Lasciare il segno

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Data :13 Luglio 2021
(Es 2,1-15 / Sal 68 / Mt 11,20-24)

La presenza di Gesù in quella piccola porzione di terra altro non fu che il segno più evidente della presenza del regno di Dio in mezzo alle vicende umane. Dopo che Giovanni Battista fu arrestato, iniziò il suo ministero, ripetendone pari pari il messaggio: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4,17). Segni, miracoli o prodigi che fossero, tutto di lui diceva questo farsi prossimo di Dio, questo avvicinarsi del Regno di Dio. Aggiungeva alla normale routine di intere città, dei segni che ricordassero la presenza di Dio.

Era scritto nel suo nome e i profeti lo avevano già detto da tempo: sarà chiamato «Emmanuele», Dio-con-noi (Is 7,14). Sarà proprio l’evangelista Matteo a riprendere questa profezia collocandola all’inizio del suo Vangelo, all’interno del racconto del sogno di Giuseppe (Mt 1, 22-23). Sembra un sogno che Dio possa essere in mezzo a noi. Quando Giuseppe, sposo di Maria, si destò dal sonno, egli fece come l’angelo gli aveva detto in quel sogno. Cambiò dunque i suoi progetti, per quanto rispettosi e rispettabili fossero. I suoi pensieri lasciarono spazio ai pensieri di Dio. E in un attimo arrivò il 25 dicembre. Fu Natale. 

L’uomo ha uno strano rapporto con i segni, ritenendoli spesso sinonimo di interventi prodigiosi. Certamente il Vangelo allude a segni e prodigi nel senso di qualche cosa di straordinario e miracoloso. In realtà molti dei prodigi compiuti da Gesù erano semplici segni positivi di un avvicinarsi che sapeva di benevolenza. Aggiungere piuttosto che sottrarre. 

Il passaggio dell’uomo sulla terra è già un segno. Ed è qualcosa di prodigioso il fatto stesso di essere qui. Ci sono ovunque resti o tracce di antiche civiltà umane. Ciascuna di esse ha lasciato il suo segno. Segni positivi. A volte anche negativi. Ci sono città che sembrano esistite solo per difendere i propri confini da attacchi stranieri, ci sono città che hanno sempre temuto di essere invase e distrutte. Se l’avvicinarsi di qualcuno è inteso come una minaccia, un pericolo alla propria quiete o incolumità, è chiaro che gli interventi di Gesù dovettero risultare di gran disturbo. Non rimaneva che chiudere gli occhi a quei segni favorevoli. 

Al segno sarebbe dovuta seguire la conversione e questa, a sua volta, altro non sarebbe che segno di una certa capacità umana a riconoscere la vicinanza di Dio. Il prodigio chiede la conversione ma quest’ultima sarebbe dunque un segno più grande. Conversione è tornare a Dio, conversione è credere al Vangelo, a ciò che la Parola di Dio chiede all’uomo, a ciò che l’uomo può compiere quando vive in compagnia di Dio. 

Nei giorni scorsi, nel mio paesello, la gente ha facilmente riconosciuto nel fatto di non aver avuto vittime dopo la violenta tromba d’aria che ha seminato devastato e distruzione un chiaro segno di benevolenza. Una grazia ricevuta. Una fortuna. Un miracolo. Ci sono tanti nomi che si possono dare a questo fatto d’essere ancora tutti qui. E dunque che fare? Stando al Vangelo ci sarebbe da ricoprirsi di cenere e sacco, cioè di porre dei segni esteriori che dicano il nostro desiderio di conversione, di ritornare a Dio. Che fare? Novene? Digiuni? Preghiere? Processioni? Tutto si può fare, purché l’intenzione e lo spirito siano chiari. Certamente, ricostruire una città degli uomini e un modo di vivere che racconti quanto ancor più siamo stati benevolmente visitati da Lui. La forma dell’apertura, dell’accoglienza non potrà che essere il migliore dei segni. 

Vieni, Santo Spirito di Dio!
Guidaci a toccare il povero e il disprezzato.
Insegnaci a mettere le nostre mani
al servizio della pace e dell’amore.
Fa’ che le nostre mani tornino ad avere
l’odore delle tue,
senza violenza e senza odio;
rendici capaci di contemplare ovunque
il volto del Padre buono.
Amen. 

Dal Vangelo secondo Matteo (11,20-24)

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

Non affaticarti, amico mio, a correre
dietro il vento del nulla a rotta di collo.
Dimmi dove vai…
guardati, non sai più la strada.
Vai e vieni… sei qui e sei là.
Non c’è niente, amica mia,
te lo garantisco, che valga la pena
che tu ti faccia in quatto:
Ti sfianchi e ti svuoti solo per agitarti!
Guarda un po’ cos’è successo
ai tuoi idoli di un tempo,
alle tue priorità di ieri…
Se ti fermi, ti accorgerai
che non hai niente in mano,
neppure te stesso.
Tu, amico mio, fermati,
riprendi fiato, riposati,
ora hai qualcosa di meglio da fare. 
È nel tuo cuore che devi cercare, scavare,
senza stancarti… fino in fondo.
Datti da fare, provaci ancora…
abbassa le colline e riempi le valli, le tue.
Salta i muri e tutte le resistenze…
guadati dentro e in alto, sempre di più.
Fino a quando, un mattino,
vedrai la vera stella che brilla
nel fondo del tuo cuore
finalmente tuo e vivo.
Solo allora, te ne prego;
torna a correre, con gli altri,
nel grande mistero della vita,
che sempre era in te.

(Ruggero Marini)

Sidone, resti dell’antica città

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Dania

Nella libertà e nella gratuità abbiamo ricevuto, nella libertà possiamo accogliere o rifiutare e nella gratuità donare a nostra volta.
Non sia scontato ciò che facciamo o doniamo con e per amore ma ancor più ciò che abbiamo ricevuto e riceviamo ogni giorno.Sapremo sopportare anche qualche rifiuto in Tuo nome, con il Tuo aiuto e il Tuo sostegno purché non si spenga mai la luce che hai messo in noi e che rischiara le ombre della notte. E sempre, in ogni tempo e luogo, sapremo o impareremo a renderTi grazie.

13 Luglio 2021

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