Fatti per amare

Mercoledì della III settimana di Quaresima (Dt 4,1.5-9 / Sal 147 / Mt 5,17-19)

Laudemus Deum qui nos creavit, redemit,
et sua sola misericordia salvabit,
et sua sola misericordia salvabit.

Lodiamo Dio che ci ha creati, redenti
e che con la sua sola misericordia ci salverà,
e che con la sua sola misericordia ci salverà.
(san Francesco d’Assisi)

Dal Vangelo secondo Matteo (5,17-19)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Sappiamo bene che sono i dettagli a fare la differenza. In tutto. Nelle cose, nelle persone, nelle relazioni. Ascoltare sulla porta di casa o ascoltare invitando a sedersi attorno ad un tavolo non sono la stessa cosa. C’è un ascolto che sembra mantenere distanze, marcare differenze e un ascolto che chiede e offre coinvolgimento. E così pensavano che Gesù fosse venuto ad abolire la legge solo perché – per dare pieno compimento alla misericordia e al perdono – Egli entrava in casa e mangiava con i peccatori, mentre la Legge chiedeva di non contaminarsi con essi. È dunque un attimo fraintendere i comportamenti di Gesù quando si perde di vista il fine, lo scopo della Legge e dell’uomo che deve darle compimento. 

Di certo, non mancavano (e non mancano) le leggi per reggere la vita in società, per reggere anche la religiosità umana… ma spesso dimentichiamo il fine di queste leggi e, ancor più spesso, dimentichiamo che a queste leggi qualcuno dovrà pur dare compimento. Compimento non è osservanza che esclude, che marca differenze. Una legge non è compiuta se serve solo a dire che qualcuno è in regola e gli altri sono sregolati, fuori regola. Una legge è per la pacifica convivenza, per un cammino insieme. Se osservare la Legge serve solo ai farisei per dire quanto essi siano scrupolosi, osservanti e disciplinati, escludendo però tutti coloro che non lo sono, a che serve? 

La Legge fu data per indicare anzitutto il cammino e orientare verso la meta. Osservare la Legge è dare prova che quel cammino da essa tracciato e proposto è percorribile e quella meta è raggiungibile. Non è dunque un caso che il discorso della montagna (dal quale sono presi questi versetti di oggi) ha sempre come punto di riferimento il regno dei cieli. Se poi si fissa lo sguardo sulla volontà e la  capacità di osservare la Legge, perfino la croce di Gesù – che indubbiamente e paradossalmente è umana trasgressione di uno dei primi e più grandi comandamenti (non ucciderai!) – appare come pieno compimento della legge dell’amore: Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori (Mt 5, 43-44)

Queste aggiunte o approfondimenti che Gesù stesso fa alla Legge – e che per noi non sono certo dei puntini ma assomigliano piuttosto a degli scogli enormi da superare – sono esattamente la prova che Egli non è venuto ad abolire ma ad accompagnare l’uomo stesso alla sua vera ragione d’essere: siamo fatti per amare.

Gesù, sei tenue come una corda di violino
e sei bramoso come il mare.
E ti inerpichi sui monti,
scendi nelle valli come qualsiasi tempesta di neve,
ma sei gelido
soltanto di fronte al peccato,
e altrimenti sei il calore e il colore dell’anima,
e tanto dista da te stesso il tuo volto
quanto quello di Dio dal volto del Figlio.
Così, Gesù, hai portato la primavera del sole
in tutte le profondità della terra […]

Quello che tutti gli uomini non avevano capito
è che io, il Figlio di Dio fatto uomo, il Messia,
avevo soltanto sete d’amore. […]

Perché l’uomo?
perché questo commento universale
agli attacchi dell’amore divino?
Ogni volta che nasce un uomo
Dio è attaccato dal suo amore.
Ogni volta che nasce un uomo
Dio conosce i tormenti del parto […]

(Alda Merini, Poema della croce)


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Piccoli Pensieri (3)

Arianna

Nel corso degli anni mi è capitato più volte di comprendere certi passaggi delle scritture grazie alle tue spiegazioni Don Stefano. Talvolta l’effetto è stato un po’ quello di un interruttore scovato nel buio, e in un attimo ecco la luce. Talaltra un po’ come rimuovere una coltre di polvere, e scorgere finalmente cosa ci stava sotto. Ma oggi questa spiegazione su questo specifico tema ha l’autentico sapore della rivelazione. Non solo sono riuscita a coglierne il senso nello specifico, ma mi ha regalato anche la possibilità di coglierne la prospettiva, continua e persistente, in tutta la testimonianza. Ne avevo davvero bisogno, grazie!

23 Marzo 2022
Carla

“Ama e fa’ciò che vuoi” (S. Agostino)

23 Marzo 2022
Cinzia

“In verità io vi dico:…”
In
Ogni
Tempo,
Ama!

23 Marzo 2022

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