Per il bene dell’intero Corpo

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Data :25 Gennaio 2022
Conversione di San Paolo (At 22,3-16 / Sal 116 / Mc 16,15-18)

La nebbia è tornata da alcuni giorni ed è fittissima. Solitamente nelle prime ore del pomeriggio il sole sembra vincerla definitivamente ma verso l’ora del tramonto, quando il sole allunga le ombre, la nebbia si inghiotte nuovamente tutto. Stando al proverbio di questo giorno cosa ancora dovremmo vedere oggi? Vento? Pioggia? Neve? Grandine? Il proverbiale mutamento meteorologico attribuito a questo giorno non sembra tuttavia suggerirci lo stupore del capovolgimento, la conversione che volge al bene di tutti.

Siamo stati abituati ad immaginarci la scena della conversione di Paolo come una caduta da cavallo. Questa immagine si compone nell’immaginario collettivo a partire dalla tradizione medievale, epoca di cavalli e cavalieri e si sigilla definitivamente con il celebre dipinto caravaggesco. Tale immagine di Paolo a cavallo concorre semmai a rafforzare l’idea di un uomo d’un certo potere. La cavalcatura si attribuiva a gente di rango mentre la più parte delle persone si muoveva a piedi.

Luca,  nel suo secondo libro – gli Atti degli Apostoli – racconterà per ben tre volte la conversione di Paolo. Due volte in forma di racconto biografico fatto proprio da Paolo (Atti degli Apostoli, ai capitoli 22 e 26) e un racconto fatto da Luca stesso che scegliamo di ascoltare oggi. 

Ci sono alcune cose alle quali Luca dovrà vegliare per rispetto di altri racconti e di altre conversioni. Luca non vuole equiparare incontri come quello di Mosé col roveto ardente né vuole togliere importanza all’esperienza stessa degli Apostoli i quali hanno vissuto con Gesù e l’hanno visto risorto. Detto questo, la conversione di Paolo resta un fatto straordinario ed unico. Mosè vede il roveto ardente ed è catturato da questa visione, Paolo invece non vedrà più nulla. Si deve dunque raccontare di una conversione nel rispetto di quanto già vissuto e riuscire a descriverne la particolarità e la singolarità. Luca ci riesce benissimo e non è solo una questione di penna o di pennellate artistiche. 

Sarà lo stesso Paolo che, attraverso alcuni dei suoi scritti, sottolineerà la diversità di doni e di carismi – proprio come abbiamo ascoltato nella seconda lettura della liturgia domenicale (1Cor 12,12-30) – facendoli convergere tutti nel concetto di unità che meglio si esprime con l’idea del bene comune. In effetti la conversione di Paolo è attestata proprio così, come un bene più grande non solo per Paolo stesso ma per tutta la Chiesa. 

La conversione di Paolo non può dunque essere ridotta alla sua semplice folgorazione o caduta da cavallo ed è anche per questo che oggi se ne fa esplicito ricordo in tutte le chiese. Il rovesciamento di Saulo – il suo statuto di persecutore si sbriciola in un istante e colui che perseguitava dev’essere ora preso per mano – va di pari passo con il percorso che la Chiesa stessa farà in questo stesso frangente. Sono decisivi per comprendere questo la presenza di Anania e ciò che accade nella comunità di Damasco. 

La comunità dei credenti passa dalla minaccia mortale alla possibilità di esistere pacificamente. La conversione di Paolo non è soltanto il prodigioso racconto di come il Signore possa scegliersi testimoni tra coloro che prima erano non credenti o persecutori. Nella conversione c’è sempre un dono fatto alla Chiesa tutta: il Signore protegge coloro che già sono suoi liberandoli da minacce e pericoli e conferendo a coloro che parevano inizialmente i prossimi destinatari d’una persecuzione un ruolo decisivo – certamente più evidente nel ruolo di Anania – in questo capovolgimento che chiamiamo conversione. 

…dona a noi,
di camminare verso Te.

(dalla liturgia)

Dagli Atti degli Apostoli (9,1-22)

In quei giorni, Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via.
E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».
Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra, ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda.
C’era a Damasco un discepolo di nome Ananìa. Il Signore in una visione gli disse: «Ananìa!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista». Rispose Ananìa: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome».
Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e subito nelle sinagoghe annunciava che Gesù è il Figlio di Dio. E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Non è lui che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocavano questo nome ed era venuto qui precisamente per condurli in catene ai capi dei sacerdoti?».
Saulo frattanto si rinfrancava sempre di più e gettava confusione tra i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.

Pensa che si muore
e che prima di morire tutti hanno diritto
a un attimo di bene.
Ascolta con clemenza.
Guarda con ammirazione le volpi,
le poiane, il vento, il grano.
Impara a chinarti su un mendicante,
coltiva il tuo rigore e lotta
fino a rimanere senza fiato.
Non limitarti a galleggiare,
scendi verso il fondo
anche a rischio di annegare.
Sorridi di questa umanità
che si aggroviglia su se stessa.
Cedi la strada agli alberi.
Non ti affannare a seminare
noie e affanni nelle tue giornate
e in quelle degli altri,
non chiedere altro che una gioia solenne.
Non aspettarti niente da nessuno.
E se vuoi aspettarti qualcosa,
aspettati l’immenso, l’inaudito.

Spesso gli uomini si ammalano
per essere aiutati.
Allora bisogna aiutarli prima che si ammalino.
Salutare un vecchio non è gentilezza,
è un progetto di sviluppo locale.
Camminare all’aperto è vedere
le cose che stanno fuori.
Ogni cosa ha bisogno di essere vista,
anche una vecchia conca piena di terra,
una piccola catasta di legna
davanti alla porta, un cane zoppo.
Quando guardiamo con clemenza
facciamo piccole feste silenziose,
come se fosse il compleanno di un balcone,
l’onomastico di una rosa.

(Franco Arminio, Cedi la strada agli alberi – poesie d’amore e di terra)


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Piccoli Pensieri (1)

Savina

Tanti anni fa, quando la nebbia scendeva dove abito io, rimaneva per giorni diventando sempre più grigia e densa “si taglia col coltello” si diceva…
Ma succedeva una cosa curiosa.
Se andavamo pochi chilometri oltre il mio paese, verso nord, ci aspettava una bella sorpresa.
La nebbia spariva completamente lasciando posto alla luce di un bel sole, con tutti i suoi colori.
Allora, un po’ indispettiti, si faceva una battuta sugli abitanti di Caravaggio: “Ecco, ancora una volta hanno aperto le porte e tutta la nebbia è arrivata fino a noi!”
Al di là di questo aneddoto è stato il racconto della conversione di Paolo che mi ha fatto ripensare a quei tempi.
Come noi nella nebbia, Saul era immerso in quella zona grigia e molto opaca, di eccessivo zelo per la legge ebraica, zelo che non gli permetteva di vedere oltre, di provare ad avere un altro punto di vista.
Ti puoi muovere bene nella nebbia perché conosci il territorio, ma non vedendo al di là del tuo naso, rimani solo nelle cose che conosci.
Per cui la forte Luce dello Spirito che ha colpito Saul, pur privandolo della vista, ha spazzato via la nebbia in cui era immerso regalandogli la visione chiara della Vita.
Deve essere stata una esperienza bellissima, pur così traumatica.
Io posso solo sperare che lo Spirito possa illuminare un po’ anche me, quel tanto che basti ad imparare a diradare la “mia” nebbia che, se da una parte mi fa muovere con una certa sicurezza, dall’altra non mi permette di vedere “al di là del mio naso”…

25 Gennaio 2022

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