L’Amico che mantiene la Parola
Venerdì santo
(Is 52,13- 53,12 / Sal 30 / Eb 4,14-16; 5,7-9 / Gv 18,1- 19,42)
Oggi non scriverò troppo. Vorrei solo proporvi di leggere il racconto della passione distribuendone l’ascolto nell’arco dell’intera giornata. Il tempo è ancora incerto: anche le comunità dei cristiani sono come disperse, divise – quasi un intimo tormento – tra il desiderio di partecipare alle celebrazioni di questi giorni e la comprensibilissima prudenza che per molti s’è fatta esplicita richiesta di stare in casa. Questo era, per lo più, il giorno delle processioni serali con il simulacro di Cristo morto, il giorno di sacre rappresentazioni che in molti paesi affondano le radici nella notte dei tempi. Rappresentazioni «sacre» quasi nel senso di intoccabili, che se mancavano non sembrava nemmeno venerdì santo.
Se vi fosse possibile, prendetevi il tempo e fermatevi, in questo giorno santo, interrompendo per brevi attimi ogni attività per camminare silenziosi dietro a Gesù, in ascolto della sua Parola. È dell’evangelista Giovanni il racconto della passione che ascolteremo oggi. Sono questi i giorni in cui ci accorgiamo che le Scritture andarono via via compiendosi e noi le ascolteremo abbondantemente per scoprire la fedeltà di Dio alla sua stessa Parola. Come un amico che mantiene la Parola. Ho suddiviso così il racconto della passione. Ad ogni brano segue un canto di Taizé da ascoltare, da meditare, come una preghiera che diventa nostra, istante dopo istante, finché quasi ti vien voglia di provare a cantarla.
Un dettaglio che pare paesaggistico: il racconto della passione di Gesù secondo Giovanni prende il suo inizio in un giardino. Come «in principio», nel libro della Genesi. È Dio che ci prende per mano e ci riporta in quel giardino perduto a causa della nostra disobbedienza, della nostra incapacità ad ascoltare cosa dice il Signore. Entriamo in questo giardino, seguiamo Gesù mentre passando con la croce a spalle dissoda la nostra esistenza da tutte le sue aridità. Quella croce sarà come un albero, al centro del giardino da cui potremo cogliere frutti che hanno il sapore della salvezza, frutti che non allappano i denti lasciandoti l’amaro in bocca. Morendo in croce, dice Giovanni, consegnò lo spirito. E il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Il tempo è compiuto. È tempo di raccogliere questi frutti dall’albero della croce. Gustiamo e vediamo com’è buono il Signore. E nutrendoci delle sue parole, seguendolo nel suo cammino verso la croce, chiediamogli di assimilare questi frutti che ora possiamo cogliere. In un altro giardino poi lo seppelliranno ed egli, risorto, sembrava un uomo che di quel giardino ancora desidera prendersene cura.
1.
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
Dio, fa’ che i miei pensieri si raccolgano in Te.
Presso di Te è la luce; Tu non mi dimentichi;
presso di Te è l’aiuto, presso di Te è la pazienza;
non capisco le tue vie ma Tu conosci il cammino per me.
Gott, lass meine Gedanken sich sammeln zu dir
Bei dir ist das Licht, du vergisst mich nicht
Bei dir ist die Hilfe, bei dir ist die Geduld
Ich verstehe deine Wege nicht
Aber du weißt den Weg für mich
2.
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Misericordias Domini, in æternum cantabo.
Canterò per sempre l’amore del Signore
3.
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.
Bless the Lord, My Soul
and bless God’s holy name.
Bless the Lord, my soul,
Who leads me into life.
Benedici il Signore, anima mia,
benedici il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
Lui che ti conduce nella vita.
4.
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
C’est Toi ma lampe, Seigneur
Mon Dieu, éclaire ma ténèbre
Mon Dieu, mon Dieu, éclaire ma ténèbre
Mon Dieu, mon Dieu, éclaire ma ténèbre
Sei tu,Signore, la mia lampada
Mio Dio, rischiara le mie tenebre
5.
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
Adoramus Te, Christe, Kbenedicimus tibi
quia per crucem tuam, redemisti mundum.
Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
perchè con la tua croce ha redento il mondo
6.
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Behüte mich Gott, ich vertraue dir
Du zeigst mir den Weg zum Leben
Bei dir ist Freude, Freude in Fülle
Proteggimi o Dio, mi fido di Te
Tu mi mostri la via per la vita
con Te c’è gioia, gioia in abbondanza
7.
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.
Seigneur, tu gardes mon ame.
O Dieu tu connais mon coeur.
Conduis moi sur le chemin d’éternité,
conduis moi sur le chemin d’éternité.
Signore, Tu custodisci la mia anima.
O Dio, Tu conosci il mio cuore.
Conducimi sul cammino dell’eternità.
Ho finito ora il percorso di questa via Crucis che, ammetto, non è mai stata così sentita come oggi. Anzi, a dirla tutta, in piena onestà, non è mai stata granché sentira. Sarà il contesto che ha aiutato, sarà che prima non ero abbastanza matura, sarà stata la combinazione di testo e musica e l’invito a candenzare gli appuntamenti nella giornata… Ma di fatto questa di oggi credo sia stata la prima via crucis davvero “sentita”, grazie di cuore!
Grazie don Stefano, sarà un giorno di meditazione diviso in 7 momenti, il numero della pienezza, come nessuno mi aveva mai proposto. Buona meditazione a tutti,