Piccolezza grande
Giovedì – II settimana di Avvento
(Is 41,13-20 / Sal 144 / Mt 11,11-15)
Potenti che vengono rovesciati dai troni e umili che vengono innalzati, ultimi che saranno primi, ricchi che si trovano con le tasche vuote e un uomo che vende tutto per comprare il campo in cui è nascosto un tesoro, piccoli che sono grandi… il servo che diventa Signore. È il paradossale cammino secondo il Vangelo: un vero ribaltamento di prospettiva. E non è come cambiare la valuta di una moneta o trasformare chilometri in metri, e metri in centimetri. Seguire il Vangelo non è come fare un’equivalenza. È una questione di piedi che camminano, di occhi che vedono, di orecchie che ascoltano.
La figura stessa del Messia non corrisponderà alle attese. In genere ciò che è sconosciuto si tende quasi sempre ad immaginarlo… e perfino Giovanni Battista, dal carcere, mandò a chiedere se l’Atteso fosse proprio Gesù, tanto era diverso il suo aspetto da quanto avessero potuto immaginare. S’erano abituati a cantare poemi al Re-Messia affermando quanto fosse il più bello tra i figli dell’uomo (salmo 44) e quando non ebbe più né apparenza né bellezza da attirare gli sguardi (Isaia 53,2) la cosa cominciava a far problema. A fatti compiuti, non si può non pensare alla violenza che Gesù stesso subirà nei giorni della sua passione.
Qualcosa non torna neppure a Giovanni Battista. Non si spiegava – probabilmente – come il Regno di Dio, se veramente fosse Suo, potesse subire tale violenza. Un calice amaro Giovanni lo stava già sorseggiando. Giovanni, che di quel Regno aveva annunciato la prossimità fisica e temporale (che sorpresa quando si trovò davanti agli occhi Gesù da Nazareth!) ora è in carcere proprio a causa di quel regno che stava inarrestabilmente venendo in mezzo agli uomini.
Qualcuno, nel campo della spiegazione e dell’interpretazione delle Scritture (l’esegesi) parla di questa violenza che subisce il regno non tanto nei termini della ferocia o della brutalità, quanto piuttosto come l’atteggiamento di chi si getta a capofitto su qualcosa che ora è disponibile oltre misura. Una specie di assalto ai magazzini, insomma. Come a fare incetta di qualcosa che ora appare donato a piene mani e che non si sa finché possa durare. Pubblicani e prostitute – dirà Gesù – ci precedono nel regno dei cieli (Mt 21, 31-32). Essi hanno creduto alla predicazione di Giovanni.
Erano stati educati a non contare sulle proprie forze e Dio stesso aveva invitato i suoi profeti a non guardare l’apparenza. Perché Dio, guarda al cuore. Eppure, crollato un mito, ogni volta siamo pronti a rifondarne uno nuovo, che per lo più risponde agli stessi criteri. E gli scarti li abbiamo prodotti proprio così: semplicemente dicendo che non rientravano nei nostri criteri. Non dimentichiamoci che la nostra società vende e compra prodotti selezionati ormai per il loro aspetto e la taglia. E quando mangi un frutto colto da un albero che non rientra nella selezione, capita di sentire per la prima volta il gusto di quel frutto.
Sarebbe davvero più semplice per noi riconoscere e confessare che Dio non è ciò che noi pensiamo. E che la Sua fu proprio una Rivelazione perché ad umani pensieri e discorsi noi ancora siamo qui a discutere chi sia il più bravo, il più buono, il più bello, il più giusto.
Dio – scrive Jean-Marie Ploux nel suo libro “Dio non è quel che credi” – è sempre al di là delle immagini e delle parole con cui gli uomini cercano di rappresentarlo; è un Dio nascosto, che si può conoscere ma non “sapere” fino in fondo. Eppure, per evocarlo, l’uomo ha bisogno di “dirlo”, e il modo in cui lo racconta non è indifferente: un Dio falsato porta a una falsa visione della vita. Un Dio per l’uomo e degno di lui, infatti, non può essere altro che colui che aiuta l’uomo a divenire più umano e che lo libera da quanto lo disumanizza.
O Santo Spirito
che non si vede perché è la sorgente di ogni visione
che non si ode perché è l’udito stesso,
che non si conosce perchè è la fonte di ogni conoscenza,
Spirito Santo che ti cancelli per servire e per condurci al Padre,
Tu l’eterno dimenticato, sii lodato e adorato.
Michel Bouttier
Dal Vangelo secondo Matteo (11,11-15)
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!».
Nella precoce oscurità piombano addosso i giorni,
le città morte cadono dentro la notte,
e vedi bimbi rannicchiarsi sulle macerie,
bestie malate su muri diroccati:
nessuno ancora ha dato loro il pane. […]
Allora sosti col cuore turbato,
come bambino sbigottisti davanti al Sacramento,
e dall’oscurità della tua vita
senti che le tue mani lentamente
s’aprono verso la luce e la stella e l’eterno Avvento.
(Ernst Wiechert, 1887-1950)
Concedici Signore la gioia di pensare ed immaginare che Tu sarai molto di più di quanto le nostre limitate menti ed esistenze hanno saputo credere in questa vita. Sicuramente quando Ti incontreremo, se avremo la grazia di contemplare il Tuo volto, comprenderemo e non resteremo delusi perché un Padre Buono, quale Tu sei per noi, dà sempre il meglio ai Suoi figli. “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc 11,11-13) Noi siamo i Tuoi piccoli…
È proprio così Dio non è mai come pensiamo è sempre aldilà
Insieme per scoprirlo.
Il libro citato è bellissimo ed è davvero Dio che prega noi