Il campo e la casa
san Luca, evangelista
(2Tm 4,10-17 / Sal 144 / Lc 10,1-9)
Parlava di campi, di messi e di raccolti abbondanti… e poi tutto finiva sempre in una casa, possibilmente attorno ad un tavolo. Un banchetto. È il senso ultimo della terra e del lavoro. Si coltiva per avere di che vivere, ma cos’è vivere se non ci fosse condivisione? Grandi spazi aperti… e case, aperte anche quelle. Invitò a pregare perché non mancassero gli operai nella messe e nemmeno avevano iniziato a farlo che già ne aveva scelti e inviati di nuovi. Oltre ai Dodici, quelli più noti, ne scelse altri settantadue. Sei volte dodici.
Il senso del Vangelo di Luca è già racchiuso in queste pennellate dai colori dell’accoglienza: la terra ha accolto il seme e ha dato il suo frutto. I discepoli sono partiti forti di questo invio e torneranno pieni di gioia, sebbene non avesse tenuto loro nascosta la possibilità di eventuale rifiuto.
Un solo messaggio da portare che è poi il cuore di tutto l’annuncio evangelico: «È vicino a voi il regno di Dio». Non c’è molto da dire. Piuttosto c’è parecchio da vivere quando ci si accorge di questa vicinanza e i primi destinatari di questo annuncio sono proprio gli ammalati, coloro che più di tutti sarebbero tentati di pensare solo alla propria fine o alla propria sventura. Anche in quella condizione sfavorevole c’è un Vangelo da ascoltare. Luca, medico di professione, ci mette del suo. E proprio dalle sue pagine ascolteremo il detto di Gesù: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano» (Lc 5, 31-32)
È il Vangelo di Luca, l’evangelista che oggi ricordiamo, a comporre il quadro di una nuovo modo di vivere nel mondo. Qualche esperto parlerebbe di una nuova ecclesiologia: case o comunità più aperte, più accoglienti, più ospitali non impegnate a recintare il campo ma intente a condividere quanto abbondantemente un Altro ha seminato. A significare questo intenso raccolto, non gli bastarono le pagine del suo Vangelo. Luca dovette prendere carta e penna per scrivere un secondo volume che parlasse proprio di questa ecclesiologia che andava formandosi attorno alle parole e agli insegnamenti di Gesù.
L’evangelista Luca è tradizionalmente il patrono dei pittori e degli scultori, dei medici e dei chirurghi. Non sarebbe male, proprio in questo giorno, pregare per queste persone: gli artisti che prestano il loro servizio alla Bellezza perché non resti impressa nei occhi la traccia del male o del dolore. Gli artisti continuino questa missione lenitiva da tutte le brutture e custodiscano nel cuore dell’uomo il gusto del bello. E pure preghiamo per i medici e i chirurghi, operai di questa stessa messe, che hanno a che fare con quel tempio particolare che è il corpo dell’uomo.
Ascoltiamo alcune parole di Gino Strada: «Sono semplicemente un chirurgo che, nello svolgimento del proprio lavoro, si è trovato ad affrontare situazioni molto difficili, capitando in luoghi dove c’era disperato bisogno di un medico. Era evidente che c’era la possibilità di dare una mano, se ne avessi avuta voglia. Così è iniziato tutto, senza nessuna liturgia, voglia di donarsi agli altri o spirito di sacrificio. Mi sono impegnato a svolgere al meglio il mio lavoro nei luoghi dove serviva di più».
O Padre,
che silente e amoroso
accompagni la vita prima del suo nascere
e, col tuo immenso amore – in origine –
ne covavi ogni filo di luce,
manda ancora il vento del tuo Spirito
perché ogni cosa e ogni cuore
siano ricreati nella soavità
della tua dolcissima presenza.
Amen.
Dal Vangelo secondo Luca (10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
O Gesù,
inondami del tuo Spirito e della tua vita.
Penetra in me e impossessati del mio essere,
così pienamente, che la mia vita
sia soltanto un’irradiazione della tua.
Aiutami a spargere
il profumo di te, ovunque vada.
Che io cerchi e veda non più me,
ma soltanto te.
Fa’ che io ti lodi, nel modo
che a te più piace,
effondendo la tua luce
su quanti mi circondano.
Che io predichi te senza parlare,
non con la parola, ma col mio esempio,
con la forza che trascina,
con l’amore che il mio cuore
nutre per Te.
Amen.
(John Henry Newman)
Bello il pensiero di Gino Strada. Credo non fosse un credente, ma ha scoperto e vissuto una grande verità: i talenti, le passioni che Dio ci ha donato, sono fatte per essere condivise con gli altri.
Lui chirurgo, altri artisti, altri semplici operai o artigiani, altri ancora portatori della Parola… l’importante è fare ciò che ci fa stare bene, e questo stare bene ci porta verso gli altri in maniera naturale.
Ben diverso dalla spinta a sfruttare una capacità per successo, denaro e carriera.
La bellezza salverà il mondo.