L’anziana bambina dei fiori

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Data :20 Giugno 2022

… all’indomani della festa del Corpus Domini

Un’anziana signora apriva quell’insolita processione. Teneva un cesto tra le mani, molto largo. Pieno di petali di fiori di campo assortiti. Una manciata di petali gettati delicatamente da sinistra a destra. Poi una a rovescio. E lo sguardo che ogni tanto si volgeva indietro per assicurarsi che il piccolo gruppo di persone seguisse, ben compaginato, quella scia di colore sull’asfalto già rovente d’un mattino d’estate. Aveva, la signora, l’aria felice di una bambina che da una vita è solita compiere quel gesto, una volta l’anno, in questo giorno solenne del «Corpus Domini». Per tradizione. Per devozione. Per fede. 

Non ci sono crociferi, turiboli o candelabri. Niente bandiere, stendardi o gonfaloni. Soltanto uno sparuto gruppo di fedeli radunatosi in chiesa per la celebrazione dell’Eucarestia domenicale. Non li ho contati perché non ho mai avuto questo riflesso ma così – ad occhio e croce – saremo stati una trentina. Trentacinque al massimo. Ed io, chiamato un po’ in emergenza la sera prima dal parroco del capoluogo per chiedermi se potevo sostituire il prete anziano che solitamente serve quella comunità, ora ammorbato del più celebre dei virus. 

Mi dicono, arrivando in sagrestia: «Qui, in questo giorno, siamo soliti fare una piccola processione al termine della celebrazione. La faremo?». Per un attimo mi sono chiesto dove si sarebbe snodata questa processione. Tutto attorno solo campi: quel che resta dopo il passaggio della mietitura dell’orzo, o del fieno già imballato ad ultimare l’essiccazione, e campi di granoturco ormai alto, d’un verde scuro intenso. Per sua maestà il granoturco l’irrigazione a pioggia, insieme alle cicale, batte il ritmo all’estate. Dove andremo dunque in processione? Solo un piccolo segno: un giro della piazza antistante la chiesa, contornata dalle uniche case di questo piccolo borgo.

C’era qualcosa nell’aria. Forse nei cuori. Quella processione apparteneva alla tradizione. Eppure non ho sentito affatto la tipica tensione che precede questi eventi straordinari nella più parte delle parrocchie. Aveva l’aria di qualcosa di naturale per quanto ancora mi paresse bizzarro quel giro della piazza attorno ad un centro che non stava all’interno del cerchio disegnato dai petali di fiore. Quel camminare aveva come centro il Corpo di Cristo che tenevo tra le mani in un piccolo ostensorio.

La signora dei petali, terminato il giro e tutti i petali di fiore, rovescia il cesto scuotendolo all’aria come ad assicurarsi che nessun petalo fosse risparmiato alla sua ragion d’essere… a terra, offerto al calpestio di quelle persone e al passaggio del Corpo di Cristo. Mentre completiamo il giro della piazza echeggiano nella mente e nel cuore parole precise, esatte: «…perchè nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nei cieli sulla terra e sottoterra. E ogni lingua proclami: Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre». (Fil 2,10-11). In fondo anche quei petali di fiori recisi hanno donato i loro colori e i loro profumi rispondendo così all’eterno invito della Vita che chiede d’essere offerta e non risparmiata, prima che sfiorisca da sé. Come l’erba sono i nostri giorni… un soffio. Al mattino germoglia… alla sera è falciata e dissecca (Salmo 89).

Ci fermiamo davanti al portone della chiesa. Prima di dare la benedizione, invito ad osservare ben oltre le apparenze. I nostri occhi di carne non vedono che questi «quattro gatti» che siamo, o questo «piccolo gregge», per citare parole decisamente più evangeliche. Per chi tuttavia ha sentito poco prima il Maestro parlare del Regno di Dio, è immediato cercare ciò che non appare manifesto ed evidente ad occhio nudo. A cercare anzitutto il Regno di Dio, non si può ignorare che in quella piazza non c’erano solo questi corpi visibili ma una moltitudine di fratelli e sorelle, albergati nei cuori di ciascuno dei presenti. Vivi o morti che fossero. E in genere, in questi momenti, i vivi e i morti convivono in una grande pace, in un ricordo, in un pensiero. Che sia la persona defunta o un figlio che più non frequenta, nonostante quanto s’è pensato di fare ed insegnare per il suo bene spirituale. È così che dovremmo abituarci a guardare le nostre assemblee domenicali, foss’anche la più sparuta o la più dispersa. Gli occhi di molti iniziano a luccicare. È la risposta del corpo che dice non a parole ma con i fatti la piena concordia con questo pensiero. Una comunione di sentire.

È dunque giunto il momento di benedire. La piazza sta al mondo come ogni cuore sta ai molti che lì vi si sono radunati. E c’eravate anche voi che ora leggete, perché già sapevo in quel mentre che non avrei indugiato a raccontarvi questa insolita festa del «Corpus Domini». Insolita per la sua semplicità. Per la sua spontaneità. Per l’anziana bambina dei fiori e per il piccolo gregge. Perché nulla vi era d’artefatto. Nessun cerimoniale. Solo quel desiderio di dire sui tetti quanto avvertito nel segreto dell’Eucarestia appena celebrata. Congedo i presenti concedendomi una licenza: «Voi stessi date loro da mangiare. Andate in pace». «Rendiamo grazie a Dio!» rispondono tutti. 

«Come si chiama?» irrompe una signora per paura che m’affrettassi a deporre nel tabernacolo il Santissimo Sacramento. Le rispondo. E mentre ancora tengo tra le mani l’ostensorio, si apre un brevissimo dialogo con tutti i presenti. L’occasione di conoscersi o forse un incontro che rimarrà unico. Ma è certo che tutto questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi. Era domenica, 19 giugno 2022, festa del Corpo e Sangue del Signore a Casalpoglio (MN).


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Piccoli Pensieri (3)

Mary

La vita a volte ci regala momenti magici, come è successo a te don Stefano, il giorno della festa del Corpus Domini. “VIVI IL QUI ED ORA” Il saper apprezzare questi momenti è un vero DONO.

21 Giugno 2022
Anna M.

La riflessione all’indomani del Corpus Domini è tutta una poesia: dai petali dei fiori, alla benedizione, agli occhi lucidi dei presenti.
Che pace oggi mi hai portato, don, con il tuo racconto.
…E la festa continua. Grazie.

21 Giugno 2022
Maria Elena Bergamaschi

Grazie Signore perché oggi e più di ieri ci dici che “vivi”. Vivi nell’angoscia dei nostri cuori e nella semplicità e bellezza dei petali “sparsi” per noi per te che sei Amore

21 Giugno 2022

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