Come Millet

Jean-François Millet, Covoni di fieno, 1874
(Is 30,19-21.23-26 / Sal 146 / Mt 9,35-10,1.6-8)

HOW CAN I KEEP FROM SINGING
(Come posso evitare di cantare?)

La mia vita va avanti nel canto senza fine
sopra lamenti della terra.
Ho sentito il vero, anche se lontano inno
che saluta una nuova creazione.

Attraverso tutto il tumulto e la lotta,
ho sentito un suono di musica,
Sembra un’eco nella mia anima.
Come posso evitare di cantare?

Mentre la tempesta ruggisce ad alta voce,

ho sentito la verità, essa vive.
E anche se l’oscurità intorno a me incombe,
canzoni nella notte essa dà.
Nessuna tempesta può scuotere le mie viscere calma,
Mentre a quella roccia sto aggrappato.
dal momento che l’Amore è Signore del cielo e della terra
Come posso evitare di cantare?

Quando i tiranni tremano nel loro paura
e si sente suonare la campana della loro fine,
quando gli amici vicini e lontani si rallegrano,
come posso evitare di cantare?
A coloro che sono in una cella di prigione
i nostri pensieri sono rivolti per liberarli,
quando gli amici di cui ci vergogneremmo,
sono senza macchia,

Come posso evitare di cantare?

Dal Vangelo secondo Matteo (9,35-10,1.6-8)

In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.
Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Parole di terra. Parole che nascono osservando il duro mestiere dell’uomo sotto il sole. Eppure annunciavano la vicinanza del regno. Non un regno di fatica, di schiavitù… ma un regno dove la fatica è riscattata, dove il duro mestiere di rimanere umani trova il suo perché. E solo osservando dal Regno lo si può capire. 

È in questo incontro tra cielo e terra che la vita risulta più feconda. Come reggere altrimenti il peso? La folle erano sfinite da malattie e infermità… ed questa vista che muove Gesù a compassione. Un movimento interiore che fa spazio all’altro, come di una madre che si prepara ad accogliere in grembo la vita. Non che non sapessero vivere, non che non sapessero lavorare, non che non sapessero prendersi cura dei malati, ma sono proprio qui malanni del corpo e dello spirito che disorientano, che fanno perdere il senso di marcia. Qualcuno si arrende, qualcuno continua a girare intorno su se stesso e attorno ai propri problemi.

Le immagini di terra che utilizza Gesù sono immagini di un movimento vitale. E bastava guardare lì accanto, in quelle terre, per cogliere l’invito del pastore che spingeva fuori dal recinto le sue pecore per portarle al pascolo, verso nuovi foraggi e acque limpide. E la sera, di nuovo, un invito a trovare riparo, a rientrare all’ovile per evitare lupi e briganti. E poi quell’immagine del contadino che dopo la semina, conosce il tempo del raccolto, un movimento virtuoso e vitale che dalla terra giunge alla tavola. 

Ieri sera, durante un incontro, qualcuno faceva notare come il linguaggio informatico prende di fatto in prestito dal linguaggio della fede molti termini, che ovviamente vanno sempre debitamente tradotti in inglese. Così salvare un file, un’immagine o un documento ha a che fare con la salvezza. Anche in internet si seguono follower come i discepoli seguivano il maestro. Ed altri esempi simili. Non c’avevo mai pensato ed è curioso davvero che vocaboli come salvezza o verbi come salvare… vengono usati più comunemente di quanto pensiamo. Il fatto è che tutto mi pare così sbilanciato verso un mondo virtuale, qualcosa che pare perfino disincarnare l’uomo dalla realtà.

Forse che pensare al regno di Dio e cercarlo è parso ai più un fuggire dalla realtà? A me è sempre parso un modo interessante di stare al mondo, di essere presente e coi piedi per terra. Non ce l’ho con la tecnologia. Me ne sto servendo seppure non a piene mani. Cellulare, computer e un blog. So tuttavia che le potenzialità di questa realtà sono assai più vaste ed elevate.

Ogni tanto, saturo di digitale, ritorno volentieri a sfogliare libri con le opere di celebri pittori. E così oggi Vangelo e Millet: una vera e propria rivoluzione della realtà. L’impronta divina è da ricercare nella vita dei campi, cioè nella vita a ritmo delle stagioni e i nostri corpi le attraversano tutte. Si sente sempre più parlare di cose al limite della fantascienza: microchip che saranno impiantati nel cervello per potenziare memoria o ristabilire connessioni neurologiche che, una volta saltate, diventano davvero dannose; si parla di robot umanoidi, di quelli che si comincia a faticare a distinguere se sono esseri umani… è scienza, è progresso, è l’intelligenza dell’uomo che inventa, crea. Tutte cose strepitose e meravigliose. Ma il fatto è che le dimensioni dell’anima e dello Spirito vivono nell’uomo, come il regno di Dio.  A velocità che sono decisamente più ridotte da quelle virtuali. Il ritmo dell’uomo rimane sempre quello delle stagioni, del tempo che scorre, della vita che nasce, cresce e poi finisce. E non è questione di vivere tutto questo più in fretta, più velocemente.

È questione di comprendere il mistero della gratuità. Di ciò che la vita, con i suoi ritmi, con i suoi tempi, a secondo pure della nostra capacità di ricevere, ci ha donato. E pure è questione di comprendere l’urgenza del dono, della gratuità. Per fortuna, mi dico, arriva la stagione dei doni. Tra pochi giorni si comincia: san Nicola, santa Lucia e poi il Bambin Gesù o il Babbo Natale e pure un’anziana signora (la befana) che per quanto acciaccata e decrepita custodisce il senso del dono. 

