Difendersi dalla Sua presenza?

Commenti: (1)
Data :11 Gennaio 2022

Per molto tempo Dio è stato oggetto di umane ricerche. Oggi, potremmo dire con buona pace che questa ricerca interessa sempre meno. L’ateismo, dichiarato o meno che sia, rimanda a chi si interroga su Dio non tanto l’urgenza di fornire nuove prove, quanto la vera questione di fondo: siamo sicuri che chiamando in causa Dio le cose possano andare per il meglio? Dico spesso che chi medita il Vangelo finisce per ritrovarsi di tanto in tanto con almeno una domanda in più in tasca, quando invece s’era partiti con l’idea di trovare risposte. 

Non è un caso allora che, nel comandamento ebraico, Dio non fosse nemmeno da nominare. Non è un caso la sostituzione di questo vocabolo con la parola Signore. JHWH (il tetragramma sacro) diventò così nella Scrittura ADONAI, il Signore. A questo si aggiunga la convinzione profonda che vedere Dio significasse morire e dunque, per quel desiderio di vivere (magari facendo di testa propria senza una volontà superiore da conoscere e da obbedire), a chi dunque interessava vederLo?

Mosé, che si trovò casualmente davanti ad una manifestazione della Sua presenza fu meravigliato di vedere che quel roveto, pur bruciando, non si consumava. Nel dubbio, ogni volta che veniva chiamato al Suo cospetto sul Monte, l’uomo si velava il volto. Mosé non entrò nella terra promessa. La sua morte fu un bacio datogli da Dio stesso. Cosa preferire? La terra o quel bacio? In qualche salmo l’uomo s’è fatto più coraggioso, più audace e certo non doveva suonare come poesia quella richiesta: il tuo volto, Signore, io cerco (salmo 27,8). In fondo al cuore rimane quella domanda: cosa significa vedere il volto di Dio? 

E dunque, per vivere un po’ quieto, l’essere umano ha imparato a tenersi in una tasca un pizzico di ateismo – un sospetto sull’esistenza di Dio e sulla sua bontà – e nell’altra tasca piccole dosi di paganesimo, briciole di piccole credenze, frammenti che assomigliano piuttosto a superstizioni, devozioni, riti che scadenzano l’esistenza. E gli uomini del culto – sacerdoti o preti che dir si voglia – eccoci così spesso a battere il chiodo della centralità della Pasqua… e il popolo sempre lì attaccato a qualche festa di tradizione indubbiamente meno importante della Pasqua.

Se comprendessimo piuttosto che le religione vissuta in questo modo è un naturale meccanismo di difesa, forse comprenderemmo anche la forza stessa di quanto viene narrato nel Vangelo di oggi. Uno uomo dallo spirito impuro – che potrebbe essere ciascuno di noi – riconosce in Gesù la santità di Dio e quanto più la santità è alta, tanto più gli uomini ne sono distanti e quindi impuri. Gesù entra nella sinagoga e si mette ad insegnare.

Si dice subito – per metterci in allerta – che il suo insegnamento è differente da quello degli scribi. Alla fine di quanto accadde quel giorno in sinagoga quell’avvertimento circa il suo insegnamento si trasforma in domanda nel cuore di chi assiste al fatto. «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!»

Forse che l’uomo dunque gradisca maggiormente di conservarsi uno spirito impuro? Questo forse no, tuttavia la vicina santità di Dio lo sconvolge alquanto. Abbiamo sempre preferito mantenere distanze con la Santità di Dio e parlare di santità dell’uomo sembra ancora un discorso che fa girar la testa, altro che sia riservato a degli eletti, a pochi. E se la santità di Dio fosse proprio questa sua lontananza dai nostri pensieri? Dai nostri modi di intendere la fede e la religione? In fondo la sua santità ci ha spiazzati nel momento preciso in cui Dio s’è fatto uomo e nell’altro momento ancora più interpellante, quando cioè quell’Uomo s’è lasciato inchiodare sulla croce. 

