La fiamma… non la candela

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Data :5 Febbraio 2023

V domenica del Tempo Ordinario (A)

(Is 58, 7-10 / Sal 111 (112) / 1 Cor 2,1-5 / Mt 5,13-16)

E venne un’altra domenica, un altro giorno del Signore, il giorno per dare sapore e luce al nostro credere. Sembrerebbe un giorno in cui ci si debba occupare di Dio, interrogarsi circa la sua identità e il suo volto. Ma il volto di Dio s’è manifestato nell’umanità del Nazareno. I tratti del Padre sono nelle opere del Figlio, la Sua gloria risplende nelle sue opere buone che molti uomini hanno visto con i loro occhi. E così mentre noi ci affacciamo al mistero di Dio, Dio si china a guardare il mondo e il cuore di ogni uomo per leggervi nel profondo. E dunque cos’è credere e avere fede? Porsi domande a proposito di Dio oppure chiederci che cos’è l’uomo?

È domanda che riguarda tutti, in ogni momento dell’esistenza. È domanda che si fa spazio nel cuore dei giovani quando comprendono di non essere più bambini, quando sentono di abitare una terra di mezzo al confine tra la casa e lo spazio più grande che si cerca per un corpo che cresce e si trasforma. È domanda degli anziani che sentono il peso degli anni, peso che si esprime in un corpo che invecchia e nella fatica di sopportare troppe cose viste o vissute.

«Che cos’è l’uomo?» è domanda della fede. Che cos’è l’uomo perché Dio se ne dia pensiero? Immagine e somiglianza di Dio o un essere mortale connivente col male? La storia passata (e pure quella presente) così piena di violenze e disobbedienze umane sembra non dare scampo all’uomo. Anche la Scrittura non tace questo mistero e nemmeno lo nasconde dietro l’onnipotenza di Dio. Il Dio biblico pensava di avere dalla sua parte un popolo che con lui potesse far brillare la luce della giustizia attraverso le buone opere di misericordia e invece… 

A più riprese i profeti dovettero alzare la voce per rimproverare quest’umano sedicente religioso, capace di grandi sacrifici per la divinità (di cui il digiuno ne è un’espressione) ma incapace di togliere di mezzo ingiustizia e oppressione. Grida Isaia: Non consiste forse il digiuno che voglio nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? È la storia del popolo del Primo Testamento ma è pure la storia delle prime comunità cristiane che rischiavano di celebrare l’eucarestia dimenticando di condividere con i poveri i loro beni. Un rischio da cui nessun credente né alcuna comunità è esente.

La gloria di Dio – il suo rivelarsi a noi e la nostra capacità di riconoscerlo – è spesso paragonata all’azione della luce che illuminando mostra ciò che esiste. Se ancora oggi qualcuno chiede «Dov’è il vostro Dio?», c’è forse da dedurre la presenza di un grande buio, una grande notte che impedisce di vederne la sua presenza, la sua vicinanza.

Chi potrà dunque illuminare di nuovo questa notte del mondo? Chi potrà dare nuovamente sapore alla vita di coloro che hanno perso il gusto di vivere (e non certo perché lo volevano)? Tra questi interrogativi che fanno appello alla nostra perseveranza, prosegue anche oggi l’ascolto del discorso della montagna iniziato con la proclamazione delle beatitudini. Questa Parola non annuncia ciò che dovremmo essere perché ancora non lo siamo. Il Vangelo dice ciò che l’umanità è agli occhi di Dio, nel suo essergli immagine e somiglianza. Gesù che dirà d’essere la luce del mondo lo dirà in riferimento alle opere che ha potuto compiere nella sua umanità, opere che hanno fatto brillare ai nostri occhi la gloria di Dio. La nostra umanità fu la sua ma la sua umanità ci rende simili a Lui.

Stamattina, celebrata la messa in italiano ho proseguito celebrando pure per la comunità francofona. All’uscita di questa seconda celebrazione, salutando alla porta i presenti, un’anziana signora che camminava sostenendosi ad una stampella, risponde alla mia domanda che chiedeva conto della sua salute: «Vous savez, monsieur l’abbé, l’important c’est la flamme non pas la bougie!» (L’importante è la fiamma non la candela!). Risplendeva così ai miei occhi questa fiamma di fede in quel fragile corpo candeliforme. 

