Di chi è la voce…
Martedì della Settimana santa (Is 49,1-6 / Sal 70 / Gv 13,21-33.36-38)
O Divino Spirito,
per le nostre vele cadenti
o ripiegate sull’abitudine,
sii vento impetuoso che sospinge
verso l’avventura e il largo della vita.
Per noi, sordi per comodo ai tuoi richiami,
sii rombo e tuono possente.
Per noi, abituati alla monotonia
delle scuse e dei compromessi,
sii novità, fantasia e rischio d’amore.
Per noi, indifferenti e glaciali
in un mondo come l’attuale,
che ha tanto bisogno di calore,
sii irresistibile fuoco
che scioglie, purifica e divampa.
Per noi, pavidi e calcolatori,
vecchi, stanchi e disperati,
sii coraggio, o santo Spirito,
capacità di dono senza misura,
giovinezza, ristoro e speranza.
Per noi, ossa inaridite, immobili e morte,
sii carne, dinamismo e vita,
o Spirito di Dio.
Amen.
(Lanfranco Agnelli)
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,21-33.36-38)
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.
Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Il turbamento fu profondo: sapeva d’avere nel cuore – e di lì a poco sulle labbra – la parola che fa verità, la verità che rende liberi (Gv 8,32). Lui – la Via – libero di intraprendere quegli ultimi passi del suo cammino terreno. Noi liberi perfino di tradire o di rinnegare.
Tradire ha a che fare col futuro. Futuro è il tempo quando ci sta davanti, quel tempo che può essere illuminato solo da promesse perché diventi una strada percorribile. Potrebbe pure essere il tempo della speranza ma non ci metteremmo più la mano sul fuoco. Lui – la Vita – chiede a Giuda di fare presto ciò che da qualche tempo aveva pianificato. Gesù – che nel racconto della Passione secondo l’evangelista Giovanni regge le fila di quanto sta accadendo – chiede di far venire alla Luce la Verità: «Quello che vuoi fare, fallo presto». C’è una certa fretta… desiderio che passi quell’ora di Gesù o desiderio che l’uomo veda presto la Luce e conosca la Verità? La Luce della Parola – come recitano i Salmi – scruta e rivela i pensieri del cuore. La Tua Parola, nel rivelarsi illumina… anche nell’ora più tenebrosa: e il paradosso del credere è detto.
Rinnegare – il verbo di Pietro – ha a che fare col passato. Rinnegare significa smentire il passato, fingere di non ricordarselo. Pietro fingerà di non aver mai visto quell’Uomo… ma nel cuore aveva già indizi e prove a difesa del suo Maestro… come quel giorno sulle acque, mentre rischiava di affogare; come quel giorno in cui non presero nulla ma sulla sua Parola gettò nuovamente le reti. Come quel giorno che si sentì beato per aver detto una mezza verità sul Figlio dell’Uomo… l’altra metà suonava come un rimprovero, perché troppo spesso ci accade di non pensare più secondo Dio ma secondo gli uomini.
Cosa sia più grave – tradire o rinnegare? – non sapremmo nemmeno dirlo. Lui inchiodato dalle nostre leggerezze: non una speranza per il futuro che non sia guadagno, profitto, tornaconto? E quella capacità di fingere di non ricordare, fingere di non conoscere quando invece nel fare memoria(le) c’è già salvezza. Ci fa trattenere il fiato scoprire che per queste umane debolezze il Figlio dell’uomo è glorificato. La Luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta (Gv 1,5).
Di chi è la voce
che mi chiede di essere
asciutta risonanza
bucato steso al sole
umilmente in attesa
di laboriose mani.
Di chi è la voce
che mi spinge le spalle
al neutro disastro della notte […]
Di chi è la voce
che tace insieme
quando cado
e poi cado ancora
e nemmeno precipito
ma senza fare centro
resto sepolta
sotto il terriccio muto
del dentro di me.
Di chi è la ovce
che non fa cronaca
del presente
e non condanna
i guai ma conosce
il bruciore netto
delle guance.
Di chi è la voce
che attende
teneramente persa
nel bosco di parole
di chi parla
senza desiderio dell’altro.
Fate luce.
(Chandra Livia Candiani, La bambina pugile, ovvero la precisione dell’amore)
Sono d’accordo con suor Regina che, come si suole dire, mi ha tolto le parole di bocca.
Già stamattina a messa, stasera rileggendo il brano di Vangelo e il commento, sono stata colpita da queste “tre” parole: “Ed era notte”.
Pesanti come macigni, come piombo, anticipano che accadrà qualcosa di brutto.
La notte inquieta tutti, sembra sempre lunghissima e chi è nella sofferenza o nelle preoccupazioni la vive male.
Solo la speranza di un nuovo giorno migliore mitiga la paura, così come sappiamo che anche da questa “notte” scaturirà una splendida luce.
Mi unisco all’invocazione di suor Regina, “Signore mostrami la luce in fondo alle mie notti.”
Grazie suor Regina.
Mi ha sempre colpito in questo Vangelo la parola:ED ERA NOTTE….. la notte biblica dell’uscita dall’Egitto, la notte Santa della nascita del Salvatore notti di prodigi…questa invece la NOTTE del tradimento che porta in sé ancora una speranza…Felice colpa che meritò un cosi grande Salvatore…Signore entra nelle mie notti e rendile passaggi verso la LUCE…
Io non mi potrei la domanda : è più facile tradire o rinnegare? Mi domanderei invece: io Signore ti amo? Memore dell’esempio del “buon” ladrone al quale bastò una frase – nonostante avesse peccato contro di Dio nella sua vita – per essere con Gesù lo stesso giorno della Sua morte in Paradiso.
E memore anche della frase che mi disse un sacerdote: il passato è nella misericordia di Dio, il futuro nella Sua provvidenza, il presente è nel Suo Amore. Questa frase mi dà una grande speranza e un desiderio di fare la Sua volontà, anche se so che chissà quante volte una giornata sbaglierò di nuovo. Ma il giudizio è chiaro.