Lo spazio per la Vita
IV domenica di Avvento
(2Sam 7,1-5.8-12.14.16 / Sal 88 / Rm 16,25-27 / Lc 1,26-38)
Come un perfetto atterraggio, l’angelo Gabriele tocca la terra: Nazareth, la casa di Maria. Gli altri dettagli sono le coordinate esistenziali, lo spazio in cui l’esistenza di Maria stava prendendo forma: giovane e vergine, promessa sposa di uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe.
Poi un saluto che riempie il cuore. E quello stesso cuore che si riempie di timore. E una domanda sensata, legittima circa quel saluto. Ma segue l’annuncio che ha il sapore di una promessa: un Figlio che ancor prima di crescerle in grembo, è già visto nel massimo del suo splendore. E dopo il cuore è il grembo che inizia a riempirsi. Lo Spirito santo, ombra dell’Altissimo che sempre rimane invisibile. Perché così credevano: non è la nascita ma la morte che permette di vedere Dio. Se ne ricorderà, vedendo il Figlio morire sulla croce. Lei per prima comprenderà che in quella morte è Dio che finalmente si renderà visibile. E quel figlio non sarà mai suo: è dell’Altissimo e sulla terra lo chiameranno Figlio di Dio. La nascita invece è segno che Dio ha visto l’uomo: ha guardato la condizione di quel popolo, in quel preciso momento storico e insieme a guardato all’umiltà di colei che si dirà «serva del Signore»
Infine un indizio – sempre in tema – a conferma di quanto Dio compie ovunque vuole: la prova schiacciante di una cugina che come un deserto fiorirà. Era detta sterile da tutti. E quel soprannome forse non è solo legato al fatto che non avesse figli. È forse la vecchiaia che l’ha resa sazia di giorni, l’ha resa sterile perché incapace di visioni, l’ha convinta a rassegnarsi ora che s’avvicina al tramonto? Mettersi di nuovo a disposizione della vita, in vecchiaia, parrebbe solo un rischio. Soltanto Dio non si permise mai di chiamarla – né di pensarla – sterile.
Per finire, l’angelo scaricato del suo “pesante” annuncio, caricato su Maria il giogo di quel Figlio, si allontana da lei. Dopo aver riempito stanza e grembo, ora Maria è nuovamente sola. A prima vista. Nel segreto e nel profondo grembo, Dio le sta già facendo compagnia. Quella Parola che già si sta facendo carne in lei, ha già transustanziato la vergine promessa sposa di un uomo nella madre di Dio. È lo Spirito santo, ombra dell’Altissimo, che fa questo. La partenza dell’angelo, questo suo allontanarsi da Maria, è esso pure un messaggio: la vita nuova chiede spazio. Dentro e fuori. A cosa serve dunque – mi chiedo – l’ingombrante ambizione degli umani? Farsi piccoli è azione divina ma possibile anche per l’umano vivere.
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O Chiave di David,
e scettro della casa di Israele,
che apri e nessuno chiude,
chiudi e nessuno apre:
vieni e libera lo schiavo dal carcere,
che è nelle tenebre, e nell’ombra della morte.
O Clavis David,
et sceptrum domus Israël,
qui aperis, et nemo claudit,
claudis, et nemo aperit:
veni, et educ vinctum de domo carceris,
sedentem in tenebris, et umbra mortis.
Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Dio è venuto a casa,
spogliandosi della sua gloria,
e si è fatto uno di noi.
So già che è da molto che lo sapete,
che ve lo dicono,
che lo sapete freddamente
perché ve lo hanno detto con parole fredde.
Io voglio che lo sappiate, subito,
oggi forse per la prima volta assorti, sconcentrati,
liberi da ogni mito,
liberi da tante meschine libertà.
Voglio che ve lo dica lo Spirito
come un colpo d’accetta in un tronco vivo!
Voglio che vi imbattiate in Lui
come quando si inciampa nella porta di casa
sotto lo sguardo e l’abbraccio impaziente del Padre.
Voglio che lo incontriate, in un abbraccio totale,
compagno, Amore, certezza che ci sfugge.
(Pedro Casaldaliga Pla)
Fecondaci, Signore, con il Tuo Spirito e nella Tua parola, nel suo ascolto, nel timido e a volte maldestro balbettamento ed ancor più nella sua incarnazione e traduzione in opere. Manda Tuo Figlio, insieme al Tuo Santo Spirito a rinnovare la terra ed infiammare i nostri cuori.
Questo brano del vangelo non smette mai di emozionarmi. Mi regala sempre un’emozione simile a quella che provavo da bambina leggendo le fiabe con le principesse, come una sorta di “fermento al lieto fine”. La riflessione di oggi è riuscita a dare un taglio nuovo, un po’ più adulto, a questa emozione, grazie di cuore!