Il solco delle lacrime: dagli occhi alla bocca
Anne Marie Zilberman, Larmes d’or
Martedì fra l’ottava di Pasqua
(At 2,36-41 / Sal 32 / Gv 20,11-18)
Un morto non è più un soggetto in grado di compiere azioni. Al massimo non può che essere l’oggetto di azioni compiute da altri: la sepoltura o l’occultamento di cadavere. È l’unica cosa che possono pensare coloro che si recano davanti ad una tomba, trovandola inaspettatamente vuota.
Un giorno Gesù disse: «Io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo». (Gv 10, 17-18). Chi lo mise a morte e lo uccise non sapeva che Egli s’era fatto protagonista di un gesto ancor più decisivo di chi può far perdere la vita: la vita, Lui, decise di donarla, ben prima che gli fosse tolta!
Riemerge un tema caro al vangelo di Giovanni: dove l’hanno portato? Dove l’hanno posto? Quando seppe della morte dell’amico Lazzaro, una volta giunto presso la casa delle sorelle, Lui stesso desiderò sapere dove lo avessero posto. Sapere dov’è sepolto un defunto suggerisce a chi lo piange un sentimento di quiete e di riposo almeno per il defunto stesso, in attesa che anche i superstiti trovino pace e accettino quella perdita. Tuttavia nel Vangelo di Giovanni il «dove» pare suggerire piuttosto una ricerca e il conseguente cammino. Individuato l’oggetto da cercare, non resta che mettersi in movimento. Maestro, dove abiti? Venite e vedrete!(Gv 1,35-39) Quel veloce scambio di parole non fu una battuta di arresto ma l’inizio di un cammino dietro al Rabbi di Galilea.
Diversamente da come accade altrove, appaiono angeli che non recano annuncio alcuno. Semplicemente sollevano una questione che si potrebbe collocare semplicemente sul piano umano: perché quelle lacrime? Quelle lacrime dicono tuttavia il legame con quel corpo. Maria non piange un qualunque morto bensì il suo Signore. Quella domanda non rivela nulla della resurrezione, tuttavia dice che solo chi è entrato in relazione con quel defunto potrà conoscere la sua resurrezione. Quei due angeli posti uno dalla parte del capo e l’altro dalla parte dei piedi sono così collocati dall’evangelista Giovanni perché si possa pensare a quei due cherubini in metallo lucente che erano posti sulll’arca dell’alleanza contenuta al cuore del Tempio di Gerusalemme, luogo della presenza di Dio.
«Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo farò risorgere» (Gv 2,19) disse Gesù nel Tempio di Gereusalemme quando scacciò mercanti e venditori. Quella visione angelica nella tomba avrebbe potuto già suggerire un ricordo delle sue stesse parole, ma è difficile ricordare quando si è ottusi dal dolore. Nessun annuncio angelico, nessun ricordo. Chi potrà dunque risollevare da quello stato di prostrazione? Chi potrà liberare la visione?
Uno solo! Solo Lui! Il Maestro stesso. Il suo corpo non è più nella tomba. Questo Maria già lo aveva intuito non trovandolo all’interno. Ora, alla domanda del tutto identica a quella già posta dagli angeli – Donna, perché piangi? – se ne aggiunge una seconda che già pare un indizio. Chi cerchi?
L’assoluta certezza della morte di Gesù, la vista del luogo dove era stato sepolto non ammette illusioni. Al massimo il dubbio di una somiglianza, un sosia. Quell’uomo che ora le sta parlano, non può che essere il custode del giardino, come doveva esserlo il primo uomo, Adamo. Come dovrebbe sempre essere l’uomo, custode di giardini perché chiunque vi si trovi in esso possa ispirarsi a colori e profumi per cantare l’amore, come accade nel Cantico dei Cantici, un vero giardino che diventa fonte di ispirazione per la descrizione dei corpi vivi di due innamorati. La morte è già sconfitta, la vita è in circolo. Manca solo una cosa, decisiva: che cioè quel giardiniere pronunci il nome di quella creatura che le sta davanti, proprio come Adamo quando dava il nome ad ogni creatura.
