Mica c’abbiamo scritto in fronte “sali e tabacchi”!

Esaltazione della santa Croce

(Nm 21,4-9 / Sal 77 / Fil 2,6-11 / Gv 3,13-17)
Piero della Francesca, Ritrovamento delle tre croci, Basilica di San Francesco, Arezzo

Dal Vangelo secondo Giovanni (3,13-17)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

14 settembre, anno del Signore 320. Elena, madre dell’imperatore Costantino avrebbe trovato nei pressi del Golgota la croce sulla quale morì Gesù. Di lì a pochi anni, nel 335, lo stesso giorno venne inaugurata la basilica del santo Sepolcro a Gerusalemme.

Se non fosse che Cristo è risorto non saremmo qui a contemplare la croce. Chi di noi starebbe a fissare l’oggetto con il quale ti hanno ucciso violentemente la persona più cara? Sarebbe come dire a chi ha perso qualcuno durante una sparatoria di andarsene in giro con una catenella al collo con appesa una pistola d’oro o d’argento. Eppure molti portano al collo una croce o siamo ancora soliti appenderla nelle nostre case, nei luoghi di lavoro o nelle scuole. Va detto subito e chiaramente che se noi oggi guardiamo alla croce come segno di salvezza è per Colui che vi è salito: Gesù, il Figlio di Dio. Quel totale abbassamento diventa per noi il punto più alto verso cui guardare, il punto in cui cielo e terra si fondono e si legano per sempre. Nella morte più paradossale, quella che serviva a dire implicitamente che né in cielo né in terra si voleva sapere del condannato, oggi, proprio quel segno della croce diventa per noi la direzione verso cui guardare.

Anche in questa festa dunque siamo dunque invitati a guardare alla croce non per la croce in sé ma per Colui che vi fu crocefisso: Cristo Gesù… dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato, recita uno dei canti cristiani più antichi di cui rimane traccia del testo nella lettera di Paolo ai Filippesi. E come ha fatto Dio così desideriamo fare noi, esaltando il crocefisso-risorto da morte. Non il legno, ma la carne. Non i chiodi, ma un sigillo di amore. Non un casco di spine, ma una corona. 

Occorre aver deciso con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le proprie forze di voler ascoltare che cosa dice Dio… per reggere davanti alla croce. Per chi desidera fare dell’ascolto di Dio il primo dei comandamenti, allora anche il momento di massimo dolore e della morte può diventare un luogo – seppure assurdo – per ascoltarLo. E la mente corre non solo ai piedi del Golgota a Gerusalemme, ma in cima ad un altro monte, più vicino a noi. E precisamente sul monte della Verna dove Francesco di Assisi volle chiedere a Dio di capire il dolore di Gesù sulla croce e più ancora di capire l’amore che lo spinse ad una morte estrema, senza neppure reagire al male se non attraverso quel duplice abbandono: nelle mani di chi lo stava crocifiggendo ma, ancor più, nelle mani del Padre suo. Non si regge la croce e il suo dolore se non perché si è deciso di voler ascoltare la parola di Dio anche in quel momento. 

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore” (salmo 85).
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.  Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Ecco cosa ci dice Dio attraverso l’esistenza di suo Figlio Gesù. E come ha detto in vita così dirà anche nell’ora della morte. Per questo noi esaltiamo oggi la sua croce: non tanto per un ritrovamento archeologico, quanto perché comprendiamo, passo dopo passo, che Dio non ha condannato il mondo. Egli è venuto per salvare quel mondo che Lui stesso aveva creato e che consegnato nelle mani degli uomini perché lo custodissero, ne abbiamo fatto un luogo di violenza, di deportazioni, di ingiustizie, di soprusi e sopraffazioni.

In questi giorni, celebrando diversi battesimi mi sono letteralmente commosso nell’accogliere una tenera creatura mortale che sta per nascere alla vita eterna. Molti genitori mi chiedono perché quel nodo in gola. Ed io chiedo sempre loro se quando hanno visto per la prima volta il loro figlio non si sono commossi fino alle lacrime. Ecco, succede anche agli “uomini di chiesa” (come ci chiamano!)  di commuoversi quando vedi che sta per nascere un figlio alla vita eterna.  Tracciando su di lui, alla porta della chiesa, un segno di croce sulla fronte, i cristiani dicono che non hanno scritto in fronte “sali e tabacchi”.

