Mutare i nostri paesaggi

II domenica di avvento (C) / (Bar 5,1-9 / Sal 125 / Fil 1,4-6.8-11 / Lc 3,1-6)

VOCE DEL MIO CANTO (gen rosso)
Una luce che rischiara
La mia via, la mia casa sei
Il coraggio del mio andare
La mia forza nel restare sei
La speranza nel timore
La carezza nel dolore
Il rifugio del mio cuore

Sei Tu
la voce del mio canto, sei
Il pane quotidiano, sei

Tu l’unico mio bene, sei

La pienezza della gioia
Il Signore della Storia sei
Dentro il cuore sei la voce
Cireneo della mia croce sei
La risposta al mio cercare
Sei il premio al mio donare
E la gioia nell’amare.

Sei Tu
La voce del mio canto sei
Il pane quotidiano sei
Tu l’unico mio bene sei
Sei tu
Sorgente dell’amore sei
Respiro del mio cuore sei
Il faro nella notte sei
Sei tu
Sorgente dell’amore sei
Respiro del mio cuore sei
Il faro nella notte sei
Tu sei

Donaci, Signore Dio,
di abitare la nostra terra
costruendo ogni giorno il tuo Regno,
il sogno di un Padre,
che vuole riunire i figli dispersi.

Dal Vangelo secondo Luca (3,1-6)

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

Scopriamo subito, dalle prime pagine del Vangelo di Luca, il suo stile e la sua tecnica narrativa: esaltare i particolari storici facendo crescere l’attenzione proprio attorno a certi personaggi e a certi luoghi, per poi – improvvisamente – invitarci a volgere lo sguardo altrove: sempre nello stesso tempo, nella stessa epoca storica, ma in tutt’altro luogo e su altre persone. Meno note. Praticamente sconosciute. Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa… una litania di celebrità, di personaggi importanti tutti avvolti nei panni del loro ruolo ben definito, in un gioco di equilibri diplomatici. 

Improvvisamente – ecco la conversione – lo sguardo e l’orecchio sono invitati a spostarsi nel deserto: la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Ugualmente sarà nel racconto dell’annunciazione a Maria, quando da Gerusalemme, dove il sacerdote Zaccaria esce dal Tempio muto (simbolo di una religiosità che non parla più) e siamo portati a Nazareth, una cittadella mai nominata in tutta la Scrittura; ugualmente sarà nei giorni del censimento di Cesare Augusto quando saranno dei pastori ad essere invitati a cercare un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia. E così accadrà più volte, in tutto il Vangelo. Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, canta Maria nel «Magnificat», quasi fosse l’indice tematico del Vangelo stesso. 

E su consiglio di Giovanni, questa cassa di risonanza della parola di Dio, un’elenco di azioni da compiere così grandi da compiere che nemmeno avremmo il coraggi di iniziare. Si tratta di mutare un paesaggio: raddrizzate sentieri e vie tortuose, riempire burroni, abbassare monti, spianare strade. Sono i paesaggi delle nostre distanze invalicabili, sono i paesaggi delle nostre esclusioni, delle nostre barriere, di quel semplice cammino dell’uomo che noi siamo capaci di rendere più complesso. La salvezza è per ogni uomo… e non solo per chi sentendosi al sicuro ha potuto chiudere la porta dietro di sé per impedire ad altri di passare per lo stesso cammino e trovare la via di salvezza. 

Giovanni Battista stesso riporta l’uomo sulla strada della giustizia, una strada che Gesù stesso percorrerà per primo, primo di una moltitudine di fratelli in umanità chiamati allo stesso percorso. Qualcuno attribuisce al cristianesimo l’invenzione della croce mentre il Vangelo ci dona semplicemente il coraggio di portarla. Ed è ben diverso. Giovanni chiede di mutare il modo di affrontare il cammino: più fiducia nella Parola di Dio e più dimentichi di noi stessi, del nostro posto al mondo… perché siamo solo degli uomini e donne in cammino. E il cammino che porta alla terra promessa, racconta la Scrittura, passa inevitabilmente per il deserto. 

Non su di noi, Signore,
non sul nostro modo di agire
concentra l’attenzione degli uomini,
ma sul tuo amore fedele e potente
perché tu solo sei degno di lode.

Troppa gente ancora si chiede:
«Ma Dio esiste veramente?
A cosa serve la sua presenza?».
La tua presenza è spirito e vita,
tu susciti amore e perdono.

Gli uomini cercano idoli:
ideologie e miti da consumare,
conti in banca e case di piacere,
onorificenze e posti di comando,
il controllo e il plauso dei media…

Loro idolo è anche la scienza,
gli sportivi e i cervelli elettronici:
hanno sensibilità e movimenti,
memoria e grandi capacità di lavoro
ma non hanno cuore e intelligenza
sono solo delle macchine sofisticate.

Come loro diventa chi le fabbrica,
uno schiavo chi le usa tutto il giorno;
come loro è sterile e disumano
chi ai loro circuiti affida la sua vita
e crede solo nel potere dell’uomo.

