Cosa vide nel profondo?
III domenica del Tempo Ordinario (B)
(Gio 3,1-5.10 / Sal 24 / 1Cor 7,29-31/ Mc 1,14-20)
Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani – VII giorno
Si troverà forse ancora chi pensa che credere in Dio significhi farsi suoi difensori, assertori di verità incontrovertibili, come se la missione di un discepolo fosse proprio quella di salvare Dio dall’umana incredulità. Ma credere di credere, solo perché si conoscono dottrine e precetti non è ancora Vangelo, non è ancora buona notizia. Vangelo è quella buona notizia che il regno di Dio s’è fatto vicino e ti raggiunge come Gesù stesso quando si accosta a quei pescatori e li attira a sé.
Propose un cammino dietro a quel viandante che si impegnava a farli diventare pescatori di uomini vivi. A dire il vero l’immagine della pesca mi pare stridere un poco per la vita stessa dei pesci i quali, tolti dall’acqua altro non faranno che morire se fuori dal loro habitat. Rassicurati (noi!) che pescare uomini è perché abbiano la vita, si trattò dunque di accettare questa proposta di salvare l’uomo. E mentre li chiamava e proponeva loro questa vita nuova, Lui era già all’opera per dire che il regno di Dio s’era avvicinato e, così facendo, stava già salvandoli.
Alcuni li vide lanciare le loro reti, in un gesto ampio, come a voler catturare tutto il mare e più mare catturi più pesce puoi pescare. Dovette piacergli quel gesto: vedere quelle reti puntare verso il cielo e ricadere nell’acque. Vide in quell’ampiezza del lancio l’estensione del regno di Dio. E in quell’abile gesto di pescatori, forse ci vide la disponibilità futura di andare in tutto il mondo a raccontare cosa era loro accaduto da quando il regno di Dio li aveva… presi.
Altri di quelli che chiamò quel giorno, li vide in barca mentre riparavano le reti. Di questi ammirò la pazienza di chi ripara e riannoda. E sapeva bene che quei gesti da riparatori servivano per la pesca stessa. Si disse che anche quel lavoro un poco noioso, ma paziente e decisivo, poteva venir buono per l’annuncio del regno di Dio.
Siamo sempre esposti al rischio di cadere in una fitta rete di preoccupazioni, di paure e probabilmente fu anche il gesto di vederli districare quelle reti che ispirò Gesù nel formulare quell’invito. Un mare di guai pare sempre inghiottire “quell’esserino minuscolo” che sta lì tra terra, cielo e mare e che a volte si prende proprio come un dio in terra. Può anche darsi che quegli uomini parvero agli occhi di Cristo come impigliati nelle loro stesse reti, incapaci di respirare il senso di una vita che non è solo un duro mestiere o ciò che appare. Il racconto evangelico registra ciò che ad occhio umano si vide quel giorno, ma cosa vide nel profondo di quegli uomini, solo Lui lo sa. E per questo li chiamò.
E non vogliamo ammetterlo che la vita non è solo questione di saper nuotare, di stare a galla, di cavarcela da soli. Non è solo questione di saper pescare, di provvedere ai propri bisogni con il lavoro delle proprie mani. Una tempesta per i pescatori è sempre in agguato, potrebbe pure succedere di andare a fondo… ed è Vita anche quando qualcuno ti salva, ti tende una mano.
Santo Spirito,
fuoco vivificatore e soffio gentile,
vieni e dimora in noi.
Rinnova in noi la passione per l’unità
così che possiamo vivere nella consapevolezza
del legame che ci unisce in te.
Fa’ che tutti coloro che si sono rivestiti di Cristo
con il loro battesimo
siano uniti e portino insieme testimonianza
alla speranza che li sostiene.
Amen.
Dal Vangelo secondo Marco (1,14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Pur sentendo, Signore, incombere una fine
oggi ancor più d’un tempo,
poiché non è possibile né arrestarci
su queste nostre strade della morte,
né tanto meno tornare indietro,
tuttavia non è questo il grande male:
il grande male è che noi
non ti attendiamo più, Signore,
non attendiamo né te né nessuno,
perciò siamo senza futuro:
Signore, salvaci almeno dall’incoscienza.
Viviamo l’ultimo tempo del mondo,
e noi sempre più indifferenti:
dovremmo realizzare il sogno di Dio
che dalla creazione attraversa tutta la storia:
invece sei sempre meno creduto,
e ancor meno creduta è la tua chiesa,
e i profeti sono incarcerati come sempre:
Signore, che almeno il piccolo resto dei giusti
ti segua ancora, avanti che siano distrutti
la terra e il mare…
Amen.
(David Maria Turoldo)
Oggi è la domenica della Parola di Dio che Gesù ci affida con la sua stessa vita: CREDETE NEL VANGELO… Oggi questa sua Parola è annunciata non nel TEMPIO ma nel TEMPO, non nello STRAORDINARIO ma nella QUOTIDIANITÀ… Una Parola che chiama per dare senso alle nostre paure, per un futuro pieno di Speranza… Signore ci affidiamo a TE.
Penso che le vecchie distorsioni non si correggano con un atto di forza, ma con paziente e graduale lavoro su se stessi e confronto con gli altri.
Il gesto di lanciare le reti (l’ho fatto per rappresentarmelo meglio) mi ha richiamato alla mano quello del seminatore, meno alto ma ugualmente ampio, lento e paziente. Pescatori… seminatori… umani!
Beh…Forse che il parallelo con la pesca volesse richiamare la necessità di “catturare”, anche fisicamente, uomini e donne alla conversione? In fin dei conti io trovo che sia vero che talvolta -non sempre per fortuna!- per smuovere qualcuno dalle sue proprie cattive abitudini, sia anche necessario avere un po’ di polso e fermezza per costringere al cambio di prospettiva. In effetti è più dura smuovere le “vecchie cattive abitudini” che stimolarne di nuove. Non che non si possa anche con le buone, ma è senz’altro necessario un grande sforzo di volontà interiore per sforzarsi di cambiare e permanere nel cambiamento. Faticoso, senz’altro, ma non impossibile e tanto più fruttuoso poi per la propria vita.