Granelli e briciole. Grande fede.
Di quel pane che condivise miracolosamente ne avanzarono dodici ceste piene, tante quant’erano le tribù di Israele. Quell’avanzo sembra destinato esclusivamente ad uso interno. C’erano distanze incolmabili tra il popolo di Israele (e certo per ogni popolo!) e tutti i popoli circostanti: quel filo di presunzione e di superiorità di sapersi popolo eletto e quell’orgoglio di praticare scrupolosamente i comandamenti facevano di tutti i popoli circostanti un branco di cani, ovviamente temibili. Mettere in guardia da pericoli circostanti è sempre un’ottima strategia per non entrare affatto in contatto con gli estranei.
Ai suoi discepoli stava insegnando ad attraversare mari in tempesta, a superare confini, compresi quegli invalicabili precetti di osservanza che parevano dare solidità al culto ma che in realtà venivano praticati per scrupolo e per tradizione senza nemmeno saper motivare certi comportamenti. A tal proposito ci fu una delle dispute più accese tra Gesù e i farisei per questioni di lavaggi rituali e per tradizioni che – disse chiaramente – annullano la parola di Dio (Mt 15, 6). A queste parole di Gesù, dovremmo anche noi avere il coraggio di riprendere in mano quelle che anche a noi piace chiamare tradizioni e vagliarle al fuoco per vedere se piuttosto non smentiscono la parola stessa del Vangelo.
Anche dopo questo scontro con i farisei dovette allontanarsi. A volte si ritirava in disparte per la preghiera, il tempo di calibrarsi nuovamente a misura di suo Padre, giusto il tempo di richiamare alla propria memoria e al proprio cuore chi Egli fosse. Altre volte quell’allontanamento era un gesto fisico e concreto per dissociarsi da quell’umana abilità di rimaneggiare i comandamenti e le tradizioni per sottolineare distanza dagli altri, spacciando questa impossibilità a farsi prossimi per una maggior vicinanza a Dio.
Si allontanò dunque nella zona di Tiro e Sidone. Zona di confine. Territori sorvegliati, dove il pericolo di entrare in contatto con gli stranieri è molto più alto. E infatti… succede proprio che una donna straniera gli si avvicina e con le sue alte grida invade il campo. Il volume alto della sua richiesta – per altro molto precisa e ben espressa – sembra innescare un fenomeno di risonanza da far cadere quel muro di separazione.
Di Gesù si dirà che egli è venuto per abbattere il muro di separazione. Non è passato molto tempo da quando, durante l’eucarestia domenicale, ascoltavamo le parole dalla lettera agli Efesini: Egli infatti è la nostra pace,
colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne,
la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo […] Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.
Stabilitosi sulle rive del mare di Galilea, chissà quante volte si sarà fermato a contemplare quelle piccole onde che lambiscono la costa. Non c’erano per Lui muri di divisione ma spiagge aride da bagnare con onde di misericordia. Non ci sono rive che non si perdano in questo mare. Signore anche dei mari in tempesta, Egli desiderava portare la calma nelle vite più tormentate, impaurite o indifese. Che fossero suoi discepoli oppure no. Questo lo sapeva bene. Questa era la sua missione, anche quando ordini di far sedere la folla affamata e stanca prima che qualcuno intonasse un lamento che sarebbe presto diventato il pianto di tutti.
I primi ad essere infastiditi dalle urla della donna furono proprio i discepoli. A quelle grida disperate, Egli pareva ancora sordo. Ora, insieme alla donna, ci sono anche i discepoli ad implorare il Maestro. Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Gesù sembra dare voce a quelle assurde osservanze religiose contro le quali s’era appena scagliato, come se esistesse il dolore di madri appartenenti al popolo di Israele e il dolore di altre madri la cui intensità sembra implicitamente meno importante. Questa resistenza ad esaudire la donna cannacea sembra una lezione esemplare di Gesù a dimostrazione di quanta durezza c’è nel cuore di chi non vorrebbe aiutare gli stranieri. Quello specchio della misericordia del Padre che Egli è, diventa specchio della durezza del cuore di Israele. Videro la sua apparente resistenza a fare il bene e non se lo spiegavano affatto di come potesse improvvisamente essere diventato sordo a quel dolore materno, Lui che era tutto compassione. Si comportò per un istante come fosse lui stesso un pecora sorda (e quindi perduta) della casa di Israele per mostrare fino a che punto si può arrivare per osservanza sorda e cieca di precetti.
In questa distanza esacerbata, basterà continuare a leggere il brano di Vangelo e sostare anche noi a contemplare il mistero della sabbia e dell’onda, in quel donarsi vicendevolmente amore… e ogni granello di sabbia è un figlio di Abramo. E non c’è briciola di quel pane donato alle folle che non possa sfamare quel bisogno di amore che c’è in ogni persona. Improvvisamente quelle briciole di pane di cui parla la donna straniera, diventano il segno della sua grande fede. Solo ieri meditavamo sulla piccola fede di Pietro e dei discepoli. Oggi sta davanti a noi la grande fede di questa donna straniera…
O Dio, la terra non può contenerti
né il cielo racchiuderti.
Vorrei renderti libera la via
verso il mio cuore,
affinché cielo e terra
si uniscano qui,
dove sono,
come si sono riuniti in Cristo.
Dal Vangelo secondo Matteo (15,21-28)
In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Svegliarsi presto.
Siamo nell’universo,
non semplicemente nel luogo dove stiamo.
Ringraziare a oltranza, ringraziare
tutti, ringraziare sempre.
Più che andare in vacanza,
diventare noi stessi un posto di vacanza.
Costruire nella nostra testa
un impianto in cui gli errori
diventano la ricetta per i nostri miracoli.
Allungare gli attimi con dolcezza.
Pensare a una persona e accarezzarla,
fare questo gesto molte volte al giorno.
Ammirare quello che siamo diventati.
Capire che gli altri esistono
anche per non capirci,
saremmo senz’aria se tutti ci capissero.
Capire che lamentarsi non serve a niente.
Capire che ogni dono
è un progresso scientifico,
ci avvicina al bene immenso
e misterioso che fa esistere
una sedia e una stella.
(Franco Arminio, Consigli per l’estate)
Ammirazione. Ecco cosa provo per questa donna ed incuriosita da questa parola ne cerco origine e significato etimologico: dal latino ad-mirari, “guardare con meraviglia”. Signore, insegnaci a guardare ogni giorno con rinnovata meraviglia chi ci parla e conduce a Te, magari anche senza rendersene conto. Accresci in noi la fede ed insegnaci a mendicare le briciole, come fanno i cagnolini, affinché non si estingua mai la fame di Te, Signore della nostra vita.