Noi invece ci affidiamo al Signore,
solo lui è vero aiuto e difesa;
la Chiesa si affidi al Signore,
solo lui è vero aiuto e difesa;
ogni uomo si affidi al Signore,
solo lui è vero aiuto e difesa.

Il Signore ci conosce per nome,
ci benedice con amore di Padre:
beati voi poveri e miti,
voi uomini puri di cuore;
beato chi soffre e perdona,
chi ama e riscatta i nemici.

Beato chi vuole giustizia,
chi costruisce con tenacia la pace;
beato chi ha cura dell’ultimo,
chi spera e insegna a sperare;
beato chi ha cuore e coraggio
d’esser uomo e non uno schiavo.

Dagli idoli e miti dell’uomo
viene morte, sangue, dolore
e bestemmie che salgono al cielo.
Dai credenti e dagli uomini onesti
viene vita, gioia, fiducia
e una lode incessante al Signore.

(Salmo 113B,
trascrizione di Sergio Carrarini, Salmi di oggi)

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Piccoli Pensieri (5)

Savina

Ben si addicono ai nostri giorni le parole del salmo 113B trascritte da don Sergio!
Davvero la Parola di Dio accompagna l’uomo in ogni tempo e i concetti sono chiari, comprensibili, basta solo aggiornare il linguaggio.
Questo salmo mi sembra riassumere quello che stiamo ascoltando nel Vangelo di questi giorni.
Cambiare prospettiva, ovvero convertire il nostro agire, diremmo oggi cambiare la nostra scala dei valori.
Quando rifletto sulla nostra difficoltà di concretizzare l’invito della Parola al cambiamento, mi ricordo quello che una mia cara amica mi disse, lei sofferente nella psiche dopo anni di psicoanalisi: “ricordati cara Savina che in tutti noi coesistono cose altamente eccelse e cose altamente abominevoli e fra questi due poli tutte le loro sfumature”
Se in un certo senso cerchiamo di non fare il male, dall’altro fatichiamo molto molto di più nel fare il bene, come diceva San Paolo.
E questo nonostante la Parola, ma soprattutto l’agire di Gesù instancabile viaggiatore sulle nostre strade, dove accanto all’annuncio del Regno, ha sempre accolto e risanato tutti quelli che gli hanno chiesto aiuto, congedandoli sempre con una missione da compiere, rendendoli attivi nella salvezza.
“Nessuno si salva da solo” sentiamo ripetere in questo particolare periodo storico.
Allora invoco lo Spirito perché possa cambiare la mia prospettiva, cominciando dalle piccole cose.

5 Dicembre 2021
Anna

“…beato chi ha cuore e coraggio d’essere uomo e non uno schiavo…”

Il mio eterno grazie ai Profeti di ieri e di oggi…
Senza di loro non avrei scelto la Vita e continuato ad amarla.

5 Dicembre 2021
Emanuela

Giordania, qualche anno fa. Abbiamo percorso un breve tratto dell’antica strada dei re.
Pochissimi chilometri in linea d’aria da un punto all’altro ma due ore e forse più (in pullman) per percorrerli su una tortuosa strada, prima in discesa, poi l’attraversamento del fondo valle per risalire con molti tornanti sulla sponda opposta. Lì ho capito il senso della parole di questo Vangelo.
E se oggi la vita è più facile,perché le tecnologie moderne ci fanno costruire ponti per viaggiare più in fretta, abbiamo visto questi ponti artificiali crollare.
Mentre i ponti che ci ha insegnato a costruire Gesù, fatti di amore e solidarietà, sono indistruttibili, una volta che abbiamo avuto la forza di gettarne le fondamenta, anche andando controcorrente…

5 Dicembre 2021
Gianna

Alla lettura di questo Vangelo, ogni volta, il mio pensiero va al mio caro don. Il mio primo incontro con lui è avvenuto con la mia confessione. Il mio errore era stato grande, parlavo piangendo, lui mi prese le mani e mi disse di stare serena perché il Signore raddrizza i sentieri storti.
È vero, è proprio così, basta affidarsi.

5 Dicembre 2021

È vero che per trovare la via del Signore è necessario “passare dal deserto”, ma non come quelli che si vedono in televisione che 3,2,1 sei im mezzo al nulla… No.
Bisogna “fare” noi il deserto.
Ma mica farlo accumulando sabbia… Bensì inziando, poco a poco, a togliere.
Togliere cosa?
Per cominciare può esser utile togliere ciò che ci è piú di peso, che stressa di più.
Poi, mano a mano, poco a poco, spogliarsi anche delle altre eccedenze, al cui peso ci siamo assuefatti.
Allora mano a mano il passo si farà più leggero. Sembrerà impossibile aver continuato per tanto tempo a portare tanto peso inutile… Ed ecco allora che, in men che non si dica, sentiremo la presenza di Dio piú prossima. Tanto prossima da percepirla a fianco a noi lungo la via.

5 Dicembre 2021

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