La chiara volontà del Padre
Lo stesso Signore,
che ci ha donato un buon inizio,
ci doni ancora di crescere nel bene
e di perseverarvi fino alla fine.
Amen.
(santa Chiara di Assisi)
Dal Vangelo secondo Matteo (18,1-5.10.12-14)
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».
Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
«In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».
Sento spessissimo dire, da persone che si professano discepoli di Cristo, che la volontà di Dio è qualcosa di sconosciuto più che di chiaro. Dunque noi passeremmo buona parte della nostra vita a cercare di indovinare cosa Dio vorrebbe, prima ancora di compiere questa volontà. Nulla di più inesatto nell’affermare che noi non conosciamo la volontà di Dio perché tutto ciò che Gesù ha udito dal Padre suo, Egli lo ha fatto conoscere a noi (Gv 15,15). C’è di fondo una specie di stortura, come un’intima convinzione che Dio avrebbe deciso qualcosa di ben definito per ciascuno di noi, come una sorta di copione che ciascuno poi deve interpretare. E nulla di più impreciso possiamo credere già che poi ci sentiremmo più o meno benedetti per il fatto che abbiamo trovato o no questa volontà scritta per ciascuno. Una volontà che assomiglierebbe più ad un destino già segnato e già scritto dal quale non si scappa. Figuriamoci poi che tristezza se per qualcuno ci fossero scritte scene di vita terribile, già che di cose spiacevoli e tristi ne succedono. E poi ci incartiamo in pensieri insostenibili per il senso di vita che emerge dal Vangelo… saremmo perfino pronti a sostenere che alcuni sono più fortunati e benedetti da Dio se le cose gli sono andate bene mentre diversamente sarebbe per poveri e sfortunati… e non ne veniamo più a capo! Ma di che dio stiamo parlando? Sfido che poi non ci crediamo!
Mettiamoci il cuore un poco più in pace nel cominciare a pensare e a credere che noi invece sappiamo bene cosa sia la volontà di Dio. Non lo diciamo con arroganza, né per presunzione. È sua volontà perfino l’averci rivelato la sua volontà. Dovremmo dirlo semplicemente e chiaramente per quel “secondo le Scritture” che ogni domenica ripetiamo insieme quando rinnoviamo la nostra professione di fede, recitando il “Credo”.
Credendo Secondo le scritture, leggendo cioè i Vangeli, noi riusciamo perfino ad evincere cosa sia la volontà di Dio e solo per questo possiamo dire con tanta fiducia: “Padre nostro, che sei nei cieli… sia fatta la tua volontà“. E oggi è proprio uno di quei giorni in cui possiamo affermare tutto questo con tanta gioia e con buona pace.
“Così – dice Gesù – è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda“. Eccola dunque la volontà di Dio. Chiara. Limpida. Luminosa. Da mettersi subito a cercare di compierla e questa è la conversione che a noi è più necessaria: non una trasformazione morale (questa sarà solo una conseguenza di questa meravigliosa scoperta) ma piuttosto una fiducia incrollabile, come quella dei piccoli e dei bambini, che il Padre nostro desidera solo il bene dei suoi figli.
Non ci sono dunque brutti anatroccoli o Calimero di turno. Ci sono dei piccoli e semplici figli di Dio, che stanno imparando a conoscere i propri limiti, le proprie fragilità e con fiducia di bambini si abbandonano al Padre. Non serve a noi e neppure alla testimonianza in favore del Vangelo, stare a discutere di chi sia il più grande, il più bravo, il più bello. Non è questa la volontà di Dio. Ed è per questo che più volte Gesù riprese i suoi discepoli quando li sorprendeva a discutere di carriera e primi posti.
