E sarà giorno!
Le notti per chi veglia sono lunghe. Il tempo sembra scorrere più lento, sembra non passare. Vegliare non è cosa semplice. Si veglia accanto ad un malato. Vegliano i genitori quando aspettano di sentire la porta di casa che si apre: il figlio è tornato a casa dopo una serata con gli amici. La vigilanza è diventata pure una professione, un mestiere. E certo è l’amore che ci muove ad attendere, ma pure la paura, l’incertezza: che la persona ammalata muoia da sola, che il figlio non faccia ritorno, che dei ladri vengano di notte.
Chi ascoltava le parole di Gesù che invitava a vegliare parlando di notte e degli istanti che precedono l’alba, molto probabilmente – certamente più di noi – era semplicemente rimandato con la mente e con il cuore alla notte della liberazione, quando, consumato il pasto della cena pasquale, il popolo s’era messo in cammino con le vesti cinte ai fianchi per muoversi con più agio ed essere più rapidi nello spostamento che Dio stesso aveva ordinato e seguito da vicino, perché in gioco c’era la liberazione di un piccolo resto di schiavi che tuttavia aveva accettato di mettersi in cammino verso un luogo e un tempo non troppo certo o definito, come invece vorremmo. E poiché c’era di mezzo Dio stesso, si trattava di decidere se fidarsi di Lui, della sua promessa o se rimanere schiavi… e non solo del mitico faraone!
Gesù invita a stare pronti per un incontro decisamente sorprendente. Oltre ogni umana attesa. Si attende il padrone che improvvisamente si mostrerà servo. Si attende qualcuno che è andato a divertirsi alle nozze – e qui ne avrebbero di che lamentarsi quelli che passano sempre la vita a far fatica senza mai un minimo divertimento – che improvvisamente ribalterà la situazione: li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
È questo Dio che noi attendiamo. Per Lui vegliamo, perché non vorremmo chiudere gli occhi senza prima averne veduto e gustato la bontà. E sarà pure padrone delle nostre Vite ma non certo per togliercele ma per farcene gustare tutta la bellezza, proprio come quando si sta a tavola con gli amici.
E il sole sorge, un nuovo giorno inizia, proprio quando scopri che Dio non è una temibile minaccia, proiezione di tutte le nostre ansie e delle nostre paure. Non sapevano ancora, ascoltando quelle parole di Gesù che proprio quelle parole non erano pronunciate per far ricordare il felice passato di una notte pasquale di liberazione, ma le pronunciava un po’ perché fossero una chiamata al suo cuore, un invito a rimanere con Lui fino alla notte della sua ultima Pasqua, quando davvero si alzò da tavola e passò a lavare i piedi ai suoi discepoli.
Sto rileggendo in questi giorni alcuni scritti di don Primo Mazzolari. Non abitando lontano da Bozzolo, mi pare bello lasciare che sia lui a parlarmi di questa terra. Poi, diremo, tutto mondo è paese. Leggo e cito: «Facendosi uomo aveva preso ‘la forma del servo’. Ma nessuno se n’era accorto fino a quel momento, tanto era in alto il Maestro nella sua così comune umanità. Gli uomini avevano bisogno di vedere il servo, in una forma evidente, inequivocabile. L’amore ve l’avrebbe fissato per sempre e in un gesto che sfida le false grandezze e le false dignità create dal nostro orgoglio. I cristiani di tutti i tempi hanno trovato più facile ripetere la presenza eucaristica della presenza della carità, dimenticando che non si può capire una mensa dalla quale, almeno uno, dietro l’esempio del Maestro, non si alzi per continuare nel mondo quella carità che è il fermento celeste del pane del mistero».
La vita di ognuno è un’attesa.
Il presente non basta a nessuno.
In un primo momento, pare che ci manchi qualcosa.
Più tardi ci si accorge che ci manca Qualcuno.
E lo attendiamo.
Vieni, santo Spirito!
Dal Vangelo secondo Luca (12,35-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Egli viene dove volete, dove vi piace,
avendo preso dimora con voi:
in casa vostra, in fabbrica, in piazza.
Ovunque andiate, egli vi segue:
anzi, ci ha preceduto.
Egli occupa ogni cosa nostra,
e ogni nostra abitazione,
da quando si è fatto uomo…
per stare con noi.
don Primo Mazzolari
Sarà di sicuro per il mio doloroso vissuto di questi ultimi anni, ma “vegliare” mi fa pensare al sostare in silenzio accanto ad una bara…in compagnia di un cero acceso…
Morte e Vita, Notte e Giorno.. che diventano un tutt’uno grazie all’amore ricevuto, donato e trasformato in Speranza.