Il Creato, la Parola e l’Uomo
(Am 9,11-15 / Sal 84 / Mt 9,14-17)
Ho una riserva di immagini da cui pescare, quelle scattate e condivise da questi compagni di viaggio. Tantissime. Bellissime. A Mâcon il sole sorge sul fiume Saône. Abbiamo occhi, mente e cuore pieni di paesaggi contemplati in questi giorni. Sarà che ci siamo concessi il tempo di ammirare, di osservare e contemplare? Certamente sarà tutto questo ma anche altro… Il lavoro dell’uomo che, giorno dopo giorno, fa bella la terra. Distese immense, al limite dell’orizzonte di frumento, mais, colza, girasoli. E foreste, boschi, fiumi e laghi. Monti e colline… Tutto è qui offerto per la nostra gioia.
[…] Ecco, verranno giorni
– oracolo del Signore –
in cui chi ara s’incontrerà con chi miete
e chi pigia l’uva con chi getta il seme;
i monti stilleranno il vino nuovo
e le colline si scioglieranno.
Muterò le sorti del mio popolo Israele,
ricostruiranno le città devastate
e vi abiteranno,
pianteranno vigne e ne berranno il vino,
coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto.
Li pianterò nella loro terra
e non saranno mai divelti da quel suolo
che io ho dato loro». (Am 9,13-15)
E questa mattina le parole del profeta Amos risuonano come fossero didascalie a commento di questi paesaggi, di queste immagini. E questi paesaggi sono dunque lì ad incarnare questa Parola che non è dunque muta, che seppure a volte pare morta nel cuore dell’uomo è solo perché poi porti più frutto nella terra di cui siamo fatti. Il creato, la Parola e l’Uomo… insieme dicono che niente e nessuno ci potrà rapire la gioia di avere Dio-con-noi.
Dal Vangelo secondo Matteo (9,14-17)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Il nostro Dio è sconcertante:
è intimo ed è trascendente,
è dolce e violento,
è eterno e nasce sempre.
Ci crea per la felicità ma conosciamo il dolore.
Benedice ciò che tanti temono
ama quello che tanti disprezzano,
chiede ciò che sembra impossibile.
È venuto a portare la spada ed è pacifico.
È Dio e uomo.
Maledice le ingiustizie e sopporta gli ingiusti.
È Padre Onnipotente
e il dolore continua a torturare la terra.
Esige che amiamo tutto quanto è umano
e ci vuole proiettati nell’Aldilà.
Chiede la santità per tutti
e sceglie a capo della sua Chiesa
l’apostolo che lo rinnegò.
Predilige i deboli e i poveri
e sono quelli che continuano a soffrire di più.
È sempre presente
e nessuno può vedere il suo volto.
È tutta la nostra vita e non ha nome.
Quanto più ti avvicini a Lui,
quanto più lo ami,
meno lo capisci razionalmente.
Momumento ad Antoine de Saint-Exupery, nato a Lione il 29 giugno 1900
Etre homme est précisément
être responsable,
c’est sentir en posant sa pierre
que l’on contribue a bâtir le monde.
Essere uomo è precisamente
essere responsabile,
è sentire che posando la propria pietra
si contribuisce a costruire il mondo.
(Antoine de Saint-Exupery)
Questa poesia di chiusura si abbraccia davvero bene al Vangelo di oggi. È come se gli regalasse un tassello di compiutezza extra, rendendo più incisivo il messaggio. Grazie di cuore!
Il Creato, la Parola e l’Uomo…
durante questi giorni più che mai le sue parole, don Stefano, sono carezze di Gesù, tenere e forti!
Carissimi, grazie per il prezioso “diario di bordo”.
Sto viaggiando, gioiendo e pregando con tutti voi.
La Bellezza di cui vi state nutrendo alimenta anche le mie giornate a casa e al lavoro…
È proprio il caso di dire: “Fratelli sulle strade della Vita…”.
Buon rientro per stasera e ancora grazie!!!