Imparate – sembrava sussurrare – che quando vi sentirete perduti, smarriti, in pericolo, è proprio allora che scoprirete che c’è un Padre che non vuole che nessuno si perda. Anche Lui lo provò sulla sua pelle, quando dalla croce non oppose resistenza ai suoi avversari, ma si abbandonò nelle mani del Padre dicendo: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46). L’uomo più umano che mai sia esistito, l’uomo più adulto e maturo che io abbia mai incontrato, è un piccolo che si getta nelle braccia del Padre, anche nell’ora della morte. E nella possibilità perfino di smarrirsi sta l’immagine della nostra stessa libertà, della nostra coscienza che dovremmo imparare a formare per obbedirvi. La volontà di Dio non è pertanto una volontà suprema e più forte di una volontà umana più miserabile e debole. La nostra volontà potrebbe essere la nostra libera decisione di fare quanto la Parola di Dio ci suggerisce. Gesù nel suo cammino terreno ha ascoltato la sua coscienza e ha obbedito a quello che essa gli diceva: certo, egli ebbe coscienza di essersi deciso a compiere le Scritture e di fare quanto stava scritto. E fu un incontro di volontà, un abbraccio tra Padre e Figlio, più che la soppressione della sua libertà per fare quello che dio, padre-padrone, imporrebbe.
Fu Chiara a decidere di seguire Francesco sulla via della povertà. Fu Chiara a scappare di casa quando praticamente gli avevano già combinato un matrimonio in perfetto stile “noblesse oblige“. E quando disse a Francesco la sua intenzione di fare come egli già da tempo stava facendo, il poverello di Assisi le disse: “Ti verranno incontro fame, freddo, sete… Vuoi farlo Chiara? Fallo!”
Per questa memoria della chiarissima ragazza di Assisi, la pianticella germogliata all’ombra di Francesco, mi piace proporre alla nostra meditazione alcune sue parole che, seppur rispondenti ad una spiritualità della sua epoca, possono ancora illuminarci.
“Sì, perché è ormai chiaro che l’anima dell’uomo fedele, che è la più degna di tutte le creature, è resa dalla grazia di Dio più grande del cielo. Mentre, infatti, i cieli con tutte le altre cose create non possono contenere il Creatore, l’anima fedele invece, ed essa sola, è sua dimora e soggiorno” (S. Chiara, lettera alla sorelle Agnese di Praga)
Quando ero piccola contavo con i sassolini le preghiere ed i fioretti. A volte li contavo con i noccioli delle cerase (ciliegie). Li offrivo al Signore per essere gradita, per sentirmi bella, brava. Ora quale altra strada ho? Ho rinunciato a tutte le cose del mondo, ho scelto la povertà per obbedire al Vangelo. Eppure io voglio ancora sapere, capire, spingermi, conoscere i miei limiti per poterli oltrepassare. Sono per questo le mie penitenze, le mie mortificazioni. Quale altra strada ho? Lo so! Il Signore non me lo chiede. Sono io che liberamente me lo impongo per andare oltre, per mettere alla prova sempre di più la mia fede, per allenare il mio volere. Essere sempre presente a me stessa e rivolgermi, quindi, sempre al Bene. Perché fermarsi di fronte alle necessità? Perché far prendere il sopravvento alle esigenze del corpo? Perché riempire la mente con tutto ciò, quando si può oltrepassare quel punto e riempirla solo delle cose Sue? Vorrei la mente sempre lucida per amare, per amarLo per capire sempre di più come Gesù visse, per comprendere sempre di più il suo dolore che spesso sento in me. Avrei tanto desiderato il martirio per dimostrare a me stessa di dare tutto e tutta me stessa a Lui, ma sembra che il Signore non me lo voglia concedere. E allora quale altra strada ho se non questa lotta spietata contro il Male.
E ora, come fossimo noi stessi bambini o anche in compagnia dei più piccoli nelle vostre case, guardiamoci pure un piccolo cartone animato che trovo sempre efficacissimo. Mi commuove quel salto finale del pastore, sulla soglia del suo villaggio, quando fa cenno ai suoi amici di condividere la sua immensa gioia per la pecora ormai non più perduta ma ritrovata: ecco la volontà di Dio!
Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia,
più che in tutte le ricchezze.
I tuoi insegnamenti sono la mia delizia:
sono essi i miei consiglieri.
Bene per me è la legge della tua bocca,
più di mille pezzi d’oro e d’argento.
Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse,
più del miele per la mia bocca.
Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
perché sono essi la gioia del mio cuore.
Apro anelante la mia bocca,
perché ho sete dei tuoi comandi.
(dal salmo 118)
Pensare che nella mia/nostra anima si possa contenere la vastità dell’amore di Dio che nemmeno il cielo può contenere è qualcosa di meraviglioso…
Come la più bella delle scoperte che l’uomo ha potuto, può e potrà sempre fare.