M’è sempre piaciuta questa idea di declinare il Vangelo con i riti degli uomini ma trovo sempre più opportuno e urgente che tutto rimanga a ritmi che l’uomo riesce a sopportare. L’intento è quello di nobilitare e celebrare la vita quotidiana, quella in cui si nasconde il divino. Altrimenti continueremo ad assomigliare a quelle folle stanche e sfinite con la sola novità d’essere ancor più oppressi da tanti malanni che ci siamo, per così dire, un po’ procurati da soli, per la smania di correre, la fretta di arrivare, di conquistare. 

Rallegra il ritmo della mia vita, Signore. 
Calma il battito del mio cuore,
acquietando la mia mente.
Rallenta il mio passo frettoloso,
con una visione delle eterne distese del tempo.
Dammi, in mezzo alla confusione quotidiana,
la quieta stabilità delle montagne. 
Spezza la tensione dei miei nervi e dei miei muscoli
con la serena musica dei ruscelli e il canto degli uccelli,
vivente nella mia memoria.
Aiutami a conoscere il potere ristoratore del sonno. 
Insegnami l’arte di prendermi brevi momenti di sosta,
di rallentare il mio ritmo,
per osservare in meditato raccoglimento
le bellezze del tuo Creato.
Ricordami e fa’ in modo ch’io possa imparare
che nella corsa non sempre vince chi va più veloce,
che della vita si può far qualcosa di meglio
che aumentare sempre più la sua velocità. 
Rallenta il ritmo della mia vita, Signore,
ed ispirami ad affondare le mie radici
nel suolo dei valori durevoli, nei sentimenti più alti,
affinché io possa innalzarmi alla ricerca di Te,
nella totale comprensione di essere figlio Tuo
e parte di Te nel Tutto.

Jean-François Millet, Pastorella con il suo gregge, 1863

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Piccoli Pensieri (4)

Sono giorni che mastico nella mente queste letture e questa riflessione, ed ho sempre più netta nella mente l’idea che sia necessario “spiegare” un po’ la parola di Dio. Ma attenzione: “spiegare” inteso proprio nel senso di “svolgere, distendere ciò che era ripiegato e avviluppato, in modo che l’intera superficie risulti aperta e distesa, e visibile”. Svolgerla rimuovendo tutte (o quantomeno buona parte) quelle sovrastrutture rituali che hanno molto di umano e molto poco di divino. Al di là delle buone pratiche della Messa (che in origine fu mensa condivisa, perché TUTTI -nessuno escluso- potessero nutrirsi nonostante le persecuzioni), dei riti e dei sacramenti (che in origine furono per sancire la fede cosciente di credenti che si sentivano pronti a confermare la propria fedeltà a Dio), al di là di tutto questo, l’opera di Dio agisce nella quotidianità della nostre vite. Nelle nostre personalissime realtà, diverse le une dalle altre, ma accomunate tutte -nessuna esclusa- da un amore paterno ed universale che ci vorrebbe tutti fratelli, ora come allora, capaci di amarci gli uni gli altri, di pazientare gli uni con gli altri ed aiutarci gli uni gli altri come un’unica grande famiglia. Questo credo sia, di fondo, l’auspicio più autentico.

8 Dicembre 2021
Giusy

La capacità di saper ricevere, frase letta diverse volte ma mai mi aveva colpita.
È tanta roba…se non si è aperti verso l’altro, come una luce che tutto vuole abbracciare, risulta impossibile ricevere.Non si scorgono i piccoli segni di gentilezza che arrivano, non si guarda negli occhi scorgendo il dentro e quello che ti si vuole comunicare… Si è sempre più di fretta, superficiali nei rapporti e diffidenti, quando invece se si è ricettivi saremmo sorpresi di quanto amore e bontà siamo circondati

5 Dicembre 2021
Suor Regina

Donaci Signore il gusto delle piccole cose,delle piccole gioie quotidiane e insegnarci a custodire il silenzio per stupirci del mutare delle stagioni,del cielo, degli alberi, dei fiori ma soprattutto del volto di ogni persona…perdonaci ogni volta che non l’abbiamo fatto.

4 Dicembre 2021
Dania

In un “Canta e cammina”, da poco ripristinati per i canti, a fine ottobre, ho trovato uno scritto per la giornata del seminario diocesano 2014-2015: “si misero sulle sue tracce” e la (non) casualità di questo ritrovamento mi ha indotta a pensare che era proprio in quegli anni che, grazie a mia figlia, mi stavo rimettendo sulle Sue tracce. Condivido volentieri la preghiera di quel giorno a cui questo passo di Vangelo mi ha rimandata:
“Padre che ami ogni creatura, guida i nostri passi lungo le Tue vie, rendici ogni giorno cercatori instancabili del Tuo Amore. Fa’che, mettendoci sulle tracce del Tuo Figlio, riconosciamo la via della felicità e della carità.
Gesù, le nostre scelte di vita possano continuare a raccontare l’avvento del Tuo Regno. Dona a coloro che sono già sacerdoti fortezza e umiltà, perché dopo averTi trovato come tesoro prezioso, ogni giorno ci conducano a Te.
Spirito Santo, soffia incessantemente sulla Tua Chiesa e chiama ancora giovani disposti a seguirTi nella vocazione al Sacerdozio. Comunica loro i Tuoi doni, cosicché possano conformarsi interamente alla figura del buon Pastore. Amen”.
Scusate la prolissità ma l’ho trovata appropriata ed una bella invocazione/benedizione per ciascun cammino, purché conduca a Lui, nostro Creatore.

4 Dicembre 2021

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