Fategli una barca…
Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani
(Eb 7,25-8,6 / Sal 39 / Mc 3,7-12 oppure i testi proposti per la settimana di preghiera: Rom 8,26-27 / Lc 11,1-4)
Ci sono alcuni passi di Vangelo che, in apparenza, sembrano soltanto dei brevi riassunti. Servono da passaggio da una situazione ad un’altra, come un cambio di scenografia e così si passa dalla casa alla sinagoga e da questa al mare aperto. Non è possibile raccontare nel dettaglio ogni singolo incontro di Gesù con persone ammalate che egli guarisce. E così si fa una sorta di sommario e i vari interventi di guarigione già compiuti e descritti risultano così la parte per dire il tutto: qualcosa s’è detto anche nel dettaglio, il resto lo si lascia immaginare al lettore attraverso una sommaria descrizione. Alcune coordinate spaziali inoltre attestano la provenienza delle folle, per dire fin dove s’era spinta la fama di Gesù, lasciando intravedere l’ampiezza del suo operato. L’orizzonte però non è ancora chiaro per nessuno dei presenti. Lui, al contrario, già comprese l’intenzione di alcuni potenti che subito iniziarono a complottare contro. Fu la conclusione dell’episodio che abbiamo meditato ieri. Il Bene, quello che apre le mani, sembra a volte provocare un male peggiore. Gelosia? Invidia?
Chi ha deciso di servire il Signore, o se preferite dirlo più laicamente, chi ha deciso fermamente di compiere solo il Bene deve anche sapere che la prova lo attende. E una parte di male vera con esso. Ed è questa la vera prova, la tentazione. Rinunciare a compiere il Bene perché il Male sembra mangiarsi quel Bene stesso? A cosa serve se poi…? Questa è per noi una vera tentazione: pensare che non serve a nulla compiere il Bene perché il Male è più forte. È così, in realtà, che noi si muore. Si legge nel libro del Siracide: «Figlio mio, se vuoi servire il Signore, preparati alla prova. Mettiti sulla strada giusta e mostrati deciso, non spaventarti nei momenti difficili. Come un’innamorata, aggrappati al Signore, non lasciarlo; finirai i tuoi giorni nella prosperità. Tutto quello che ti capiterà, accettalo, fatti forte nei momenti difficili». (Sir 2,1-4)
Non pensate dunque che questi pochi versetti siano solo un espediente redazionale, un passaggio da un ambiente ad un altro, da un gruppo di racconti di guarigione ad un gruppo di insegnamenti. In essi è nascosto molto più di quanto pensiamo. Leggete attentamente e non fatevi ingannare dalla fretta di continuare a leggere per finire il libro. Tant’è il finale lo conosciamo già: fu crocefisso, morì e fu sepolto. Ma resuscitò da morte. Questo libro che è il Vangelo non è un libro da leggere una volta. È una Parola da tenere sempre a portata di mano. Per i nostri giorni, quelli di quiete e quelli di tempesta. Quelli del Bene evidente e quelli del Bene nascosto.
Qualcuno ha fatto una barchetta con un foglio di carta. E ho trovato carina questa immagine. Sul foglio di carta che è stato utilizzato, si parla di una casa. il titolo che appena si intravede, si legge: «Attraverso chi faceva crescere la sua casa». Segue poi la descrizione di una casa…
Leggete e rileggete questi pochi versetti di oggi. Se poi volete provate a prendere un foglio di carta e una penna, e trascriveteli a mano. Anche questo è un modo per meditare. Ogni tanto lo faccio ancora. Dico “ancora” perché ancora ricordo che due anni fa proposi di trascrivere su un quaderno l’intero vangelo di Luca. Iniziammo in Quaresima. Ognuno il suo quaderno, ciascuno la sua scrittura. Come amanuensi. Scrivere un pensiero ormai m’è più semplice al computer. Tuttavia riservo ancora alla scrittura manuale la trascrizione di alcune cose udite, o alcune intuizioni che passano per la mente; più semplicemente il trascrivere alcuni versetti del Vangelo prima di meditarli per dare alla meditazione la sua giusta dimensione di scavo, lento e profondo.
Se avete deciso di trascrivere a mano questo brano di Vangelo su un foglio di carta, ora prendetelo e fatene una barchetta di carta. Sì, una barchetta. Comprenderete il mare. E i pescatori. Comprenderete quella richiesta bizzarra di Gesù. Capiremmo che si sentiva davvero minacciato non solo dai piani loschi di chi già voleva eliminarlo. Aveva pensato che la casa di Pietro a Cafarnao poteva essere il luogo sicuro e discreto, dove, senza dare troppo nell’occhio, incontrare petit à petit, poco a poco malati, infermi, paralitici… Egli non si accorse di quanta gente si fosse già radunata all’esterno. E quando si recava in sinagoga, a due passi dalla casa, gli occhi di tutti erano fissi su di lui per vedere se… guariva in giorno di sabato. Sembra che la situazione gli sfugga di mano. La sua fama è ormai in mano a quello che la gente va dicendo di quell’uomo venuto a stabilirsi da Nazareth a Cafarnao, sulle rive del mare di Galilea.
