Insegnaci a guardare oltre

Commenti: (3)
Data :7 Settembre 2022

Signore,
fin dalle prime ore del giorno
rivolgiamo a Te la nostra preghiera,
guidati dal tuo Spirito
che in noi ti chiama Padre.
Tuo Figlio Gesù
ci rinnovi nel corpo e nello spirito,
perché a Lui desideriamo farci simili.
Amen.

Dal Vangelo secondo Luca (6,20-26)

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Saliva sul monte. Si innalzava. Pregava. Anche alla fine, quando salirà sul monte dove sarà crocefisso sarà innalzato da terra. E in quell’ora buia pregherà il Padre. Sceso dal monte chiamò a sé i suoi discepoli. Per parlare con Dio occorre innalzarsi, sollevarsi per un attimo da tutto ciò che opprime. Per esprimere tutta la compassione e la tenerezza di Dio in favore degli uomini occorre invece abbassarsi, farsi piccoli, prendere l’ultimo posto. 

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli. Sono già i suoi occhi a parlare prima ancora che Egli apra la bocca. Alzò gli occhi verso i suoi discepoli perché Egli è già il più grande tra loro nel suo farsi piccolo e servo. Le parole stesse che di lì a poco avrebbe pronunciato non erano più un messaggio che bisognava andare sul monte a ricevere come facevano Mosè ed Elia, per citarne due tra i più celebri. Questo messaggio – il Vangelo – d’ora in poi sarà per tutti. Ci sono persone che spesso sono considerate «lontane» e che invece hanno per il Vangelo una considerazione maggiore. Quell’ampio sguardo arriva dunque fino a loro. Quello sguardo alzato verso i discepoli arriva dunque fino a noi.

Le parole del discorso della pianura, le parole pronunciate da chi alza lo sguardo verso l’uomo sono parole rivolte a persone precise. Un «voi» che dice al contempo la singolarità di ciascuno e quella sorte che accomuna i più, come se dicesse: «beato te che sei povero perché nella tua povertà non sei solo. Ci sono anche io, sembra dire Gesù». Beato te che hai fame, perché solo così puoi comprendere la fame degli altri. Beato te che piangi perché da quelle lacrime fiorirà un sorriso di consolazione e di speranza. In quel «voi» delle beatitudini lucane ci si può sentire considerati personalmente, non ignorati ma anche accompagnati, affiancati. In quel «voi» c’è già qualcosa che parla di un Dio venuto a far compagnia all’uomo. 

È uno sguardo a tutto tondo, a trecentosessanta gradi. Non è uno sguardo posato su pochi presunti disgraziati. È uno sguardo sincero ed onesto che si posa anche su coloro che sono già sazi, già ricchi. Non dire loro una parola sarebbe stato come ignorarli. Eppure anche loro, nella loro ostentata sicurezza, nella loro presunta felicità, nella loro fragile ricchezza, hanno bisogno di questo sguardo lungimirante, uno sguardo che non ignora, che non passa oltre. La buona notizia è dunque anche per loro. Da quel medesimo sguardo nasce una parola differente, apparentemente più severa, eppure piena della medesima compassione. 

Nelle beatitudini di Luca lo sguardo si fa profondo. Lo sguardo va ben oltre le umane apparenze, le contingenze del momento. Gesù rivela la fragilità di ciò su cui appoggiamo la nostra vita: dalla più grande ricchezza al più piccolo degli elogi umani.

L’uomo nella prosperità non comprende, recita il salmo 48. Un senso di appagamento può certo indurre alla pigrizia, ad una progressiva perdita di vigilanza. La desolazione della povertà può invece portare alla rassegnazione. Lo sguardo di Gesù è dunque uno sguardo oltre ciò che appare: i poveri sono invitati a muovere i passi nella speranza mentre i ricchi sono avvertiti del pericolo di non camminare più, di sentirsi già arrivati. Per tutti l’invito è a guardare oltre.

Anche oggi
aiutami a camminare
davanti a te.
Dammi la tua speranza.
Se Tu lo vuoi,
sarò forte oggi,
sarò deciso,
sarò tenero, comprensivo,
capirò le ragioni della logica,
ma prevarrà il tuo amore.
Se vuoi, anche oggi,
sarò terra che le tue mani
possono plasmare.

(Ernesto Olivero)


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Piccoli Pensieri (3)

Dania

Ho sentito così, quasi “per caso”, questo “Cantico di un anziano” e queste beatitudini vengono a dirci di una prossimità che è stata, è e sarà sempre possibile…

“Beati quelli che mi guardano con simpatia.
Beati quelli che comprendono il mio camminare stanco.
Beati quelli che parlano a voce alta per minimizzare la mia sordità.
Beati quelli che stringono con calore le mie mani tremanti.
Beati quelli che si interessano della mia lontana giovinezza.
Beati quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi già tante volte ripetuti.
Beati quelli che comprendono il mio bisogno d’affetto.
Beati quelli che mi regalano frammenti del loro tempo.
Beati quelli che si ricordano della mia solitudine.
Beati quelli che mi sono vicini nella sofferenza.
Beati quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita.
Beati quelli che mi sono vicini nel momento del passaggio.
Quando entrerò nella vita senza fine mi ricorderò di loro presso il Signore Gesù”

Ma “Dio vede e provvede”, mi dice una cara amica e credo sia vero…Dio vede le nostre e altrui fragilità, bisogni o debolezze e sempre prontamente vi provvede, a Suo modo. Ma noi sapremo scorgerlo? Questo è ciò che mi domando alle volte.
Signore vieni sempre in nostro soccorso nell’ora della prova, qualunque essa sia. E di prove è piena la vita

Grazie Don Stefano per gli spunti di riflessione e preghiera

7 Settembre 2022
Savina

Grazie don Stefano perché le continue “lectio” sui Vangeli mi aiutano a masticare e digerire meglio la Parola così da cercare di metterla in pratica, nonostante le mie contraddizioni e fragilità.
Dunque oggi scopro un Gesù, direi, “empatico”.
“Empatia”… parola scoperta nel suo significato durante l’attività lavorativa svolta fino alla pensione e continuamente ripresa nei corsi di formazione e aggiornamento.
Essere empatici, cioè conoscere e capire le situazioni, (senza nessun giudizio) soprattutto di fragilità e non solo, in cui la vita mette le persone, non pretendere di risolvere le loro situazioni ma essere disponibili a condividerne il peso stimolando la risposta che le persone possono dare.
“”… Dai… ti capisco, puoi aver ragione ma adesso bisogna reagire, trovare soluzione… io sono qui, se vuoi, posso aiutarti, ti do questi consigli, per il tuo bene, solo se vuoi…”.
Come sembra attuale questo discorso di fronte alla situazione che stiamo vivendo.
Veramente se tutti cercassero di gettare uno sguardo “oltre” vedremmo forse una pacifica rivoluzione nei rapporti umani e una vita migliore per tutti.
Solo un sogno o utopia?
Gesù è fiducioso e, instancabile, continua anche oggi a essere al nostro fianco per stimolare possibili risposte positive alle nostre tante ingiustizie.
Sapremo mai cogliere questo insegnamento?

7 Settembre 2022
Maria Rosa

Grazie Gesù per la tua Parola e perché sempre ci ricordi che Tu sei con noi

7 Settembre 2022

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