Vivere di attese è proprio dell'uomo. E noi cresciamo i più piccoli facendoli attendere i giorni belli dei regali: il compleanno, una festa, i santi che portano i doni... Ma l'attesa a volte si raffredda. Si consuma. Svanisce e si vive in un presente che non ha più sapore. Si perdono l'orizzonte, la direzione e la traiettoria. Cosa siamo qui a fare?
Tutto ciò che oggi ci spaventa maggiormente è come un segno da leggere, da decifrare non tanto in riferimento a Dio quanto all'uomo stesso e alla qualità stessa del nostro vivere. È un segno di questo nostro tempo.
Ma il regno di Dio viene anche oggi e in modo discreto: sapremo riconoscerlo? Sapremo accoglierlo?