Colui che non comprendiamo già ci illumina
Triduo pasquale e Pasqua di Resurrezione
Tentando un riassunto delle riflessioni di questi giorni… ad una certa ora della notte di Pasqua. È una Pasqua celebrata doppiamente, nelle due lingue che parlo quotidianamente: quella materna e quella di adozione. Una Pasqua celebrata potendo perfino gustare le diverse tonalità della liturgia in lingua italiana e della liturgia in lingua francese. Misteri e riti sono identici ma le sfumature, le tonalità e le gradazioni stanno nella scelta attenta di espressioni, nella costruzione delle frasi, nei vocaboli e nei verbi scelti … e mi dico: quanti modi l’uomo trova per esprimersi e come si ingegna nel cercare le parole più adeguate per tentare di far comprendere… ciò che non si può comprendere in un solo istante. Serve una vita intera. Fino alla fine.
Era giovedì, giovedì santo. Gesù disse a Pietro sorpreso da quel gesto del suo Maestro e Signore che si mise a lavargli i piedi: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». È proprio dell’Amore di non essere compreso. E noi stentiamo davvero a comprendere il senso di certe azioni compiute da Gesù. Ancor più i pensieri di Dio. Non sono affatto i nostri. Insondabili le sue vie, le strade che egli può percorrere per venirci incontro.
E pure venerdì, nell’ora della Passione di Gesù, c’è qualcosa che non capiamo: com’è possibile che solo Domenica si cantava «Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!» e di lì a poco quella stessa gente inciterà alla sua crocifissione. E quando Pilato disse alla folla «Ecco il vostro re!», fu proprio quella folla a dire che non avevano altro re che Cesare. Eppure non erano così felici di stare sottomessi al romano imperatore. Ma quel giorno pure Cesare andava bene, per non rischiare di fare la stessa fine di quel re crocefisso. Noi non comprendiamo nemmeno noi stessi a volte, certi nostri comportamenti, la nostra volubilità, il nostro opportunismo. Lui, però, sa bene ciò che c’è nel cuore dell’uomo.
Quante cose non comprendiamo. Quante cose non vogliamo comprendere. Anche Abramo non comprese perché quel figlio datogli in dono da Dio, proprio ora doveva sacrificarlo. Non comprese ma obbedì, mettendosi in cammino per una strada che non avrebbe forse voluto percorrere. Ma ciò che sul momento non comprendiamo, Dio lo spiega poi. «Abramo, Abramo… Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio…». Prese il tempo Dio di rivelarsi come colui che custodisce la Vita di ogni figlio. L’Eterno nel prendersi il tempo – ed è esattamente il tempo della sua pazienza e della sua misericordia – lo regala a noi. Mentre la nostra vita si tesse o si srotola, si ingarbuglia per poi dipanarsi, poco a poco, impariamo a comprendere.
La notte prima della liberazione, ricevettero l’ordine di consumare una cena secondo un rituale ben stabilito, portate e pietanze comprese. Poi l’ordine di partire in fretta, il comando di alzarsi. Passarono il Mare Rosso le cui acque si erano prontamente ritirate. Passati oltre, a distanza di un anno, in quello stesso giorno cominciarono a ripetere quel rituale, sempre secondo le stesse consegne. Obbedire ad un comando è spesso compiere qualcosa che non si comprende, ma sarà proprio quell’obbedienza cieca che aprirà a comprendere molte cose e molte ne avrebbe volute dire anche Gesù ai suoi…
Sabato, sabato di vigilia. Tutto inizia attorno ad un fuoco. Ed è Luce. Come in principio. Genesi di ogni cosa. La prima parola – Luce – sta racchiusa nella fiamma di un cero innalzato solennemente nel mezzo della notte. È così che celebriamo simbolicamente la scoperta di Cristo, Luce del mondo. E camminando, passo a passo comprendiamo il mistero di questa Luce che disperde le tenebre. Eppure per quel suo farsi Uomo tra gli uomini, noi abbiamo rischiato di non scorgerlo più, quasi che la Luce stessa potesse essere inghiottita dall’ombra…. l’ombra della morte che incombe su ogni creatura.
Lampada ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino.
La tua Parola nel rivelarsi illumina, dona saggezza ai semplici…
(salmo 118)
Dal Vangelo secondo Marco
(16,1-7)
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.
Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.
Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. è risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”».
E improvvisamente sembra non interessarci più nemmeno la questione della pietra da rotolare via. È già rimossa. Dovettero venire al sepolcro con occhi bassi, sguardo mesto. Marco annota che per aver alzato lo sguardo videro quello che pesava sul cuore. Una pietra che serviva a decretare la fine è stata fatta rotolare via. Quella barriera, quell’ostacolo, quel peso è ora diventato varco, un passaggio aperto. Si può attraversare. Oltre non trovi la morte, né il morto. Chi c’è oltre?
«Videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca» annota l’evangelista Marco. Chi è? Se fosse un angelo il Vangelo non avrebbe esitato a dircelo. Già ne vennero angeli dal cielo, a più riprese: ad annunciare, a cantare la gloria di Dio, a consolare perfino il Figlio di Dio nell’ora del Getsemani. Ma qui c’è un giovane, vestito d’una veste bianca. Chi mai sarà dunque? Chi mai potrebbe essere?
