L’alt(r)o sguardo sul mondo
Tutti i Santi
(Ap 7,2-4.9-14 / Sal 23 / 1Gv 3,1-3 / Mt 5,1-12)
Avrebbe potuto accentuare la differenza, marcare un distacco abissale, Sempre acclamato tre volte «santo», avrebbe potuto approfittare di queste parole che escono da labbra umane – che in un certo senso fanno comodo pure a noi così da giustificare il nostro impossibile – e stare ben oltre le righe, lontano da umane debolezze. Ma non è andata così. La sua natura è comunione e non solitudine. Per questo s’è fatto uomo, mescolandosi a questo impasto di materia… e in cambio, ci fece dono del Suo spirito.
Non avremmo mai potuto incontrarlo, conoscerlo, amarlo se non ci avesse raggiunti. Accettò di perdersi nella morte, facendosi uomo. Perché più di noi, Egli aveva bisogno dell’uomo: stare in mezzo a noi fu la sua gioia, la sua beatitudine. Il suo cammino. La sua santità – questa santità che invita a comunione – è il nostro mistero.
Da oggi si apre questo tempo che ci porterà, potremmo pur dire, fino al suo Avvento. È tempo per alzare lo sguardo al cielo, in cerca della luce che si fa più rara, più preziosa. Le foglie dagli alberi dovrebbero presto mollare la presa anche se quest’anno sembrano non voler cedere, non arrendersi a leggi biologiche o alla legge di gravità. Ma presto o tardi accadrà. È tempo per alzare lo sguardo, non fosse che per il ricordo di chi ci ha preceduto. Il loro corpo riposa nella terra ma la nostra speranza è che siano nei cieli, dove abita il Padre poiché essi sono suoi figli. E tra meno di un mese, ritrovata questa comunione con tutti gli esseri della terra, potremmo di nuovo invocare dal cielo il suo ritorno.
Si passa – lo sappiamo – per la grande tribolazione, laddove pare che Morte abbia il sopravvento. Alcuni paiono perfino bersagli più sensibili e più volte sperimentano tribolazione. La vita per molti può apparire anche così. Ma la Parola di Dio ci fa contemplare cose mai udite e neppure mai viste. Si apre il Libro e si legge di un’innumerevole comunione di provati, già passati oltre. E sono vivi. In piedi. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi (Ap 7,9). Ci chiede, la parola di Dio, di avere questo sguardo sull’uomo.
Non si tratta di visioni, ma di ciò che ascoltiamo. È l’ascolto che fa nascere visioni, speranze. E dunque per questo ci si rialza, per mettersi in cammino verso questo orizzonte, vivendo ogni giorno in una prospettiva ben diversa da ciò che appare sensibilmente.
Lui, le guardava così le folle: erano poveri, in lacrime, perseguitati, insultati, rifiutati. Portavano dentro mitezza, una sete di giustizia, di pace, una ricerca spassionata di misericordia. Non riusciva a guardarli commiserandoli. Non venne a dire «Poveri voi, come siete ridotti!». Fu come un grido che squarcia la notte e improvvisamente risveglia: «Beati!». In piedi, in cammino. Non era il grido di un arreso. Andò Lui pure verso la morte, a Gerusalemme. Lo disse almeno per tre volte. «Beati!» è Diceva già il profeta Isaia: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te» (Is 60,1-12).
Grazie a Te, o Padre,
creatore del cielo e della terra,
che hai rivelato queste cose
ai piccoli e ai semplici.
Grazie a Te, Cristo, Verbo di Dio,
principio di ogni intelligenza.
Grazie a Te, Spirito,
fuoco che brucia ogni bruttura,
paraclito dell’umanità,
gioia dei poveri.
Amen.
Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Chiamati figli di Dio noi siamo,
e realmente lo siamo, carissimi:
non c’è destino più grande, o uomo.
Padre di tutti, che opera in tutti:
e tutti siete di stirpe divina,
anche il più povero, l’ultimo uomo,
ognuno un proprio momento di Dio…
Questo già siamo, ma ciò che saremo
neppure in sogno c’è dato pensare:
solo sappiamo che siamo simili a Lui
saremo quando vedremo com’è!
E dunque Signore,
non guardare ai nostri peccati,
ai nostri quotidiani tradimenti,
a tutte queste viltà segue e palesi,
ma guarda alla fede di tutti i giusti della terra:
ai giusti di qualunque religione e fede,
ai giusti senza un nome, silenziosi e umili,
uomini e donne di cui nessuno
ha mai avvertito che neppure esistessero
e invece il loro nome era scritto sul tuo Libro […]
Santità del Padre, vita di ogni vita;
santità del Verbo, Parola mai finita di dire;
santità dello Spirito, fuoco e vento sopra gli abissi.
(David Maria Turoldo)
Un po’ per caso un po’ -voglio credere- per fortuna, tra ieri ed oggi mi è capitato di sentire per ben due volte le stesse letture. Tra queste il brano tratto dall’Apocalisse di Giovanni mi ha colpito particolarmente. Si parla di coloro che hanno servito il signore, su cui sono posti dei segni, e poi si parla di una grandissima moltitudine, impossibile da numerare, di gente di ogni provenienza, etnia e cultura, ovvero coloro “che vengono dalla grande tribolazione” ed hanno lavato le proprie vesti nel sangue dell’Agnello. Si parte da una moltitudine immane, ricca di diversità ma unita dalla “grande tribolazione”, per arrivare poi ad un Vangelo che è come un abbraccio. Un elenco di beatitudini che accomuna, guardacaso, proprio coloro che hanno piú patito e li rassicura, uno ad uno, che saranno accolti nel regno di Dio. E non c’è cenno a legge, a religione, a riti specifici da compiere… C’è solo una fame ed una sete che accomuna e che, Gesù garantisce, sarà saziata.
“Tra noi ci sono dei santi.
Essi sanno parlarci proprio come faceva Gesù in mezzo ai piccoli”.
don Sergio Colombo
“Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la vivono ogni giorno”… è a partire dall’ascolto che ci si incammina sulla strada della santità, dietro a Lui e a tutti i Santi che ci hanno preceduto, per seguirli su un’unica grande via: quella dell’amore.
L’amore, in ogni sua forma, ha il Buon profumo di Lui e della Sua santità.
“I santi sono quasi sempre dei solitari, originali, fuori dagli schemi. Sono creatori di una maniera di vivere che viene loro da un conversione al vangelo. Sono dei regali di un’umanità nuova che Dio dà in certi momenti della storia. Sulla loro strada scoprono una solidarietà con i fratelli. Riconoscono la straordinaria presenza di tutti coloro che prima di loro e accanto a loro hanno osato ciascuno prende la propria strada. La coscienza profonda di far parte di una comunione immensa, fondata sulla singolarità inalienabile di ciascuno, la si esperimenta quando scompare l’orgoglio che tanto facilmente si accompagna alla solitudine per far posto ad una povertà che permette di accogliere gli altri come ricchezza e dà forza di vivere senza paura uno tra gli altri……… è in questa esperienza del tutto “profana” -che coniuga la coscienza di una solitudine inalienabile e il sentimento di appartenenza a un’umanità dalle frontiere invisibili- che si manifesta anonimamente colui che possiamo chiamare il Dio di tutti i santi”.
Tratto da comunità Redona