Il nocciolo della questione
Lunedì – II settimana di Avvento
(Is 35,1-10 / Sal 84 / Lc 5,17-26)
L’immagine appare fuorviante. Non è stagione di questi frutti. I gusti poi non sono uguali per tutti. Ma veniamo al nocciolo della questione: quel pescatore di uomini che è venuto a salvare ciò che era perduto. La vita prende così un altro sapore! Un’altra postura.
L’ascolto venne improvvisamente distolto da un rumore che veniva dall’alto. Frammenti di calcinacci, fili di paglia che iniziarono a cadere dal tetto e il rumore concitato di chi ha urgenza di compiere ciò che solo la fede poteva suggerire di fare. Tutti videro un tetto scoperchiarsi e subito, da quel varco, una barella calata dall’alto. Davanti agli occhi di tutti i presenti ora appare un uomo in tutta la sua debolezza. È un uomo paralitico che però sembra mandato da Dio.
Ora al centro di quella casa come al cuore delle discussioni, c’è un bel problema! Un problema mai risolto se non applicando un sillogismo proveniente da un modo di pensare (o perfino di credere) che rischia di essere paralizzante a sua volta. Se Dio è buono, da dove il Male? E la malattia è solo una manifestazione esteriore di un problema più profondo e radicale. Il sillogismo invece è quello che fa dedurre che a tal malattia ci possa essere legato chissà quale peccato. Il sillogismo malattia-peccato appare anch’essa molto fuorviante.
Gesù che vide i cieli aprirsi ora vede un tetto scoperchiarsi. Dall’alto non venne solo la voce che gli disse: “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto” (Lc 3,22). Ora dall’alto viene quest’uomo e per Gesù quell’uomo calato al cuore del suo insegnamento diventa occasione per dare corpo al suo insegnamento. È ora di mettere in praticare la fede. È ora di materializzare ciò che si crede di Dio. Una fede che s’era già fatta operosa in quei quattro portatori e che solo Gesù vide. Alcuni Padri della Chiesa videro – simbolicamente si intende – in quei quattro portatori la figura degli stessi evangelisti, come a dire che a Cristo ci puoi arrivare con l’aiuto delle Scritture e solo queste ti permettono di accedere a Lui anche quando la folla ti impedisce di incontrarlo. Come fu per Zaccheo, costretto a salire in alto su un albero perché la folla gli impediva di scorgere Colui che egli desiderava incontrare. E Gesù, che invitava ad osservare gli uccelli del cielo e i gigli del campo era ormai abile osservatore sia della vita degli uomini che dei segni dal cielo. Come se fu il Padre stesso ad autorizzarlo a quel segno miracoloso.
Qualcosa tuttavia non va come ci si potrebbe aspettare. Scribi e farisei avrebbero avviato un dibattito teorico per parlare dell’uomo malato e peccatore. Gesù invece spiega Dio, dispiegando in poche parole tutta la potenza del Signore e indirizzando al diretto interessato la Parola più decisiva in assoluto. Proclamò una parola mai udita prima: “Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati“. Una Parola che parve bestemmia. Alla fine il gesto di ridonare salute al malato fu solo la prova del nove come se Gesù dicesse ai presenti: “Già che in cuor vostro pensate che quest’uomo sia ridotto così per chissà quale misfatto compiuto, io rimetto in piedi quest’uomo a prova che il peccato non ha più potere su di lui”.
L’uomo perdonato, tornò a casa glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose». Evidentemente il vero peccato sta pure nel non voler prodigarsi a permettere l’incontro con Gesù, anzi fungendo piuttosto da ostacolo. E quell’incapacità di dare lode a Dio che avvolgeva il paralitico ma anche tutti i presenti è, più della malattia, espressione di quanto rischiamo ancora la connivenza con il Male. Attorno ad un cuore indurito non si da frutto alcuno. Se ci dedicassimo maggiormente alla lode di Dio, consacrando il nostro tempo a rendergli grazie per quanto ha fatto in favore dell’uomo, raccontando le sue meraviglie e i prodigi compiuti, la nostra vita avrebbe un altro centro attorno al quale costruirsi, come un nocciolo di fede attorno al quale la polpa è già frutto buono.
Dio di ogni amore,
perché aspettiamo, per venire a Te,
che il nostro cuore sia cambiato?
Nelle nostre stesse ferite
fa’ crescere la comunione con Te.
Benedici noi, Signore Gesù,
tu che bruci le prove della vita
con il fuoco della tua presenza. Amen.
Dal Vangelo secondo Luca (5,17-26)
Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.
(salmo 84)
Questo simpatico disegno animato racconta il Vangelo di oggi. Può servire anche per una catechesi in casa con i più piccoli. Il testo è in inglese ma osservate anche solo il gioco degli sguardi di questi occhi così dettagliati da apparire perfino eccessivi per un cartone animato. Occhi di fede… (per vedere il video, cliccate sulla piccola freccia bianca in campo rosso). Se non visualizzate correttamente, cliccate su questo link: https://youtu.be/0LqHYkGU4Zg
A volte la paralisi di qualcun altro permette di guardare e guarire dalla propria paralisi e forse è quello il vero miracolo… Smetti di vedere e pensare solo a te ed inizi ad amare gli altri come te stesso (come da sempre Qualcuno ci chiede di provare a fare)…allora il sogno di un altro diventa il tuo, desideri il suo bene come lo desideri per i tuoi cari e scopri che è più il bene che ricevi che quello che credi di fare, semplicemente amando o provandoci. “Fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te così come non fare agli altri ciò che non vorresti ti fosse fatto”…deve interrogarci e può dirigere ancora le nostre azioni, permettendoci di crescere in umanità.