Oso. Forse un battezzato? Forse proprio uno che è già stato sepolto con Cristo nella morte. «Fratelli e sorelle per la grazia del mistero pasquale siamo stati sepolti insieme con Cristo nel Battesimo, per camminare con lui in una vita nuova»: così recita la formula da pronunciarsi ogni volta che facciamo memoria del Battesimo rinnovandone gli impegni. E dunque in quella tomba con Cristo ci siamo pure noi. Vivi e capaci di ripetere le sue stesse parole: «Non abbiate paura!». Parole che più volte abbiamo sentito nei Vangeli sulle labbra stesse di Gesù. E che ora possiamo anche noi ripetere a tutti coloro che si accontenterebbero di imbalsamare un cadavere, credendo che tutto con Lui sia morto. Il giovane è vivo. Parla. Annuncia. Testimonia. Invita.
Non sarà forse che tocchi proprio a noi rivestire i panni di quel giovane? Per quella rinnovata giovinezza dello Spirito, per quel rinascere dall’alto che tanto intrigava Nicodemo che a stento comprendeva cosa volessero dire quelle parole. Siamo venuti per tre giorni a celebrare la cena, ultima; la passione e morte… e ora la Resurrezione. Non per merito, non per privilegio. Forse la semplice Sua Luce ci ha chiamati, ci ha invitati, ci ha messo in corpo questo desiderio di partecipare ai riti della Settimana Santa…
Quel Signore risorto di cui non tutto ancora comprendiamo già ci illumina. E chiede a noi – come la più grande delle vocazioni – che un riflesso della sua luce passi dai nostri volti, dai nostri occhi a coloro che ancora giacciono nelle buio… eppur cercando Luce. Possiate essere per gli altri una presenza umile e fedele come umile e fedele è la Sua presenza nella nostra personale vita.
Vicini o lontani che siate, amici carissimi, buona Pasqua!
Chrétiens, chantons le Dieu vainqueur !
Fêtons la Pâque du Seigneur !
Acclamons-le d’un même cœur, Alléluia !
Alléluia, Alléluia, Alléluia!
De son tombeau, Jésus surgit.
Il nous délivre de la nuit,
Et dans nos cœurs le jour a lui, Alléluia !
L’Agneau pascal est immolé ;
Il est vivant, ressuscité,
Splendeur du monde racheté, Alléluia !
Da una settimana mi arrovello sul tema della risurrezione, dall’ultimo incontro con i bambini della catechesi con le loro domande spiazzanti: ma chi ci dice che Gesù è davvero risorto? Dove sono le prove?
Abituati come ormai sono a immagini e video di tutto ciò che wiccede nel mondo, come provare la veridicità di un fatto avvenuto più di 2000 anni fa, quando non c’erano giornalisti o internet? E ora come glielo spiego?
Ed eccola qui la risposta: Quel Signore risorto che ancora non comprendiamo del tutto, già ci illumina.
Aiutami Signore a lasciar trasparire la Tua luce, al resto, a illuminare i piccoli chi mi hai affidato, penserai Tu.
Buona Pasqua.
Poter essere piccoli bagliori di quella Luce di Gesù Risorto che rifulge oggi ed in ogni celebrazione Eucaristica e che qual fuoco ci attira a sé…questo potrebbe essere il più grande desiderio e compimento della nostra vita.
Il “so di non sapere” socratico vale anche per la conoscenza e comprensione di Lui, del Suo mistero, del Suo Amore ed è condizione essenziale per continuare ad essere ricercatori di Lui e dei segni della Sua presenza tra noi, conoscitori di Chi nemmeno dopo una vita intera potremo dire di aver conosciuto e compreso completamente.
Rendici presenze umili dopo averci trovate o ritrovate come umili Tue dimore.
Buona Pasqua a te, caro Don Stefano e a tutti coloro che ti leggono o provano a loro volta, come me, a balbettare qualcosa su Lui.
Grazie x le riflessioni che ci hanno accompagnato a vivere il mistero pasquale. Auguri,di cuore,a tutti. E che la pace del Signore possa ritornare in noi e nelle terre soffocate dalla guerra.
Grazie x le riflessioni che ci hanno accompagnato a vivere il mistero pasquale. Auguri,di cuore,a tutti. E che la pace del Signore possa ritornare in noi e nelle terre soffocate dalla guerra.
È tanto più importante oggi ricordarci che financo quando ci sembra di non scorgere più la luce, financo quando sono i fuochi dei conflitti a balzare in primo piano e, almeno all’ apparenza, moltiplicarsi a vista d’occhio, la brace dello Spirito resta attiva, pronta a riaccendersi. Sta a noi oggi non dimenticarla, incoraggiarla, foraggiarla. Ed è bello, ed è prezioso, ricordarci che c’è, che qualche suo guizzo lo si vede in ogni gesto di fratellanza umana, in ogni aiuto che sappiamo dare (dentro e fuori la nostra casa). Che di cotanti guizzi ce ne sono, probabilmente ,tanti più di quanti possiamo immaginare. Ed è bello, ed è importante ricordarcelo, perché abbiamo tutti ricevuto il dono di poterci rinnovare nella fratellanza migliore per tutti e per ciascuno. Che sia una Santa Pasqua di pace per tutti!
Buona Pasqua anche a te don Stefano. Grazie per le riflessioni che condividi con noi. Buona Pasqua a tutti gli amici che ti leggono insieme a me.
Il Signore Cristo che era morto è risorto e ha vinto così il male. il Signore risuscita ogni giorno, ogni momento, ogni ora della nostra vita. Aiutami Signore a farne memoria ogni momento. Ti ringrazio della Tua vicinanza.
Buona Pasqua anche a te Don Stefano
grazie per la condivisione delle tue riflessioni