In-compiuto…
(Sir 47,2-13 / Sal 17 / Mc 6,14-29)
Cosa succede quanto la Parola di Dio, fatta udire da tutti i profeti – Giovanni Battista compreso – incontra il mistero del male? E parlando di male non parlo di un male qualunque ma esattamente mi riferisco al male responsabile, il male che porta la firma di un uomo che da ordini precisi affinché si compia? E tutto si muove a perfezione di regia, secondo i banali desideri del male.
Gesù stesso sulla croce dirà: «È compiuto!». Ma cosa è compiuto? È compiuto il suo dovere di dare testimonianza di Dio? È compiuto un divino disegno, inspiegabile o inconcepibile ai nostri occhi? Compiuto sembra piuttosto il piano del male che porta la firma dell’uomo. Pure a Erode pareva di averla fatta finita mettendo a tacere il profeta che gli ricordava le parole della Legge. La scalata al potere di Erode non poteva che coincidere con l’eliminazione di qualcuno ma soprattutto con l’ammutolimento della Parola. Quella testa sul vassoio separava decisivamente la mente dal corpo, il pensare con l’agire.
Ma torniamo alla domanda iniziale… cosa succede quando la Parola di Dio incontra l’enigmatica questione del male? La parola (di Dio) non può fare altro che incarnarsi. Si incarna nell’umiltà di Giovanni Battista che viene meno perché uno più grande di Lui possa crescere. E nel racconto biblico è questo il momento esatto in cui Erode prende coscienza che la Parola parla ancora. E da dove? Attraverso quale bocca? In quale corpo? Il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso.
Perfino Erode – paradosso dei paradossi – si metterà a parlare di resurrezione ipotizzando che lo stesso Giovanni Battista potesse essere tornato dai morti. Erode – e chi più di lui? – disponeva della certezza della morte di Giovanni eppure, sentendo che la Parola di Dio parlava ancora, ipotizza la resurrezione. Dopo che l’uomo ha messo la firma al male – spesso in un gioco di complicità – la Parola di Dio può ritornare al cuore, può richiamarci ancora a salvezza. Erode sentendo parlare di Gesù è come se sentisse ancora rivolta a sé la Parola di Dio. Un’occasione di conversione più concreta e più esplicita, dopo che egli stesso confessa d’essere l’autore dell’uccisione di Giovanni Battista… e così ad essere incompiuto è sempre il mistero del male. Erode non riesce mai a compiere il suo progetto di eliminare gli innocenti… essi parleranno sempre! Ed è forse per questo che l’uomo è capace perfino di aggiungere male a male. Ed è tutto così inspiegabile… in-compiuto. Compiersi è proprio della Parola di Dio. La verità è che anche di morte dobbiamo parlare… per risorgere. L’ultima parola tuttavia non è morte, nemmeno se Erode ne fa certificato. L’ultima parola – «È compiuto» – nella lingua in cui fu pronunciata ha il suono della parola shalom, pace.
Pace a voi
che vivete una vita
che non urla più niente dentro,
a voi che vi raggomitolate
per offrire meno presa alla sofferenza.
Vi dono in prestito la luce
dei giorni a venire.
Pace a voi
che correte intorno a voi stessi
senza trovarvi,
che dissipate invece di ricostruire;
pace ai pensieri che vi torturano.
Pace a voi
ai vostri sentieri spinosi
in cerca di una casa.
(Luigi Verdi)
Dal Vangelo secondo Marco (6,14-29)
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
…figli di questo amore che non si è fatto rigare
dalla vita, amore che non somiglia a niente,
intrecciato con la mia paura
e la tua timida dolcezza.
(Franco Arminio)
Cominciò Caino, dicono che fosse per invidia di Abele, ma chissà quali altri pensieri negativi aveva e non necessariamente tutti contro Abele.
Così Caino trovò in Abele un capro espiatorio, e divenne preda del Male Assoluto.
Ma Abele si fece sentire ugualmente e Dio gli fece giustizia.
E via via, nella storia umana l’uomo ha preferito sposare le ragioni del Male per tenere a bada i propri mostri interiori, rinunciando a cercare nel Bene ispirazione e aiuto per affrontare la vita.
Purtroppo il Male cerca sempre di fare tacere e soffocare il Bene e spesso ci riesce. Basta scorrere i fatti di cronaca e a me sale la tristezza nel constatare quanta debolezza ci sia nell’umanità, per non parlare di tutte le guerre che ci sono nel mondo e la minaccia di ulteriori conflitti.
Eppure abbiamo a disposizione un’arma che è alla portata di tutti, proprio tutti, perché la Parola è stata scritta, fin dal principio, nel cuore dell’uomo e lo Spirito soffia in ogni dove.
Allora oso dire a tutti quelli che hanno ricevuto il Battesimo, me compresa, che dovremmo veramente e finalmente agire il dono della Profezia, e proclamare sopra il monte a quale Speranza siamo chiamati.
Forse anche noi potremo dire “È compiuto” magari senza vergognarci.
Mi chiedo com’è possibile che il male a volte faccia parlare più del bene, faccia sprecare tempo, energie e perfino molte più parole…? Ad oggi non ho ancora trovato risposta ma di grande aiuto e consolazione sono state le parole pronunciate dal Papa nella XXVI giornata dei consacrati e delle consacrate, che ho sentito indirizzate a loro ma ad ognuno in questo comune errare nel mondo:
“avere occhi per vedere il BENE e scorgere le vie di Dio. Accogliere Gesù è l’ESSENZIALE!
Quando le braccia non stringono più Gesù, stringono il vuoto… Accogliere Cristo a braccia aperte , permette di aprire le braccia anche agli altri in fiducia ed umiltà”.
È proprio così, caro padre…solo rimettendo Lui al centro si può andare avanti con gioia ma com’è difficile riconoscere quanto bisogno abbiamo ancora di Lui? In un mondo che pensa di poterne fare a meno, che non contino più i Suoi insegnamenti possano risuonare le Sue Parole, da ogni ambone o casa, affinché possano poi essere lette anche nelle nostre semplici vite, in una testimonianza fedele e coraggiosa che fa di noi un’offerta viva in Cristo.
Dio sapeva già dall’inizio della Creazione che avremmo peccato contro di Lui e di conseguenza contro di noi, ma venne crocifisso e morì per noi, per salvare ognuno di noi. “Voglio il bene e compio il male” scrisse un grande Santo. L’uomo è più attratto dal male che dal bene, ma se sta in Sua compagnia, se si accosta ai sacramenti più facilmente non pecchera’ contro Dio e contro sé stesso.