Ipotesi resurrezione
(Lv 25,1.8-17 / Sal 66 / Mt 14,1-12)
Cosa ci fa la parola della resurrezione sulla bocca di Erode? Sembra perfino spoilerare il finale del racconto evangelico. Davanti alla fama di Gesù che andava sempre più diffondendosi fino ad arrivare all’orecchio del tetrarca, Erode non farà altro che pensare ad un Giovanni Battista redivivo. E lo dirà apertamente: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
La resurrezione però non ha nulla a che vedere con un vago o persistente scrupolo della coscienza. Erode sente continuamente, nel fondo della propria coscienza, l’eco delle parole di Giovanni Battista. Ma ormai è tardi. Solo l’ipotesi che possa essere tornato in vita quell’uomo che gli stava offrendo la possibilità di convertirsi, sembra preoccuparlo ulteriormente. Matteo non potrà far altro che raccontare di quel delirio di onnipotenza misto a complicità e seduzione. Una vera e propria prova testimoniale che giunge ormai troppo tardi: quella testa servita su un vassoio è prova schiacciante che da quel corpo non uscirà più una parola. Così come Gesù inchiodato sulla croce è la prova che Egli non potrà più muoversi liberamente in mezzo alle folle facendo il bene.
Giovanni non teme la danza seducente né la spada che lo ucciderà. Egli sa di aver già detto la Parola. La sua missione è già compiuta. E proprio quel martirio che va delineandosi per lui è prova di quanto egli abbia detto la Parola. A suo apparente svantaggio. Erode fa così tacere la voce di un profeta ma non riuscirà a rimanere sordo a quella Parola che gli mette sulle labbra l’«ipotesi resurrezione». Consapevoli del male che si può aver compiuto – ed Erode sembra perfino fiero di accertare che proprio lui ha dato l’ordine di quell’esecuzione mortale – si rimane ancor più meravigliati di quanto il Bene prosegua la sua corsa. In questo evangelico flashback, il male sembra vincere sul bene. In realtà è un bene più grande che va compiendosi.
Il banchetto dell’ingordo Erode che toglie la vita ai profeti di Dio, per quanto macabro e insensato possa apparire, non farà ombra a quel più grande banchetto della misericordia che Gesù servirà lui stesso a piene mani, come pane da condividere.
Signore,
noi sappiamo che tu vuoi un mondo migliore.
Percepiamo la tua volontà,
ma non sappiamo come realizzarla.
Aprici gli occhi. Dacci fantasia.
Donaci forza per agire senza paura.
Trasforma il mondo,
servendoti di noi, tuoi strumenti.
Signore, noi crediamo;
soccorri la nostra incredulità.
(Jörg Zink)
Dal Vangelo secondo Matteo (14,1-12)
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.
Siete mai stati risuscitati?
Nessuno vi ha mai parlato, perdonato, amato,
tanto da farvi rinascere?
Non avete mai assistito a delle risurrezioni?
Non avete mai risuscitato qualcuno?
Avete sperimentato la potenza della vita
che scaturisce da un sorriso, da un perdono,
dall’accogliere qualcuno,
da una vera comunità?
Come si può credere
a una risurrezione futura
se non avete fatto l’esperienza
di una risurrezione immediata?
Come si può credere che l’amore
sia più forte della morte
se non vi ha reso viventi,
se non vi ha risuscitato dai morti?
Louis Evely, Un sentiero nella foresta