Cos’hai Tu da dirmi?
XVI domenica del Tempo Ordinario (C)
(Gn 18,1-10 / Sal 14 / Col 1,24-28 / Lc 10,38-42)
Cristo, Mistero di Dio,
Cristo, il più umile figlio dell’uomo,
Tu che solo sai cosa è dentro l’uomo
e dai un senso a ogni storia…
il Padre che Tu riveli
sia creduto
come l’Iddio di tutte le genti.
Amen.
(David Maria Turoldo)
Dal Vangelo secondo Luca (10-38-42)
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Il nostro ascolto della Parola di Dio si apre questa domenica con il racconto dell’ospitalità di Abramo alle Querce di Mamre. Il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Il nostro ascolto è già guidato da un’indicazione precisa: il Signore apparve ad Abramo… forse per evitare chiusure o forse per suscitare quel particolare timore di chi sta davanti all’altro anzitutto come si sta davanti ad uno sconosciuto. In ogni persona sconosciuta si può celare qualcosa di quel mistero più grande che è di Dio. Abramo si prostra fino a terra: come per adorare o come per servire. Adorare Dio, servire l’uomo.
Il racconto prosegue quasi fosse una guida pratica all’accoglienza, un racconto esemplare che ha i tratti di una pagina di galateo. Si noti che i tre uomini non hanno ancora chiesto qualcosa ad Abramo e ciò che egli ha dichiarato di voler fare per riservare la migliore delle accoglienze pare essere concesso dai tre viandanti. Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto».
Ma nulla è ancora accaduto di quanto il Signore ha pensato per l’uomo disposto ad ospitarLo. Nulla è ancora svelato di quei passanti e di quella visita. Abramo e Sara insieme sembrano essere presi – con largo anticipo rispetto al racconto evangelico – dalla stessa frenesia di Marta. Un’ospitalità che ristora ma che ancora non concede il tempo dell’ascolto. Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio… che il Signore viene nei deserti dell’uomo per farvi fiorire la vita.
Gli uomini sembrano lamentare (sempre più?) l’assenza di Dio, la sua lontananza, la sua indifferenza e ancora stentano a capire che Dio si può celare in un incontro o rivelarsi anche nella propria casa. Sono tutti amici di Dio gli uomini che caminano e cercano ospitalità perché hanno capito che da soli non si va lontani. Dove due o tre camminano insieme, cercano insieme, si interrogano insieme già Dio trova un terreno fertile perché la sua Parola trovi casa, si incarni.
E poi c’è questo racconto di Marta e Maria, fatto perfino di quel sottile narcisismo che spesso è pure dei cristiani quando della carità e dell’accoglienza ne fanno un vanto, un modo per dirsi non così malvagi, non così cattivi. Accoglienza che sembra essere un distintivo, dimenticando che anche presso altri popoli e in altre culture l’ospite è tenuto in grande considerazione. Ma perché l’ospite è sacro? Perché ci spinge a dare il meglio di noi stessi nell’arte di accogliere o perché semplicemente ci chiede di ascoltare qualcosa che ancora dobbiamo udire? Marta sembra suggerirci che tutto può essere rovinato se facessimo pesare tutto quanto può essere fatto soltanto per amore.
Il Maestro aveva detto di cercare prima di tutto il regno di Dio senza preoccuparci sempre di cosa si mangerà e di cosa si berrà perché se il regno di Dio viene a noi è anzitutto quello che deve attirare e catturare la nostra attenzione. Il regno di Dio che è in mezzo a noi, improvvisamente è entrato nella casa di Marta e Maria. Marta, semplicemente, non se n’era ancora accorta. Maria invece ha compreso che il regno di Dio non è questione di cibo, di bevanda ma è gioia e pace nello spirito. Marta sembra servire pietanze mescolate alle sue personali tensioni. Maria offre ascolto perché l’Altro che era in cammino trova una porta aperta. Entrato nella casa di Marta e Maria, Gesù ha solo da ricordare al nostro cuore che l’ascolto è la vera attenzione di cui l’uomo ha bisogno. In qualche modo è più facile trovare cibo o bevanda ma non sempre possiamo avere il regno di Dio a portata di mano, nella nostra casa, nei nostri incontri. Non sempre! Perché sebbene l’Altro abbia sempre qualcosa da dire al nostro cuore, non sempre siamo disposti e pronti a cogliere la parte migliore di ogni incontro: cogliere ciò che di Cristo è già presente in ogni uomo.
