Non la notte temete!

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Data :20 Ottobre 2020

Misteriosa presenza nascosta in ogni creatura, ragione ultima del nostro cercare e sperare, Padre di Gesù Cristo, il nostro fratello più caro nel quale hai rivelato la via della vita, donaci di saper accogliere la tua Parola e di fare di tutta la nostra esistenza un canto. Aiutaci a camminare senza soste lungo la strada che conduce al tuo volto e al tuo abbraccio. Amen.

Dal Vangelo secondo Luca (12, 35-38)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

In generale, la notte non ha il valore simbolico dell’immagine positiva. La notte almeno è fatta per dormire, per riposare e trovare la forze necessarie ad affrontare un nuovo giorno. Per chi dorme e si riposa è sempre subito mattino, ma per chi veglia o soffre la notte sembra non finire mai. Anche l’antica sapienza biblica racconta di una sostanziale differenza tra il giorno e la notte, quasi fossero due mondi ben distinti. “Per segnare le stagioni hai fatto la luna e il sole che conosce il suo tramonto. Stendi le tenebre e viene la notte e vagano tutte le bestie della foresta; ruggiscono i leoncelli in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo. Sorge il sole, si ritirano e si accovacciano nelle tane. Allora l’uomo esce al suo lavoro, per la sua fatica fino a sera”. (salmo 103, 19-23) 

Ci siamo abituati a girare anche di notte fuori casa. Le nostre città comunque illuminate da lampioni e insegne non ci fanno più conoscere il totale buio notturno. Così ci siamo fatti pure noi abitanti della notte e gli animali hanno imparato a vivere lontano dalle città. La paura della notte, ai nostri giorni, resta dunque qualcosa di soggettivo. C’è chi se ne guarda bene di uscire di casa, c’è chi preferisce vivere di notte. 

Eppure non è la notte che deve spaventarci o che dobbiamo temere. Ci sono, sempre stando al messaggio biblico, alcune notti che sono state decisive per la salvezza. La notte di Abramo, in pieno deserto, chiamato fuori dalla propria tenda per contare le stelle, quelle che appunto non vediamo più in città a causa dell’inquinamento luminoso. Notte di divine promesse: i tuoi figli saranno numerosi come le stelle del cielo. La notte quasi mitologica della creazione: tutto prende forma a partire da un caos notturno indistinto e magmatico. Ma le notti più belle sono quelle pasquali, quelle da attraversare: la notte di Gesù, quell’ultima veglia con i suoi prima attorno al tavolo per la cena e poi nel giardino degli ulivi per la lotta interiore più decisiva. Non fu la sua unica notte di preghiera. Ne passò altre: prima di scegliere i suoi discepoli, per esempio. 

La notte delle vesti cinte ai fianchi è la notte pasquale degli Ebrei che dovettero consumare in fretta la cena, secondo un preciso rituale che avrebbero poi ripetuto di anno in anno per ricordarsi di essere un popolo di salvati. Una cena pasquale antecedente, poi la fuga notturna e tutte quelle cene pasquali celebrate ancora oggi. Fianchi cinti perché un segnale li avrebbe invitati a partire, senza indugio. Raccolti i lunghi abiti nelle cinture, camminare sarebbe stato più agile e pratico.

Il bello di certe notti è storia di salvezza. E questa libertà ricevuta in dono la senti perfino dal fatto che il padrone si fida e affida a noi la custodia di casa. Ma Lui, dov’è andato? A divertirsi? E ci lascia qui a fargli da schiavi? È andato a nozze… come quel re, di un’altra parabola, che fece un banchetto per le nozze del figlio. Immagini delicate, da prendere per il verso giusto… non per sentirci nuovamente schiavi mentre sua maestà se la gode; non per accusarlo di lasciarci soli a fare tutto. Sono immagini che suggeriscono e che evocano altri passi e altre parole. Immagini che meglio si definiranno con la luce del giorno. 

C’è ora questa notte pandemica che a molti pare già lunga, mentre altri ci dicono che durerà di più. Ma non è la notte che deve spaventarci, ripeto. Una cosa sola ci dovrebbe spaventare: sapere se abbiamo preso con noi, oppure no, la lampada accesa. Sempre di immagini si tratta, ma immagini questa volta più precise che si capiscono sfogliando le pagine della Bibbia: “lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (salmo 118,115).

La notte si attraversa camminando alla luce della Parola di Dio. Questo tempo che nessuno mai si immaginava di dover vivere e attraversare, è tempo di grazia, è tempo favorevole per (ri)prendere la lampada, per farci illuminare dalla Parola di Dio così da sapere come muoverci anche nella notte. La notte arriva, così come il giorno. Si mescolano l’uno nell’altro e si rincorrono nel tempo. Solo dobbiamo ricordarci che Dio ci ha fornito di lampada per attraversare la notte, come il popolo di Israele era guidato da una colonna di fuoco.

E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! E tutte le beatitudini discendono da qui… beati coloro che ascoltano la parola e la osservano, beati coloro che fanno la volontà di Dio, beati gli invitati alla cena dell’Agnello… dove finalmente lo riconosceremo, colui che s’è fatto in tutto simile a noi, perfino dall’abito ai fianchi cinti. Si vestirà come coloro che si sono fatti custodi della casa e sentinelle nella notte. Lo riconosceremo per quell’abito che serve l’uomo. Se appena si percepisse che fuori è notte, dentro ci riempia la certezza che siamo attrezzati di una lampada. E vestiamoci con le vesti cinte ai fianchi, indossiamo abiti di ospitalità e di domestica vicinanza. È questo il passaggio decisivo, dalla notte al pieno giorno, il giorno nuovo.

Signore,

i nostri occhi vedano la bellezza

dei segni della tua presenza:

fa’ che qui ascoltiamo con grande pace del cuore

il silenzio col quale tu prolunghi infinitamente

la Parola di vita che hai pronunciato per noi

abitando il nostro mondo

di carne e di affetti,

di gioie, di fatiche e di progetti.

Tu ci hai lasciato nel pane e nel vino

i segni di una fraternità riconciliata nella casa di Dio:

fa’ che da te impariamo i gesti semplici e veri.

Alla tua presenza, sappiamo

che tu non hai mai ritirato la tua luce

neppure nelle più tristi notti

di cui gli uomini sono capaci

e dalle quali, da soli,

non potrebbero mai uscire.

La tua luce è vita per gli uomini,

la tua mensa nutre la nostra speranza

di avere in noi la forza luminosa della libertà.

Amen.


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Piccoli Pensieri (3)

serena

Ti auguro un’oasi di pace.
La strada vi venga sempre dinanzi e il vento vi soffi alle spalle e la rugiada bagni sempre l’erba in cui poggiate i passi.
E il sorriso brilli sempre sul vostro volto.
E il pianto che spunta sui vostri occhi sia solo pianto di felicità.
E qualora dovesse trattarsi di lacrime di amarezza e di dolore, ci sia sempre qualcuno pronto ad asciugarvele.
Il sole entri a brillare prepotentemente nella vostra casa, a portare tanta luce, tanta speranza e tanto calore.

(poesia di Don Tonino Bello)

20 Ottobre 2020
Dania

Amanti perché ancor prima amati e servi perché da sempre serviti (da Chi ci chiamò amici e non servi), ma mai asserviti…
Che la nostra lampada resti accesa nella Sua dolce attesa

20 Ottobre 2020
Patrizia

Davvero dà tanta consolazione, fiducia e speranza, sapere di avere la luce di Dio che ci illumina il buio.
Grazie don Stefano che non ti stanchi di ricordarcelo.

20 Ottobre 2020

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