Il cuore: prodigiosa sconfitta!
(1Sam 24,3-21 / Sal 56 / Mc 3,13-19)
La lingua francese la tengo parlata con alcuni amici ma ancor più ascoltata in alcune trasmissioni radiofoniche. Questione di non perderne la ricchezza, i vocaboli stessi, la pronuncia, i suoni e gli accenti e – certamente – conoscere culture e pensieri di persone e di paesi vicini. Quando il linguaggio e il vocabolario, perfino quello della lingua madre, si impoveriscono, può succedere che ne consegua anche un impoverimento culturale, spirituale e pure sociale. Le ore di letteratura a scuola, come continuare a leggere libri ad ogni età, servono proprio ad evitare questo impoverimento.
Così ascoltavo proprio oggi [ieri per voi che leggete] un’intervista ad uno scrittore e poeta francese di cui ho già parlato altre volte: Christian Bobin. È risaputo che sia uno dei miei scrittori preferiti. Ho ascoltato la medesima intervista più volte durante la giornata, un approfondimento progressivo perché così è la parola di questo scrittore… o semplicemente la Parola.
La serata trascorre in casa con amici venuti a trovarmi. Sono appena partiti e ormai manca poco alla mezzanotte. In attesa di saperli giunti a destinazione nella loro casa, resto sveglio a preparare questa pagina quotidiana nella quale avevo già deciso di tradurre e trascrivere alcuni passaggi di questa intervista. Ecco…
«Il cuore, quando esiste, si vede da lontano. Un mondo si agita nel nostro petto. La Scrittura deve venire a cercarci là dove siamo, farci uscire dalle tombe delle nostre vite, far tornare a scorrere nelle nostre vene il sangue dell’amore. Il cuore: questa prodigiosa sconfitta!
Quando amate veramente – una persona, qualcosa o perfino un lavoro – quando si ama veramente, si è votati ad una specie di sconfitta miracolosa perché non sarà mai esattamente come volevate. Non lo sarà mai e, in più, la Vita è così spesso dura: ad un certo punto vi oppone delle cose, vi contraria e ha ragione di farlo e se anche non avesse ragione, lo fa comunque.
Con la volontà si conquistano certe cose, si conquista un posto al mondo. Il cuore non va in questa direzione, il cuore non cerca guadagni o conquiste. Perché un vincitore si accompagna sempre a dei perdenti ma nell’Amore non ci sono né vincitore né vinti. Il Cristo – com’è incredibile questa cosa! – …c’è un Uomo che attraversa la vita in un breve tempo, i suoi famigliari non lo riconoscono quasi più, si fa rimproverare da sua madre che gli chiede per quale motivo se ne va in giro con degli svaniti e per quale ragione parla come fosse in diretta col Cielo; ha una vita detta pubblica di circa tre anni e che ci dice – cosa ci dice grosso modo? – ci dice solo che bisognerebbe amarsi gli uni gli altri, che bisognerebbe avere per l’altro lo stesso interesse che si ha per se stessi. È tutto! Tutto e solo questo!
Come ricompensa, lo si è inchiodato come un pipistrello ad un legno. Ecco, fine del primo episodio! Ebbene questa è la più bella storia d’Amore che esista, perché non c’è alcun trionfo. L’Amore non è mai, mai, mai vincitore. È perdendo che tutto guadagna. Niente è più bello della dedizione, niente è più bello del sacrificio, niente è più bello che fare qualcosa senza alcun interesse personale, senza ricercare un tornaconto, senza pensare a se stessi, senza più esistere…. ma tutto questo si accompagna – agli occhi del mondo che vuole sempre delle cause, delle conseguenze e che cerca sempre lo splendore – tutto questo si accompagna alle tenebre e sempre ad una grande perdita. Ecco perché dicevo che il cuore è una sconfitta prodigiosa. La parola prodigiosa viene a salvare la parola sconfitta e la porta in Cielo.
