ha visto ciò che altri mai avrebbero potuto vedere allora, valorizzando anche la donna come ogni creatura, perché pensata, creata ed amata. Sante donne perché Tu le hai rese tali…permettendo loro semplicemente di amarTi.