È umanissimo questo Gesù che teme di essere schiacciato dalla folla. Fa quasi tenerezza. E come fai a non mettergli a disposizione una barca per salvarlo da questa pressione? In fondo è venuto a salvarci ma per essere salvatore deve Egli pure conoscere il pericolo che incombe su chi vuoi salvare. Il silenzio che impose agli spiriti impuri, i quali tuttavia stavano affermando la verità su di Lui e non dicevano nulla di sconveniente, è proprio per farci comprendere che Egli non è Figlio di Dio per il potere di guarire quanto piuttosto per la libertà di affidarsi. E così quel giorno si affidò a quei discepoli pescatori già abilitati ad essere pescatori di uomini. E lo porteranno in salvo dalle spinte prepotenti di chi ancora cerca Gesù per il miracolo. Egli non è qui per il miracolo. Quella giusta distanza da riva, dalla pressione popolare, sarà il nuovo luogo per un nuovo insegnamento. Egli è qui per insegnarci l’arte di amare ed essere amati.
Signore Gesù,
la tua intera vita è stata preghiera,
armonia perfetta con il Padre.
Mediante il tuo Spirito, insegnaci a pregare
secondo la tua volontà di amore.
Possano i fedeli di tutto il mondo unirsi
nell’intercessione e nella lode
e venga il tuo Regno di amore.
Amen.
Dal Vangelo secondo Marco (3,7-12)
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
O Dio, veniamo a Te,
circondati da tutto ciò
che ci tiene quotidianamente in ansia
e che ci rende assetati di vita.
Rinfrescaci con la tua presenza.
Rinnova in noi le tue energie.
Purificaci da tutto ciò
che rovina in noi la tua immagine.
Tu sei colui che inizia e porta a compimento
la nostra salvezza.
Donaci , Signore, di poterti sempre invocare
e di gettare le nostre preoccupazioni su di Te,
finché, alla fine, scampati a tutti i pericoli,
giungiamo alla gioia eterna,
acquistata per noi attraverso il soffrire,
il morire e il risorgere del tuo Figlio.
Leggo questo vangelo e il commento dopo aver ricevuto la notizia della morta di un conoscente, incontrato poche volte, ma papà di un persona cara.
Lo sapevamo malato, ma la notizia della fine coglie sempre impreparati.
E l’affermazione che Gesù non è venuto solo per i miracoli è consolante, altrimenti verrebbe da pensare: fortunato chi ha vissuto ai suoi tempi, chi invece si ammala ora non ha speranze…
Invece Gesù è venuto a portarci e insegnarci il suo amore. Ed ora non ci resta che condividerlo con quelli che piangono chi è tornato al Padre.
“Tutto quello che ti capiterà, accettalo, fatti forte nei momenti difficili”
Non ho mai letto il libro del Siracide eppure Qualcuno, soprattutto nei momenti dolorosi e difficili, mi ha messo nel cuore queste Parole…
E così continuo ad amare e a ringraziare la Vita…
Confesso che ho scoperto di non essere un attenta osservatrice dei visi delle persone. L’ho scoperto in questa situazione di mascherine che nascondono il viso e si fa fatica a riconoscere chi incontriamo. L’altro giorno però ho fatto una bellissima esperienza: è entrata in negozio una giovane mamma con un neonato nella carrozzina. Ho salutato lei e subito mi sono avvicinata al piccolino e come sempre si fa gli ho sorriso e detto le solite paroline cantilenose di rito ma dentro di me pensavo a sta mascherina che copre l’espressione…la grande meraviglia è stata che lui , dopo pochi secondi ha sfoderato un grande sorriso accompagnato da occhioni splendenti e gioiosi. Mi sono detta che mi stava dando una grande lezione sul saper avere per l’altro uno sguardo attento e accogliente.
Anno dopo anno, sin dagli ultimi anni delle elementari, tengo sempre un diario. Dapprima furono abbastanza fitti e si esaurivano in poco tempo, crescendo ho poi iniziato a selezionare di più. Dopo l’incidente, occorsomi ormai 10 anni fa, ho quindi scelto di selezionare ancora di più: mi sarei sforzata di appuntare solo le cose degne di essere ricordate. Il diario ora è decisamente più duraturo, e ad ogni cambii lo scelgo con cura assoluta perché sia bello e significativo per me. Non riportano “tutto” ma quel poco necessario perché possa ritrovarci l’autentica linea della mia evoluzione, della mia crescita. Gesù si imbarca con i discepoli per non essere schiacciato dalla folla, io mi sono imbarcata in un esercizio di sintesi che mi aiuta a non sentirmi schiacciata dagli eventi. Ogni tanto serve imbarcarsi per trovare nuove vie, anche dentro di noi.