Glagol
Santi Cirillo e Metodio (At 13,46-49 / Sal 116 / Lc 10,1-9)
La previsioni meteorologiche hanno annunciato pioggia e maltempo per i prossimi giorni. Io mi fido molto anche degli animali: i miei cani stamattina, dopo aver fiutato l’aria gelida, non sono usciti volentieri e, rientrati, si sono appallottolati volentieri e se ne stanno ancora lì, accucciati. Anche i diversi gatti che bazzicano nei dintorni di casa si sono fatti una tana di fortuna nelle foglie ai bordi della strada. Esco di casa per andare a celebrare e già piovono gocce d’acqua… gelate. Pare nevischio. La campagna ha sete. Sperando che le temperature non scendano nuovamente sotto lo zero, la prima pioggia di quest’anno potrebbe davvero essere una benedizione.
Il freddo di oggi fa da cornice alla festa dei santi Cirillo e Metodio, gli evangelizzatori delle popolazioni slave. Provenienti da Salonicco (la più celebre Tessalonica delle lettere di san Paolo) devono aver preso alla lettera il Vangelo spingendosi fuori dalla loro terra di origine per annunciarlo, traducendo inizialmente alcuni passi del Vangelo di Giovanni in un’antica lingua il glogolitico (glagol significherebbe verbo) da cui nascerà il più celebre cirillico. In otto mesi l’intera Scrittura venne tradotta in questa lingua e il Vangelo durante la liturgia veniva proclamato proprio in questa lingua che il popolo poteva comprendere. La diatriba – latino o glagolitico? – si risolse in un mediazione che prevedeva la lettura degli stessi brani nelle due lingue, così da preservare l’antica lingua favorendo tuttavia la comprensione dei racconti scritturistici. Apparentemente niente di nuovo sotto il sole, diremmo noi dopo duemila anni di cristianesimo. Bisogna tuttavia pensare a quale novità poteva costituire annunciare un messaggio che necessitava di traduzioni. Già questo era prova del fatto che il Vangelo aveva ormai intrapreso la sua corsa e che aveva valicato i confini del mondo e del tempo in cui la Parola, il Verbo si fece carne.
Anche il brano di Vangelo proposto oggi alla nostra riflessione lascia intendere la necessità e l’urgenza di mandare rinforzi per la raccolta di quella Parola che il seminatore uscì a seminare (Mt 13,3). Cirillo e Metodio sembrano suggerirci che perfino una traduzione linguistica può essere segno di vicinanza del Regno di Dio. Si parte, dice il Vangelo, come agnelli in mezzo ai lupi e la preghiera non serve ad assicurare il buon esito della missione. Gesù istruisce anche circa l’eventuale rifiuto del Vangelo. La preghiera serve ai discepoli per ascoltare ancor più chiaramente la parola stessa di Gesù che li aveva inviati. La preghiera – lo s’è già detto altrove – ha le sue profonde radici nella nostra precarietà, nella nostra fragilità. Non poteva dunque chiederci di pregare e poi di prendere tutti i mezzi necessari con il conseguente rischio di sentirci superiori agli altri o, addirittura, di non essere più destinatari della Parola stessa anche quando la si sta annunciando. Preghiamo dunque in padrone della messe che non abbiamo a dimenticarci d’essere mandati come agnelli. Non cacciatori di lupi, né lupi tra altri lupi.
Diventare mansueti come agnelli è lo scopo della missione.
Dal Vangelo secondo Luca (10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Mio Signore,
Tu sei Parola
silenzio
musica
amore.
E Tu mi chiami
ad essere
nell’universo immenso
un fremito di vita
un soffio
una scintilla
di Te,
o Dio.
Grande stupore!
(Anna Maria Canopi)
Di recente mi sono imbattuta in un canto mai sentito prima “Vieni samaritana”…auguro ad altri di poterlo ascoltare, provando lo stesso stupore ed emozione. C’è una frase che mi ha colpita “…non sei più tu che cerchi me ma sono Io che ho scelto te…” e forse è proprio così da una misteriosa ricerca si giunge ad una meravigliosa scoperta: siamo santificati in Cristo che da sempre ci ha scelti e che non smette mai di amarci e di dimostrarcelo. Ci vuole però corresponsione, perché a volte abbiamo occhi e non vediamo, orecchi e non ascoltiamo, cuore e non amiamo.
Che il Signore ci aiuti a rimuovere tutto ciò che ci impedisce di andare da Lui, in verità e libertà di cuore… forse ci ritroveremo a vivere pregando e a pregare vivendo e la preghiera ci permetterà di restare agnelli, anche tra lupi, perché sarà la nostra sola forza.
Chi mai potrà impedire ad un altro di pregare?…
Stamane mi è capitato di leggere una pubblicazione di Medici Senza Frontiere, riportava le voci di cittadini delle aree di confine tra Bielorussia e Polonia. Di gente comune, come te e me, che chiedeva consiglio a loro, cui è vietato l’accesso in quelle aree, per capire come aiutare la gente che si nasconde nella foresta. Per capire come fare perché non muoiano di stenti appena fuori dalle loro case. Perché vogliono aiutare le persone in difficoltà, senza distinzione per la loro provenienza. L’articolo che riportava queste testimonianze era intitolato “Che cos’è l’amore”. Ecco, io credo che Gesù, chiedendo di pregare il signore della messe, avesse in mente degli operai di questo tipo. Sono felice che vengano riportate, qua e là, notizie di questo tipo. Credo davvero sia fondamentale, oggi più che mai, ricordarci che siamo tutti fratelli di una medesima specie: quella umana.
Cirillo e Metodio, missionari con la parola e la testimonianza, ci aiutino a vivere la nostra missione non per proselitismo ma per attrazione. Annunciamo solo nel nome di Gesù, la sua Parola che è Parola di PACE: ne abbiamo molto bisogno.