Dal Vangelo secondo Matteo
(5,13-16)
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

È veramente giusto renderti grazie,
è bello cantare la tua gloria,
Padre santo, unico Dio vivo e vero:
prima del tempo e in eterno tu sei,
nel tuo regno di luce inaccessibile.
Tu solo sei buono e fonte della vita,
e hai dato origine all’universo
per effondere le tue benedizioni su tutte le creature
e allietarle con gli splendori della tua luce.
Schiere innumerevoli di angeli
stanno davanti a te per servirti,
contemplano la gloria del tuo volto,
e giorno e notte cantano la tua lode.[…]

Noi ti lodiamo, Padre santo, per la tua grandezza:
Tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore.
Hai creato l’uomo a tua immagine,
alle sue mani hai affidato la cura del mondo intero
perché nell’obbedienza a Te, unico creatore,
esercitasse la signoria su tutte le creature.
E quando, per la sua disobbedienza,
l’uomo perse la tua amicizia,
Tu non l’hai abbandonato in potere della morte,
ma, nella tua misericordia, a tutti sei venuto incontro,
perché coloro che ti cercano ti possano trovare.
Molte volte hai offerto agli uomini la tua alleanza
e per mezzo dei profeti
hai insegnato a sperare nella salvezza.
Padre santo, hai tanto amato il mondo
da mandare a noi, nella pienezza dei tempi,
il tuo unigenito Figlio come salvatore.
Egli si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo
ed è nato dalla Vergine Maria;
ha condiviso in tutto, eccetto il peccato,
la nostra condizione umana.
Ai poveri annunciò il Vangelo di salvezza,
la libertà ai prigionieri,
agli afflitti la gioia.
Per attuare il tuo disegno di redenzione
consegnò se stesso alla morte
e risorgendo distrusse la morte e rinnovò la vita.
E perché non vivessimo più per noi stessi
ma per lui che è morto e risorto per noi,
ha mandato, o Padre, lo Spirito Santo,
primo dono ai credenti,
a perfezionare la sua opera nel mondo
e compiere ogni santificazione.

(dalla preghiera eucaristica IV)


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Piccoli Pensieri (5)

Carla

Non posso pensare che l’uomo sia un essere umano connivente con il male. Nel salmo 138 si legge “Dio mi scelse fin dal seno materno e mi chiamò con la Sua Grazia (Galati 1,13).Sei Tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto intessuto nelle profondità della terra. ancora informe mi hanno visto i Tuoi occhi e tutto era scritto nel Tuo libro. i miei giorni erano fissati quando ancora non ne esisteva uno. Ma soprattutto si legge: vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita. Se viviamo con questa consapevolezza il nostro quotidiano, allora sì che siamo il sale e la luce della terra.

