Ogni nome… una storia

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Data :17 Dicembre 2020
Gustav Klimt, L’albero della vita, 1905-191, Palazzo Stoclet, Bruxelles

Io non saprei ricostruire il mio albero genealogico. Non mi spingerei più in là dei bisnonni o dei trisavoli. Ma ci vuole poco ad intuire quale apparato di radici si nasconde sotto di noi. E se dovessimo seguire le nostre stesse radici, saremmo di certo sorpresi per il viaggio che dovremmo fare. Una miscela di umanità, di nomi, di caratteri, di caratteristiche somatiche, di comportamenti e di abitudini.

Il Vangelo di Matteo inizia proprio così: con l’albero genealogico di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo. Per parlare dell’incarnazione di Dio, Matteo mostra le radici. Dio s’è rivelato poco a poco nello scorrere di giorni di tutti questi nomi, la maggior parte dei quali è per noi sconosciuta. Leggi il Vangelo di oggi con grande venerazione per ogni nome che pronunci. Sappi che dietro ogni nome c’è una storia, un modo particolare con cui Dio s’è fatto presente per ciascuno di essi. Uomini, donne, perfino stranieri tra gli antenati di Gesù. E non si cerchi neppure di ripulire questa storia sacra da nomi che potrebbero renderla meno preziosa. Anzi, la misericordiosa rivelazione di Dio è ben all’opera proprio laddove noi sentiamo che la storia potrebbe scricchiolare. Non passare oltre i nomi. Sforzati di leggerli, anche se non sai dove cade l’accento. Sappi soltanto che questi nomi sono già tradotti nella nostra lingua e che quindi, anche se dovessi pronunciarli correttamente in italiano, alle orecchie di ciascuno, probabilmente stiamo già storpiando il loro stesso nome… un po’ come quando ti senti chiamare Steffano o Stefàno in un altro paese.

Chissà se, conosciute le nostre radici, prendessimo a rispettare maggiormente ogni popolo, ogni lingua, ogni cultura. Qualche tempo fa è stato condotto uno studio intitolato “The DNA Journey” (il viaggio del DNA). Lo trovo semplicemente affascinante. In rete ne trovate diversi spezzoni. E anche oggi che leggiamo la genealogia di Gesù, m’è tornato alla mente proprio questo studio. Propongo due spezzone tra i tanti. 

Se non visualizzi correttamente il video puoi collegarti cliccando su questo link: https://youtu.be/EYnutf0rqeY

Se non visualizzi correttamente il video puoi collegarti cliccando su questo link: https://youtu.be/g5o9DmUYCJA

Beh! Che dire? Il mistero dell’incarnazione di Dio che ci prepariamo a celebrare, per come Matteo stesso lo introduce, è già un mistero di comunione. La nostra storia personale – che nella Bibbia stessa è appunto paragonata ad un albero piantato – per reggersi in piedi ha bisogno di radici e più esse affondano nella terra e maggiore sarà lo slancio verso il cielo, verso l’alto. Ogni radicamento non è per la chiusura o per l’esclusivismo. Al contrario esso dovrebbe aprirci maggiormente alla contemplazione di questo misterioso modo con cui Dio sta conducendo la storia. L’Eterno che s’è rivelato nel tempo e nella storia, desidera che noi ci facciamo più attenti alla sua presenza nel quotidiano. 

 

C’è anche una piccola curiosità legata a questi prossimi giorni che vanno sotto il nome di «Novena di Natale». La liturgia canta(va) in questi giorni le “Antifone O”. Per chi partecipa all’Eucarestia le ascolterà tradotte nella sua lingua durante il canto prima del Vangelo: tra un alleluia e l’altro si da lettura di ciascuna di queste antifone. Tolta l’invocazione iniziale «O», ogni giorno viene attribuito a Gesù un titolo dal sapore squisitamente biblico. Così, le iniziali di ciascuno titolo, messe l’una accanto all’altra e lette al rovescio, formano un acrostico che in latino suona come «Ero cras» che significa «domani ci sarò». In queste parole c’è l’impegno e la promessa di vivere al meglio questi giorni. Propongo di ascoltarle, una ad una, giorno dopo giorno. Non per una nostalgica operazione cultural-musicale. Piuttosto per aiutarci a  sentirci parte di una storia ben più grande di noi. E anche per gustare, nella stessa melodia di queste antifone, un senso di pace, di quiete e di speranza, come quando ti trovi davanti una chiesa romanica, tutta fatta di nude pietre. Entri, ti siedi, respiri… e vedi la Luce entrare da oriente, come il sole quando sorge al mattino. 

Per ascoltare l’antifona di questo giorno, clicca sulla freccia bianca nella barra sottostante

O Sapienza,
che esci dalla bocca dell’Altissimo,
ed arrivi ai confini della terra,
e tutto disponi con dolcezza:
vieni ad insegnarci la via della prudenza.

O Sapientia,
quae ex ore Altissimi prodisti,
attingens a fine usque ad finem,
fortiter suaviter disponensque omnia:
veni ad docendum nos viam prudentiae

Dal Vangelo secondo Matteo (1, 1-17)

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

Ed ecco che io vengo e ti parlo,

e ti dico il mistero tuo ed anche il mio,

il segreto immenso della mia vita trina

che si raccoglie in unità per farvi uni,

voi molteplici e complessi,

e pure armonici in un principio solo.

E vi rivelo il mio stare e il vostro camminare,

e l’attività del mio riposo e la fatica della vostra via.

E i vostri passi si rifanno franchi

e il vostro proceder senza tema,

né più paventare smarrirvi

perché io sono la Via”.

I nostri occhi vedono e non si accendono,

le nostre orecchie odono e non risuonano,

la nostra mente conosce e non ama.

E le mani ci si contraggono in pugni,

le unghie diventano artigli e le carezze graffi.

Vogliamo che si maturi in calore il freddo della nostra luce

e in amore il gelo del nostro pensiero.

Che il nostro male si plachi e il nostro cuore si disciolga;

e si rifacciano chiari i nostri occhi e dolci le nostre mani.

Vieni, Signore, noi vogliamo amare!

(Adriana Zarri)

L’albero di Jesse, Duomo di Orvieto

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Piccoli Pensieri (5)

Stefania

Albero genealogico.
Pasqua 2019 E’ come albero.
..la bibbia è piena di storie di uomini e di alberi…
Un ramo per ogni nome per scoprirci nati da un unico seme.

17 Dicembre 2020
Anna

Faccio tesoro del passato, cerco di vivere con passione il presente e aspetto con fiducia il domani. E così, per me, la Vita continua…

17 Dicembre 2020
serena

” Se uno viaggia senza guida facilmente smarrisce il sentiero e si perde, per questo non risparmiarti fatica nel cercare un maestro di preghiera”

(San Giovanni della Scala)

17 Dicembre 2020
Patrizia

Sempre affascinante questo brano di Vangelo.
I video poi, commoventi…
Inducono a riflettere e ad immedesimarsi, così che davvero viene da rispettare di più, ogni popolo e cultura.
Grazie don Stefano!

17 Dicembre 2020

È talmente bella e preziosa questa lettura di oggi, arricchita da video illuminanti e canti splendenti, che non c’è altro da dire se non grazie. Grazie di cuore a te, Don Stefano, e grazie a Dio per averci creati così ricchi di diversità. Grazie.

17 Dicembre 2020

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