Osservare e insegnare
Mercoledì – Terza settima di Quaresima
(Dt 4,1.5-9 / Sal 147 / Mt 5,17-19)
Un giorno, un giovane incontro un anziano signore.
«Si ricorda di me?» chiese il giovane. Ma l’anziano non ricordava affatto.
«Sono stato suo alunno. Lei il mio maestro».
Non è facile per un vecchio insegnante ricordarsi di tutti gli alunni avuti in tanti anni di insegnamento.
«E che lavoro fai ora?» chiese il maestro all’ex-alunno.
«L’insegnante – rispose il giovane – perché volevo assomigliarle».
«E per quale motivo? Non hai avuto altri esempi davanti a te in tutto il tuo cammino?»
E così quel giovane insegnante iniziò a raccontare le ragioni che lo spinsero ad essere a sua volta un insegnante: «Un giorno entrò in classe un compagno che indossava un orologio nuovo. Bellissimo! Era fiero di quel dono e non faceva che mostrarlo a tutta la classe. Io, invidioso, appena possibile e senza farmi accorgere, rubai l’orologio al mio compagno il quale, immediatamente, venne da lei a farle presente dello spiacevole fatto e per manifestare il suo dolore per quel furto.
“Oggi – disse lei – è stato rubato un orologio ad un vostro amico. Chi lo avesse rubato, voglia restituirlo entro la fine di questa lezione”. Ovviamente non solo non ebbi il coraggio di farlo, ma non ne ebbi la benché minima intenzione tanto mi piaceva quell’orologio. Terminata la lezione, prima di lasciarci uscire dalla classe, lei chiuse la porta e ci invitò a chiudere anche i nostri occhi perché – disse – avrebbe frugato in tutte le cartelle finché l’orologio non fosse stato ritrovato. E così fu. Quando lei arrivò accanto a me, trovò l’orologio in fondo alla mia cartella. Sentivo la sua presenza vicina a me. Tremavo di vergogna e di paura, pensando perfino a quale punizione avrei ricevuto. Di lì a poco, tornato vicino alla cattedra, lei ci invitò a riaprire gli occhi e restituì l’orologio al suo legittimo proprietario senza tuttavia dire chi fosse stato il ladro.
In quel giorno lei mi diede due lezioni. La prima, ovviamente, riguardava l’importanza di non rubare e di restituire ciò che si è tolto ingiustamente ad altri. Con la seconda lezione invece salvò la mia dignità, senza far sapere ad alcuno che ero stato io a rubare l’orologio. Ora che le ho ricordato questo fatto – concluse il giovane insegnante – non può non ricordarsi di me!»
L’anziano maestro rispose: «Ora che mi hai raccontato, la mia memoria mi restituisce quel ricordo. Ricordo benissimo quel giorno. Ricordo l’orologio rubato. Ricordo di aver frugato nelle cartelle di tutti… ma non sapevo che fossi tu, perché anche io, nel cercare l’orologio chiusi gli occhi».
Il Vangelo di oggi mi ha fatto ricordare questa piccola storia. Un modo per dire quanto Gesù abbia aggiunto valore ai comandamenti, restituendo piuttosto dignità a tutti coloro che li avevano infranti, aboliti o dimenticati. Egli, come questo maestro, corregge senza umiliare, insegna il perdono che restituisce dignità.
Ti prego, Signore misericordioso,
fa’ che tutti, da Adamo fino alla fine dei tempi,
conoscano Te buono e compassionevole;
che tutti godano della tua pace
e vedano la luce del tuo volto
e siano attratti dal tuo sguardo
sereno e mite.
(Silvano del Monte Athos)
Iraki Vavatsikas, Sergiu Nastasa, Parting B, Eternity & a Day
Dal Vangelo secondo Matteo (5,17-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Dall’alba dei giorni tu sei, o Dio,
il tuo Nome traversa la nostra storia,
la tua presenza sempre ci accompagna.
Che cosa conosciamo di Te,
se non questa fame che abita il cuore,
se non questa sete che ci spinge a cercarti?
Attraverso mille nomi risuona il tuo Nome,
ogni giorno ci dà una ragione di vita,
ci rivela che possiamo sperare.
Nei giorni in cui siamo tentati di fermarci,
il tuo Nome, Signore è Cammino.
Nelle notti in cui ci assale l’angoscia,
il tuo Nome, Signore, è Consolatore.
Quando tutto ci pare dissolversi nel nulla,
il tuo Nome, Signore, è vera Realtà.
Quando l’inimicizia si frappone tra noi,
il tuo nome, Signore, è Perdono.
Cosa guida le mie azioni?
Se guardo a Te, è sempre stato l’amore a muoverTi: per amore Ti sei fatto uomo; per amore la Tua strada in mezzo a noi Ti ha portato alla croce e per amore hai dato a noi la resurrezione.
Signore, questo Tu mi chiedi: che sia l’amore a guidare i miei passi, a dare luce alle mie giornate e a colorare le relazioni con le persone che incontro ogni giorno.
Queste piccole e semplici perle di saggezza insegnano più di tante lezioni filosofiche. Gesù ha sparso tante piccole perle di saggezza che hanno saputo illuminare la mente e ammorbidire il cuore di chi le ha colte.
Gesù non abolisce ma amplifica, la legge non è più un codice da osservare ma una guida che parte dal cuore e che rende liberi.Mi piace allora la preghiera di S.Francesco:” Santo e glorioso Iddio illumina il cuore mio,dammi fede retta ,speranza certa,carità perfetta,umiltà profonda,dammi senno e discernimento x compiere la tua Volontà…..”
Quando siamo con i bambini dovremmo sempre ricordarci che abiteranno il mondo dopo di noi. L’esercizio più difficile per noi adulti è insegnare con la vita, più che con le parole.
Perciò abbiamo sempre bisogno di testimoni, anche di persone sante che vivono il nostro tempo.
Oggi più che in altre occasioni la riflessione che precede la lettura del Vangelo mi è stata preziosa per comprenderlo meglio. A volte basta cambiare il “taglio di luce”, girare appena la testa, per guardare come non si è mai guardato. Grazie di cuore!