Ciò che per l’uomo religioso è impensabile, diventa rivelazione e obbedienza di Dio. È iniziativa di Dio abbattere distanze per avvicinarsi all’uomo, ed è iniziativa di Dio obbedire ai disegni dell’uomo piuttosto che piegare l’uomo ad obbedire ad una volontà che percepiamo sempre e solo come misteriosa. Non è questione di ateismo, di credere o non credere… probabilmente l’uomo preferirà sempre mantenere una certa distanza dal Santo. Anche il peccato, dal quale fatichiamo a staccarci, diventa esattamente manifestazione di questa distanza che preferiamo… E sebbene Lui si avvicini,  non si comprende come l’uomo possa opporre resistere a questa vicinanza. 

Quel giorno in Sinagoga un uomo dallo spirito impuro griderà ad alta voce questa umana paura che proviamo per un Dio che si avvicina. Sembriamo davvero condannarci alla paura, all’impurità, alla distanza piuttosto che lasciarci vincere da questa santità di Dio che s’è avvicinata. Rimasero stupiti di quanto Gesù fece in favore di quell’uomo che preferiva mantenere le distanze da Dio accusando perfino che Gesù potesse essere la rovina di un modo preciso di intendere l’esistenza umana. Dio non sarà mai un simulacro, una statua scolpita da mani d’uomo per dissimulare le nostre presunzioni. 

Dio di tutti i viventi,
accordaci di abbandonarci in Te,
nel silenzio e nell’amore.
Abbandonarci in Te
non è certo una cosa abituale
della nostra condizione umana.
Ma Tu intervieni fino nell’intimo di noi stessi
e vuoi per noi la chiarezza di una speranza.

(dalla preghiera di Taizé)

Dal Vangelo secondo Marco (1,21-28)

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

La stabilità non giova
a coloro che Ti amano.
La stabilità ha sempre cariatidi
che la portano sulle spalle.
E noi, Signore,
siamo talmente compiaciuti
della nostra stabilità
che neppure ci accorgiamo che essa
poggia sulle spalle dei disgraziati, degli esclusi.
Che vuoi da noi, Gesù Nazareno?
Sei venuto a rovinarci?
Nessun appellativo
può essere più efficace 
per farci capire chi sei Tu.
E cosa possiamo fare noi
mentre il Signore scuote le fondamenta 
delle umane convinzioni?
Signore,
restituisci l’uomo a se stesso,
liberaci dalle ossessioni
e da tutte le idolatrie.
Siamo in viaggio attraverso schiavitù
che ci occupano dentro.
Facci dimorare nella tua Parola
che sempre inquieta l’uomo
per smuoverlo dalla sua presunta ortodossia.
La tua Parola porti vivacità all’uomo.


Rimani aggiornato per ricevere i miei nuovi articoli




Piccoli Pensieri (1)

Savina

All’inizio c’era la bellissima relazione di Adamo ed Eva con il Padre, perché erano veramente suoi figli.
Purtroppo è stata usata male la libertà che Lui aveva dato e rispettato.
Spezzato il legame, l’uomo rimane incompleto, porta dentro di sé, anche inconsapevolmente, il desiderio dello Spirito.
E Gesù ci ha riportato la figura del Padre che ha il solo desiderio di riallacciare la relazione, riannodare il legame perché siamo suoi figli amati.
Ma noi vogliamo essere o sentirci liberi (ancora usiamo male il dono della libertà), nessuno deve dirci cosa dobbiamo fare o dirigere la nostra vita
Così preferiamo soffocare il desiderio dello Spirito che pure ci portiamo dentro e ci sollecita la ricerca del Padre.
Mi chiedo spesso perché l’uomo faccia così fatica a riconoscersi figlio, e figlio di quale Padre!
A me il pensiero di essere Sua figlia dà tanta consolazione, pur con tutte le mie fragilità e debolezze, per le quali ho bisogno del suo perdono.
Forse è questione che non siamo capaci di amare, dovremmo chiedere questo: lo Spirito Santo espressione del Suo amore
Abba, Padre, donami la capacità di amare anche solo una briciola di come ami Tu, perché così posso riallacciare, diremmo oggi, la connessione…

11 Gennaio 2022

Scrivi il tuo Pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


@