9 Febbraio 2023
Pat

Qualche giorno fa un amico che fa parte di una chat “spirituale” ha saputo che nei mesi scorsi ho attraversato dei problemi di salute e mi ha benevolmente rimproverata perchè non ho chiesto preghiere per me sulla chat. Effettivamente lì sopra molto spesso appaiono richieste di preghiera, soprattutto per la salute, di varie persone, per altro mai direttamente dall’interessato, puntualmente seguite da numerose manine giunte di tutti coloro che si impegnano a pregare per vari malati o persone in difficoltà.
Ma che cosa significa “pregare”‘ Per che cosa preghiamo? per la salute, come se la malattia fosse un castigo e la salute un diritto! Per la vita? come se la morte fosse qualcosa da fuggire! Pregare è chiedere?
E allora torno alla preghiera, l’unica forse, che Gesù ci ha insegnato. “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, avvenga il tuo regno e sia fatta a tua volontà come in cielo così in terra”. Qui non chiediamo, dichiariamo la nostra speranza, anzi, la nostra fede nel fatto che il regno di Dio verrà sicuramente, e che ci parteciperemo se faremo la Sua volontà, e rendiamo gloria al Suo nome (santifichiamo) perchè ha fatto cose meravigliose fra cui la nostra vita. Non c’è nessuna richiesta tranne che il desiderio di partecipare alla Sua vita.
E poi “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Eccola la richiesta, ma attenzione, è il pane di OGGI, non quello di domani. Magari domani ci chiamerà a Lui… E forse il pane che chiediamo possiamo vederlo come l’amore che ci circonda, l’appoggio dei nostri cari, la nostra personale disposizione ad amare che ci fa partecipare all’azione di Dio nel mondo. “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”, altra richiesta che in realtà è riconoscimento, è sicurezza di poter contare sulla sua misericordia se a nostra volta useremo misericordia. “Non abbandonarci nella tentazione, ma liberaci dal male” altre due richieste, di non abbandono, perchè senza Lui siamo poca cosa, pronti a qualunque azione contro l’amore, perchè sostenga i nostri passi sulla via del bene. “AMEN” e a questo noi crediamo!
Nessuna richiesta di salute, di aiuto particolare in situazioni particolari. Non abbandonarci a noi stessi. nessuna manina giunta per…
E proprio le manine giunte, che molti usano per ringraziare, come gli indiani, mi hanno colpito. Tutto dipende dal significato che ognuno di noi dà ad un gesto.
Prego, Ti ringrazio “di avermi creata, redenta, fatta cristiana, conservata in questo giorno” come ci recitava una preghiera della sera di una volta. Ti ringrazio per la bellezza di cui mi circondi, per le prove con cui testi il mio credere, per le occasioni che mi dai per dimostrare nei fatti quello che dico con le parole. Questa è l’unica preghiera che mi sento di fare: Ti ringrazio, non abbandonarmi
Grazie Signore per gli amici, per le persone che ci sono care, e grazie per tutto.

7 Febbraio 2023
Dania

Impariamo dalla luna: cresce e decresce ma sempre al sole deve la sua luce. Mia figlia scrisse anni fa una frase che ho appeso perché vi ho intravisto il mistero di Dio in noi (“il cielo non conosce limiti, divento il sole che splende nel cielo degli altri”, grazie Sofy). Grazie Don Stefano per questa condivisione, a riprova che ogni età è preziosa ed ha di che dire ed insegnare.

6 Febbraio 2023
Savina

Che cosa è l’uomo?
Personalmente, anche dopo momenti di alti e bassi riguardo la mia fede, sono contenta di aver raggiunto questo mio stato d’animo: sentirmi figlia con tutto quello che può comportare il rapporto filiale.
Se sono figlia, sono di Qualcuno che mi cura e al quale posso rivolgermi.
E sono per me parole molto consolanti quelle pronunciate da Gesù, sul conto del Padre: chi ha visto me, ha visto il Padre.
Fatta a sua immagine e somiglianza, è logico che il Padre si aspetti da me il suo stesso comportamento, come tutti i buoni padri di famiglia nei riguardi dei figli, si dice così.
Gesù ha continuato ad indicarci come dobbiamo essere davanti agli occhi del Padre, ma non lo ha fatto solo a parole.
Se vado a scorrere i Vangeli, la cosa che mi balza agli occhi è il suo prodigarsi in opere buone prima di qualsiasi insegnamento, seppure necessario.
E così ci invita ad essere operatori di “opere buone” perché sono lo specchio di come ci pensa il Padre.
Io sono contenta di sentirmi figlia e mi dispiace per tutta quella parte dell’umanità che, consciamente o no, si sente abbandonata.

6 Febbraio 2023

Sono sempre più convinta che per giungere alla più opportuna capacità di sintesi sia necessario accumulare abbastanza cose viste e vissute, tante, forse anche troppe, quante ne servono per condensare il più autentico nocciolo dei concetti. Giunti a quel punto, allora sì che è possibile far fiorire concetti chiari e puntuali come quelli condensati nella semplicissima frase della signora. L’importante è davvero la fiamma, non tanto la candela, nè la sua forma nè il colore nè la taglia. L’importante è che bruci, che sia accesa, a qualsiasi età. Perché se non si “brucia” di entusiamo, di gioia, di buona volontà e anche di fede, si è sempre un pochino meno vitali, un po’ più passivi, e questo sí è un gran peccato, per noi innanzitutto!

6 Febbraio 2023

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