La nostra fronte è un po’ simbolo della nostra espressività, simboleggia in un certo senso ciò che abbiamo nel cuore. Noi siamo quello che abbiamo scritto in fronte. Concedetemi un consiglio per la riapertura della scuola dopo il lockdown: provate pure la febbre con il termoscanner e fatelo con coscienza, ma non dimenticatevi mai di segnare sulla fronte con il segno della croce i vostri figli ai quali aprite la porta di casa perché escano nel mondo. Dio ve li ha dati non per condannarli in casa e neppure per condannare il mondo, non perché diventino il luogo o il segno delle nostre contese adulte e pagane, ma perché noi che siamo così mondani e sempre meno abbiamo un pensiero rivolto al Signore, possiamo tenere nella mente e nel cuore il pensiero di Cristo. Davvero ho la netta sensazione che quanto più abbonda la prosperità quanto più diventiamo privi di senno, perdiamo l’uso della ragione… sembriamo animali che hanno solo paura di morire. E non sentitelo, per favore, come un giudizio. È un invito, una benedizione. Vorrei solo dirvi: ricordati che dal giorno del tuo battesimo sulla tua fronte non si legge solo la temperatura corporea, ma si dovrebbe leggere quel sigillo indelebile: siamo di Dio, siamo suo Vangelo scritto per gli uomini di oggi. Cari genitori, riprendete dunque la buona abitudine di segnare con il pollice destro la fronte dei vostri figli, anche quando sono diventati più alti di voi. Non era una pratica che il nostro Vescovo ha autorizzato per i giorni tragici del confinamento. Erano pratiche che ci appartenevano e non c’era affatto bisogno che papa, vescovi e preti richiamassero alla mente il gesto di una benedizione fatta da un genitore sui figli. Non è magia, non è superstizione. È il segno della nostra fede, una fede che dice che non ci si salva da soli e che la salvezza è sempre una mano tesa; la salvezza è un salvagente gettato a chi annega in mare o, come noi, anche solo in un bicchier d’acqua; la salvezza è una croce sulla fronte di chi ha ormai tutto e troppo ma rischia di dimenticare l’essenziale: siamo già salvati! Dio è con noi, quando esci e quando entri. Da ora e per sempre.

La croce di Gesù non sarà dunque esaltata per il ritrovamento di una reliquia o per una ricorrenza liturgica, ma sarà esaltata in noi, nel nostro corpo che seppur mortale e fragile, è segno della gloria di Dio, del Suo passaggio in noi. Tracciare la croce di Cristo sulla fronte dei figli di Dio e ritrovarci segnati da questo sigillo non certo per ostentare appartenenze ma per testimoniare umilmente al mondo che Dio ci ama e ci manda a testimoniare la sua resurrezione che, proprio di questi tempi, potrebbe riguardarci più da vicino. N’est-ce pas? dicono i francesi. Isn’t it? in inglese… Non è cosi? si dice in italiano.

Risorgete! Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo! Così sia!

antico fonte battesimale

Signore, sei stato buono con la tua terra […]

Hai perdonato l’iniquità del tuo popolo,

hai cancellato tutti i suoi peccati.

Hai deposto tutto il tuo sdegno

e messo fine alla tua grande ira.

Rialzaci, Dio nostra salvezza,

e placa il tuo sdegno verso di noi.

Forse per sempre sarai adirato con noi,

di età in età estenderai il tuo sdegno?

Non tornerai tu forse a darci vita,

perché in te gioisca il tuo popolo?

Mostraci, Signore, la tua misericordia

e donaci la tua salvezza.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:

egli annunzia la pace

per il suo popolo, per i suoi fedeli,

per chi ritorna a lui con tutto il cuore.

La sua salvezza è vicina a chi lo teme

e la sua gloria abiterà la nostra terra.

Misericordia e verità s’incontreranno,

giustizia e pace si baceranno.

La verità germoglierà dalla terra

e la giustizia si affaccerà dal cielo.

Quando il Signore elargirà il suo bene,

la nostra terra darà il suo frutto.

Davanti a lui camminerà la giustizia

e sulla via dei suoi passi la salvezza.

(salmo 85)

Cristo s’è fatto obbediente per noi,
obbediente fino alla morte, alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltato
e gli ha dato un nome sopra ogni nome.


Rimani aggiornato per ricevere i miei nuovi articoli




Piccoli Pensieri (2)

Angela

Bentornato don Stefano, che bello ritornare a leggere le tue parole… allargano il cuore e la mente. E che bello leggere anche i commenti di fratelli che non conosco ma che sento vicino nello spirito. Grazie

14 Settembre 2020
Arianna

Che bello il rito del segno di croce sulla fronte! In casa mia è una pratica appresa dalla nonna materna che, ogni volta che dovevamo congedarci da lei, estraeva pronta la riserva di acqua santa e ci segnava in fronte. La sera poi, se si restava a dormire, veniva aggiunto a voce “Tutti gli angioletti a nanna con te”, come una carezza speciale. Una coccola speciale che è rimasta come abitudine, sostituendo “a nanna” con l’azione che ci si appresta a compiere. È una bella abitudine davvero, fa sentire come uno spessore diverso dell’affetto famigliare.

14 Settembre 2020

Scrivi il tuo Pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


@