La Bibbia è scritta attorno a noi, tutti i giorni. Ogni giorno attraversiamo l’Antico e il Nuovo Testamento, negli incontri, nelle difficoltà, nei conflitti, nella disperazione. Ogni giorno possiede la sua unità profonda, drammatica e meravigliosa. Il cuore di un uomo solo è una piazza pubblica.
(trascritto e tradotto dalla trasmissione «Visage»
RCF-Radio Chrétienne Francophone – podcast 8 marzo 2021)
Bei Gott bin ich geborgen
Still wie ein Kind
Bei ihm ist Trost und Heil
Ja, hin zu Gott verzehrt sich meine Seele
Kehrt in Frieden ein.
Con Dio sono al sicuro.
Tranquillo come un bimbo.
Con Lui c’è consolazione e salvezza.
Sì, per Dio la mia anima si consuma.
Entra nella pace.
Dal Vangelo secondo Marco (3,13-19)
In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.
In una notte solitaria,
dentro il mio giaciglio,
io solo pensavo a tante cose
della mia vita passata.
In un momento ho sentito
che Tu parlavi al mio cuore:
«O pazzo, o ipnotizzato,
o smemorato, lasciasti
tutte le tue porte aperte.
Con tutte le luci ed ombre
di questo mondo spensierato,
con tutti gli errori
e con tutta la polvere,
con tutti i dolori e le pene,
con tutto il male ed il bene,
con tutti i canti ed i profumi,
senza ostacoli, l’universo
è entrato dentro la tua dimora.
Assieme a tutte queste cose,
attraverso le tue porte aperte,
anch’io di nascosto sono sceso
innumerevoli volte.
Se avessi chiusa la porta
per litaniare il mio nome,
per quale via sarei io entrato
dentro il tuo animo?».
(Robindranat Tagore)
“Il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce” credo sia di Pascal.
La ragione ci porta a puntare in alto, a migliorarci sempre, a scegliere gli amici migliori, inteso come i più adatti a noi, i più rispondenti alle nostre aspettative. Ma il cuore ci fa fare a volte scelte diverse… irrazionali.
Certo Gesù non ha scelto i migliori per i suoi dodici apostoli. Non ci sono potenti o sapienti, ma dodici persone semplici, che non hanno capito subito chi stavano seguendo.
Chi gli ha chiesto il posto migliore, chi lo ha tradito, chi ha provato a fermare il suo cammino verso Gerusalemme.
Eppure continuo a pensare che li ha scelti ed amati proprio perché non erano perfetti. Proprio come ciascuno di noi.
“Cuore”
Quando parliamo di cuore, lo facciamo sede dell’amore in tutti i suoi aspetti.
Solo che noi non sappiamo cosa vuol dire amare, anche quando diciamo “ti amo”, “ti voglio bene” in realtà spesso intendiamo “voglio, mi aspetto che tu mi vuoi bene”.
Perché amare vuol dire saper accettare e rispettare le altre persone per come sono compreso il fatto di lasciarle libere, cosa molto faticosa e dolorosa.
Per questo sono d’accordo con Bobin, quando dice che amare è una sconfitta miracolosa, perché si rinuncia a se stessi per votarsi agli altri.
E da questo scaturiscono i buoni frutti.
Magari sapessimo amare così, almeno un po’, le cose del mondo andrebbero meglio.
E riguardo la lingua francese permettetemi un ricordo.
Prima media, libro di francese.
Su una pagina erano riportati i seguenti versi:
Il est midi.
Je vois l’eglis ouvert.
Il faut entrer.
Mere de Jesus-Christ,
je ne viens pas prier.
Je n’ai rien a offrir
et rien a demander.
Je vien seulement, Mere,
pour vous regarder…”
Ero piccola ma questo pezzetto di poesia mi aveva incantato e non l’ho più dimenticato.
Tempo fa, tornandomi alla memoria, ho cercato il testo e l’autore.
La poesia è di Paul Claudel e continua parlando di un cuore che canta, stracolmo di gioia.
Per chi volesse cercare trova anche la traduzione e, oltre che poesia, è una bellissima preghiera.
Sempre grazie don Stefano, ogni giorno ci apri un uscio di serenità.