…e i nostri cuori andranno sempre dilatandosi,
sempre più pesanti
del peso di molteplici incontri,
sempre più grevi del Tuo amore,
impastati di Te,
popolati dai nostri fratelli, gli uomini.
Perché il mondo
non sempre è un ostacolo a pregare per il mondo.
Se certuni lo devono lasciare per trovarlo
e sollevarlo verso il cielo,
altri vi si devono immergere
per levarsi
con lui
verso il medesimo cielo.
(Madeleine Delbrêl)
Ho letto con molto interesse e curiosità don,
grazie.
Le tue riflessioni sono molto importanti per me e per il mio spirito.
Quanto mi sento Marta indaffarata in questo periodo?
Invece ho bisogno di dare ascolto e ricevere ascolto, dentro il dialogo con Lui, il Signore, che può rendere preziosa la mia esistenza.
Altrimenti ogni missione quotidiana mi risulta riempimento del tempo per rincorrere aspettative e bisogni vari …
mentre il bisogno più grande, l’unico che vale davvero è il Suo coinvolgimento nella mia vita attraverso l’ascolto della Sua parola.
Il bisogno che accompagna questa dinamica è di offrire il senso della pienezza alla mia vita, con Lui ed in Lui,
capisco che tutto il resto è secondario.
“Il Signore apparve ad Abramo…nell’ora più calda del giorno”
Sei Tu,Signore, il nostro ristoro
“A chi è venuto in mente di contrapporle?
Sono inseparabili le due sorelle: quella che ascolta la parola del Signore e quella che si dà da fare per l’ospitalità.”
(don Sergio Colombo)
“Se ieri non sapevo oggi ho incontrato Te e la mia libertà è il Tuo disegno su di me, non cercherò più niente perché Tu mi salverai”… E ci salva nutrendoci con la Sua Parola ed il Suo corpo.
Ci sono incontri che cambiano la vita, quelli in cui riusciamo a scorgere il mistero di Dio in noi stessi o in chi abbiamo incontrato, perché “Dio c’è nel mistero che c’è in me” e se c’è in me c’è in ogni altro. Quando ciò avviene è sempre per Grazia, un dono, ed è solo così che si riesce a riconoscere che ancor prima di poter servire si è stati e si sarà sempre serviti da Colui che per noi si è fatto “servo per amore” e ci ha voluti amici e non servi, dandoci un unico grande comandamento: “l’ascolto” (“Ascolta Israele”…), quello che si traduce poi in amore.
Noi nasciamo dal più bel pensiero d’amore che sia mai esistito.
Di tutto questo non si può che rendere grazie sempre ed incessantemente.
Insegnaci, Gesù, l’ospitalità di Maria che non solo ti accoglie nella sua casa ma ti accoglie in sé.
Grazie, don Stefano, per gli spunti preziosi di ascolto.
L’essere umano non è fatto per vivere solo, siamo “animali sociali”. E qui Gesù viene ospitato, accolto… ed ascoltato. A volte mi chiedo quanto il vivere fra le colline, in relativa solitudine, sia utile a don Stefano. Ho letto una volta che senza sfregamento non c’è scintilla. Forse una comunità presente può essere scomoda, ma sicuramente stimolante. La comunità virtuale è sicura ed utile perché avvicina i lontani, sostiene, ma forse ogni tanto anche dare un cazzotto (figurato!) a qualcuno, o riceverlo, può servire. E i monaci allora? Devo essere sincera li capisco poco. Dio, ti prego, aiutaci a vivere nelle nostre comunità come ospiti. La stessa parola indica chi accoglie e chi viene accolto… Non è un caso. E tutti siamo “sacri” in tutte le civiltà del mondo. E tutti dovremmo accogliere ed esseŕ accolti.
Comunque bello il discorso di Luca… neppure un uomo nella casa di Marta e Maria… una accoglie e l’altra ascolta. L’altra sera avevamo ospiti a cena. Mi sono data da fare tutto il pomeriggio per preparare, e Lui è arrivato insieme agli ospiti… ma com’è attento il suo occhio a guardare veramente i nostri ospiti e a capire i loro stati d’animo. Li ha guardati e ascoltati. Io ho solo preparato del cibo per gente che aveva ben altra fame…