Istintivamente Maria si getta come per trattenere, per non lasciarsi più sfuggire Colui che tanto cercava e che tanto amava. Di chi sto parlando? Di Gesù o di Maria? Vedete voi! Chi ama non trattiene per sé, chi ama dona. È solo così che anche noi possiamo dire di aver visto il Signore. E non può che essere Lui a parlare per portarci fuori da quella tomba – umano istinto – di non voler perdere la propria vita, di non volerla donare ma trattenere. È così dunque che si muore, presi da un desiderio di voler salvare la propria vita. Rabbunì – il Maestro – aveva insegnato soltanto a perdere la propria vita… per darne a chi non ne aveva.
Dagli occhi alla bocca il passo è breve: il solco di una lacrima. La strada è segnata: servono occhi per vedere il bisogno altrui. Il Rabbunì risorto quegli occhi li aveva, come Dio… in principio. Quelle lacrime salate ridanno a Maria il gusto della parola, come bambini che muovono le labbra al sentire nuovi sapori. La vita prende di nuovo gusto, un altro sapore: «va’ dai miei fratelli e di’ loro».
Tu, il Cristo, il Risorto,
la tua voce tranquilla si fa conoscere
attraverso il Vangelo.
Tu dici: «Perché vi preoccupate?
Una sola cosa è necessaria:
un cuore in ascolto della mia Parola
e dello Spirito santo».
(dalla preghiera di Taizé)
Dal Vangelo secondo Giovanni (20,11-18)
In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
Sono orgoglioso di Dio,
del suo modo di agire per noi,
della sua infinita pazienza.
Non smetterò mai di ringraziarlo!
Vorrei che vi rendeste conto
soprattutto voi che vi sentite deboli
e avete complessi di inferiorità:
trovereste modo di essere contenti.
Uniamoci insieme a lodare il Signore,
recitiamo un salmo di lode
e cantiamogli riconoscenti la gioia
del suo amore per noi.
Da alcuni anni mi sono deciso
ad approfondire seriamente la fede,
superando quella religiosità nebulosa
che mi trascinavo dai tempi dell’infanzia.
Ho voluto conoscere Dio,
farne esperienza personale
e Li m’è venuto incontro,
ha dissipato tutti i miei dubbi.
Voi che per tradizione vi dite credenti
e voi tutti uomini di buona volontà
cercate Dio con sincerità e costanza;
il suo volto vi diventerà familiare
dal Salmo 33, I parte. Trascrizione di Sergio Carrarini
” Dimmi perché piangi Maria”?
Per il più grande dei motivi:
piango per amore.
Signore, dammi come a Maria il dono delle lacrime, quando io Ti sento lontano. Riempirmi di gioia nel provare la Tua presenza che consola e mi chiama per nome, donandomi vita.
“A chi piange, tutti gli angeli sono vicini” ( H. Hesse).
La comunità di Bose ha un suo lezionario e oggi si legge il Vangelo secondo Matteo dove c’è un’affermazione che per me ha un valore immenso: ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
Ricordo una frase che accompagnava il disegno di un bimbo sulla tomba del suo nonno e scoprii poi essere di S. Agostino “una lacrima evapora, un fiore sulla tomba appassisce, una preghiera arriva fino al cuore di Dio” e la cosa che più mi stupisce oggi è che è ancora Lui, l’Amato, l’Amico ed il Maestro a pregare “va’ dai miei fratelli e di’ loro”. Non prima di averle fatto una domanda che arriva dritta al cuore, il suo e quello di ognuno “chi cerchi?”. Solo cercando si può trovare, per scoprire che “dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21). Maria il suo tesoro lo aveva trovato ed ora le viene chiesto di non trattenerlo ma di condividerlo…