Dalla folla alzò la voce

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Data :9 Ottobre 2021

Insegnava che la preghiera era un dialogo tra Padre e Figlio. Un dialogo fatto di ascolto: ascolto di sé, dei propri bisogni più autentici, di quelle cose necessarie che non possono essere chieste soltanto per sé; ascolto per giungere a comprendere che  Dio vuole solo il nostro Bene. La preghiera non può che avviarci verso una presa di coscienza che non siamo soli e dunque la preghiera diventa antidoto all’egoismo e una scuola di fraternità. Tutto viene chiesto al plurale. La preghiera è il luogo nel quale si genera la fraternità.

Probabilmente è per questo che Gesù risponde favorevolmente alla richiesta di un discepolo che chiedeva di poter essere introdotto nella stessa esperienza, in quel dialogo col Padre che, di fatto, chiede un’attenzione maggiore al plurale. Non si prega per sé. Ci si raccoglie nel segreto della propria stanza ma pensando sempre al mondo, agli altri.

Subito dopo guarì un uomo da uno spirito muto, uno spirito che impedisce di stare in questo dialogo, che impedisce all’uomo di parlare con Dio. Luca poi fa notare che non solo lo spirito muto impedisce di stare in dialogo, ma altri spiriti si oppongono proprio al Figlio che vuole insegnare l’arte di diventare fratelli. Si inaspriscono le polemiche contro Gesù stesso che, come abbiamo meditato ieri, è accusato di compiere esorcismi per mano del principe dei demoni. 

È in questo ampio contesto del capitolo undicesimo del Vangelo di Luca che va collocato il breve episodio raccontato oggi. Tra mutismi e accuse, una voce si alza a proclamare una beatitudine. È una donna piena di coraggio ad alzare la voce. Che si tratti di un gesto coraggioso possiamo comprenderlo se pensiamo alla condizione della donna in quel contesto storico e culturale. Come non pensare, per altro, a quanto le donne vivono ancora oggi in certi paesi? Ed è bello pensare a quel coraggio di donne che non stanno mute, che alzano la voce per dire con tutto se stesse che esse pure sono parte di un dialogo, di una storia che si sta narrando a più voci e su più registri. 

Questa donna, nel momento in cui Gesù è accusato, pare messa lì appositamente, in mezzo a quella folla, per fa sentire quella stessa beatitudine che Matteo mette sulla bocca di Gesù: beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia (Mt 5,11). 

Solo una donna può cantare la grandezza di una madre ma unicamente per sottolineare la preziosità di quel Figlio. Non c’è gelosia, nessuna invidia. Solo una beatitudine che riporta tutto all’origine. Teniamo presente il contesto accusatorio. È davvero coraggiosa questa donna che interrompe una spirale di polemiche e di critiche contro Gesù, il quale altro non aveva fatto che ridare parola ad un uomo. 

Quella voce fuori dal coro è ascoltata da Gesù e non solo perché il tono di voce era più alto di tutte le altre voci. Quella voce fuori dal coro è ascoltata perché dà spunto al Figlio di ricordarci cosa significa essere Figli che dicono abba, Padre. Non si è figli solo per generazione biologica, non si è figli solo per un legame di carne, come di un figlio che succhia al seno della madre. Si è figli quanto più si è capaci di ascoltare la parola di Dio. 

Figli si nasce nella carne, certo. Ma Figli di Dio siamo chiamati a diventarlo sempre più perché, attraverso lo Spirito santo, siamo resi capaci di comprendere la Parola che ci porta a conoscere la volontà del Padre. Noi non siamo solo figli biologici da un seno che ci ha allattati, ma diventiamo sempre più Figli per ascolto e obbedienza alla Parola di Dio.

Dio e Padre nostro,
infondi in noi il tuo Spirito santo:
ci renda capaci di ascolto e accoglienza
della Parola del Vangelo
perché così crescerà in noi
la presenza nascosta ma potente di Gesù tuo Figlio
e noi saremo tuo testimoni.
Sii benedetto ora e nei secoli dei secoli.
Amen.

Dal Vangelo secondo Luca (11,27-28)

In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

Questa, Signore, è la cosa più importante
che possiamo apprendere nella via:
scendere nelle radici,
trovare lì il nostro proprio essere
e la nostra propria libertà.
Che il tuo Spirito santo
ci insegni chi noi siamo realmente
e allora acquisteremo il coraggio
di vivere in questo tempo di frantumazione,
di smarrimento del senso dell’esistere.
Che il soffio del tuo Spirito ci aiuti
a scoprire 
quale ricchezza
gratuitamente
  hai messo nel cuore
di tutto ciò che hai predisposto per noi.
Solo allora il nostro cuore si dilata
e possiamo essere nel mondo,
nel tempo che ci è dato,
con totalità di dono.

(Eugen Drewermann)


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Piccoli Pensieri (1)

Anna

Donami, Signore, il coraggio di “alzare la voce” e di parlare con parresia come dice papa Francesco.
Ma solo dopo aver ascoltato col cuore la Tua Parola e averla messa in pratica nella mia vita.
Diversamente sarebbe solo un giudicare i fratelli…

10 Ottobre 2021

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