I nostri e i Suoi eccessi
(Rm 14,7-12 / Sal 26 / Lc 15,1-10)
E continueremo a chiamarlo Agnello di Dio, secondo le precise indicazioni di Giovanni Battista. Continueremo a chiamarlo Agnello di Dio durante le nostre liturgie sottolineando, a più riprese, che toglie i peccati del mondo. Sono formule che si ripetono eppure passano come inaudite. Agnello di Dio: senza forse aver compreso che cos’è accaduto al Pastore per quell’essersi fatto simile alla più fragile e indifesa delle pecore del suo gregge. Agnello di Dio perché emblema dell’umiltà, perché è proprio dell’Amore di farsi del tutto simile all’amato, secondo una felice espressione di san Giovanni della Croce.
Noi dell’Amore sappiamo gran poco. Mendichiamo attenzioni (umane e divine) e poi passiamo molto del nostro tempo in continue mormorazioni. Gli uomini, nel loro eccesso, mormorano. Si mormora proprio perché non si hanno le idee chiare sull’Amore. E Dio, anch’egli preso da eccesso, non può che amare e questo eccesso d’amore in tutta la Scrittura va sotto il nome di misericordia. Mormorano gli scribi e i farisei perché non hanno ancora compreso quale siano le ragioni per le quali è possibile mettersi a condividere una tavola con dei peccatori. Non ci sono ragioni se non quell’eccesso d’amore che appartiene a Dio e che Egli è venuto a condividere con noi proprio attorno alla tavola.
Non ci vuole molto ad amare coloro che già ci amano, dirà Gesù. Detto così l’amore sembra sempre un tornaconto mentre l’Amore inizia ad amare chi s’è perduto, chi s’è allontanato. Scribi e farisei non si accorsero di questa Sua precisa vicinanza: non si potrebbe nemmeno mormorare contro Dio se questi fosse rimasto distante, se non si fosse avvicinato.
Ci si perde in mormorazioni e non ci si accorge d’essersi perduti, d’essersi allontanati dall’Amore stesso. E Lui, non un rimprovero, non un rimbrotto. Solo tre semplici parabole (oggi ascolteremo le prime due) per raccontare di una festa già iniziata, festa a motivo di ritrovamenti unici. Tre semplici parabole per raccontare ciò che potrebbe accadere perfino a scribi e farisei: anche per loro si farebbe festa se lasciassero quel posto che li fa così certi di conoscere Dio, di averlo trovato e dunque di possederlo. Il Vangelo annuncia l’esatto contrario: nel suo eccesso d’Amore Dio è venuto a cercare e salvare chi è perduto.
Spirito di Dio,
dissipa le nostre illusioni
e mostraci la realtà.
Facci riconoscere il linguaggio autentico di Dio
nel fondo dell’anima nostra
e aiutaci a distinguerlo da ogni altra voce.
Ma soprattutto eleva il nostro sguardo,
là dove Egli si rende presente,
ovunque la sua azione ci raggiunge e ci tocca.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Dal Vangelo secondo Luca (15,1-10)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Per credere, tutti credono,
ma in che cosa credono?
Il problema non è Dio.
Il problema non sei Tu, Signore,
ma in quale Dio credere:
«non avere altro Dio»
è forse il comandamento più violato.
…dopo che il Pastore lasciò le novantanove pecore per andare a cercare quella perduta, due delle pecore, una di nome Bianca e l’altra Viola dissero:
Bianca: “Il pastore è andato a cercare la pecora smarrita, seguiamolo!”.
Viola:”È pericoloso. Io ho paura. Preferisco aspettare che torni.
Bianca:”sei sicura che torni?…”
Grazie Gesù perché tu non ti stanchi mai di cercarmi dona anche a me Gesù di cercare te come il
Bene più prezioso perché oggettivo che spesso ti perdo
Donami un cuore attento e in ascolto