Con la pace in mano
Giovedì fra l’ottava di Pasqua
(At 3,11-26 / Sal 8 / Lc 24,35-48)
Quel fatto della tomba vuota e tutto quanto accadde in seguito diventò narrazione, un racconto che non si poteva trattenere per sé. La tomba vuota e il vuoto che la morte avevano scavato nel cuore, nella mente e probabilmente anche nello stomaco dei discepoli ora sembrano colmarsi con quanto accaduto in seguito. I discepoli non riescono a trattenere per sé gli incontri avvenuti col risorto. La buona notizia prende forma, prende corpo. Si fa nuovamente carne. Anche attraverso dei gesti concreti: lo riconobbero allo spezzare il pane.
Improvvisamente riappare. Entra in casa. E si comporta proprio come Lui stesso aveva chiesto di fare ai suoi discepoli. «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno […] Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio». (Lc 10,5-10)
I pescatori di Galilea stavano mangiando del pesce arrostito. Improvvisamente il Risorto sta in mezzo a loro. Un certo livello di civiltà è comunque mantenuto all’interno del gruppo: stanno mangiando insieme del cibo cotto. E dove c’è cottura di cibo un certo livello di civiltà è ancora garantito. Ci sono tempo e pace per prepararsi da mangiare.
I racconti dei discepoli che lo avevano nuovamente incontrato dovettero essere così intensi che sembravano materializzarne la presenza. Il solo parlarne lo rende presente. «Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20) disse. Li invitò ad accordarsi in terra per chiedere al Padre qualunque cosa. Condizione per ottenerla accordarsi nel suo nome. Quei racconti ricreavano accordi, nuove armonie, dopo le note stridenti e stonate dei giorni della passione. Ascoltare ora il racconti dei discepoli di Emmaus fu ben diverso da ciò che il misterioso viandante dovette ascoltare per via: un altro tono, un altro tenore di discorsi.
L’entusiasmo e la gioia sono alle stelle. Anche questi dettagli ci potrebbero servire per la nostra vita quotidiana. Forse noi siamo narratori stanchi e delusi di avvenimenti del passato. Un po’ di entusiasmo, un po’ più di convinzione tra i discepoli di oggi non guasterebbe. Sembra davvero – come scrive C. Bobin – che ci stiamo occupando di Dio come fosse un vecchio marito stanco.
Chiuso quel buco nello stomaco, saziata la fame di colui che sembrava un fantasma (allora il Cristo risorto è davvero nel povero che si materializza chiedendo da mangiare!) è il Risorto stesso che deve nuovamente darsi da fare per aprire la mente dei discepoli alla comprensione delle Scritture. È un lavorio pasquale quello di spiegare le Scritture e ne abbiamo continuamente bisogno per non farci divorare dal dubbio e dalla paura, come il Risorto ha bisogno di pesce arrostito per non essere confuso con un fantasma.
Comprendere le Scritture è tastare con mano la solidità della Parola fatta carne. C’è questa riscoperta della Parola di Dio, questo gusto per le Scritture che sta venendo nuovamente avanti nelle Comunità. Lo sento. E forse lo sentite anche voi. Come il buon profumo di un cibo che ti raggiunge quando passi sotto le finestre di una casa. E immagini, oltre quelle finestre una mamma che intensamente cucina in attesa dell’ora di pranzo quando alla spicciolata o tutti insieme si mangia per sostenersi nel cammino. E insieme al cibo non può mancare la Parola, il racconto di sé, di ciò che ci accade, di ciò che siamo o diventiamo, di ciò che ci fa soffrire e di quando ci sentiamo risorgere. La mente si apre a comprendere la Vita. Da soli, senza il Risorto, non saremmo così capaci di farci interpreti di questa storia che Dio sta conducendo a salvezza attraverso la nostra personale conversione.
Spirito di Dio,
che fai ricordare gli eventi della vita di Gesù;
Spirito che irrompi dentro la tristezza,
cammini accanto a chi è smarrito;
Spirito di Dio,
dai vita alla Parola, realizzi le promesse in Gesù;
Spirito richiedi l’annuncio della Pasqua,
trasforma la paura in coraggio.
Spirito di Dio, tu ci precedi sempre,
guida i nostri passi troppo incerti.
Spirito che chiedi la forza della fede,
fortifica i gesti e le parole.
Spirito di Dio che apri i nostri occhi
e sveli la presenza del Risorto;
Spirito che accoglie l’invito di chi chiede
vieni ad abitare dentro noi.
Dal Vangelo secondo Luca (24,35-48)
In quel tempo, i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
Signore, nostro Dio,
la tua presenza palpita in ogni essere della terra.
Tutta la natura canta la tua bellezza.
Negli occhi sorridenti di un bimbo
si riflette la tua immagine
e il cuore turbolento degli adulti
è condotto alla pace.
Signore, nostro Dio,
quando contemplo un limpido cielo stellato,
quando mi incanto estasiato
nel biancore irreale di una notte di luna
e penso che tutto l’universo è fatto da te,
non posso non ripetermi:
“Cos’è mai un uomo,
così piccolo e fragile,
perché ti ricordi sempre di lui
e lo tratti con tanta tenerezza?”
Eppure l’hai fatto a tua immagine.
È signore del mondo con te!
Gli hai dato intelligenza creatrice
bellezza e forza di amare.
L’hai reso capacità di dominare la natura,
di trasformarla secondo il suo bisogno.
Sa mettere al suo servizio gli animali,
gli uccelli e i pesci del mare.
Tutto! Anche le forze più terribili
e le leggi più segrete della natura
sono scoperte e controllate da lui.
Signore, nostro Dio,
la tua presenza palpita in ogni essere della terra.
Salmo 8, trascrizione di Sergio Carrarini
Fare memoria della Parola dei Profeti… Gesù ci insegna che la memoria è come le radici per un albero, noi vediamo le foglie,i fiori, i frutti ma se non ci fossero le radici tutto muore.Fare memoria è vivere è forza e coraggio x oggi e domani.
“Dona alla tua Chiesa unità e pace, secondo la Tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli”. Noi siamo i figli del Dio della pace, che ci vorrebbe costruttori di vie di pace e di ponti di speranza e non demolitori di quel Regno che Gesù è venuto ad annunciare, di quel regno che dovrebbe e potrebbe essere in terra prima che in cielo.
Con la pace in mano, negli occhi ed ancor più nel cuore…