Per poter… guarire

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Data :6 Luglio 2022

Stamattina all’alba, mentre il sole già iniziava a sorgere, il cielo verso sud s’era fatto color piombo. E più il sole sorgeva e più le nubi sembravano addensarsi e appesantirsi. Prima ancora che facesse giorno, da lontano l’eco continuo di tuoni, un ribollire di temporale. Mi sono alzato per scrivere ma questo spettacolo della natura mi ha trattenuto fino a che la pioggia ha iniziato a scrosciare copiosamente. Dalla finestra aperta ammiro un paesaggio fatto di contrari: il sole e la pioggia battente insieme come se sopra casa o poco distante ci fosse una netta linea di separazione tra il bello e il cattivo tempo. Che poi cattivo non direi proprio: piacevolissimo udire la pioggia, decisa ma non violenta. La preghiera di questa mattina è iniziata proprio così… davanti al sole e alla pioggia. Ringraziando per il sole che illumina il giorno e per questa pioggia che è certamente consolazione per la terra. La pioggia ha lavato via polvere di terra. Il verde splende in tutte le sue tonalità. 

O fuoco dello Spirito,
fonte dell’unità che riflette la diversità,
tu metti d’accordo anche le cose contrarie:
l’eterno e il temporale,
l’immaginario e il reale,
il particolare e l’universale,
la forza e l’umiltà…
Unifica le nostre vite
al di sopra di ogni contraddizione.
Spirito, fonte di unità,
insegnami a raccogliere
anche la più piccola perla di felicità.
Spirito, fonte di unità,
riscalda il nostro cuore disincantato,
stendi i tuoi colori sul grigio dell’uniformità,
libera in noi il canto della vita
che dice grazie per ogni briciola di felicità.

(Michel Hubaut)

Dal Vangelo secondo Matteo (10,1-7)

In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

Alla richiesta di pregare il padrone della messe perché mandi operai nella messe, segue immediata questa decisione di Gesù di chiamare a sé i suoi discepoli, dando loro potere su spiriti impuri perché anche loro si prodigassero a guarire infermità e malattie. Pregare il padrone della messe non è stare a braccia conserte in attesa che mandi operai, ma è decidere di chiamare per condividere. E poiché si parla di potere dobbiamo pure confessare che l’uomo ha un rapporto molto ambiguo col potere. Si ha tendenza a concentrarlo nelle mani di pochi, di qualcuno… per poi lamentare oppressione e ingiustizie. Il Vangelo è chiarissimo in questo: quando vi si parla di potere, questo è sempre un potere comunicato e condiviso. Solo così allora arreca beneficio.  Questa condivisione di potere a servizio della liberazione dell’uomo da ogni forma di schiavitù è la risposta del cielo, è la risposta alla preghiera.

Appaiono in ordine sparso i Dodici, uno ad uno, nella loro unicità, nella loro singolarità. Nel bene e nel male. C’è già una guarigione in atto nella scelta di Gesù di condividere il potere di scacciare spiriti impuri: egli anzitutto libera i Dodici da ogni eventuale forma di gelosia o di invidia… veri spiriti impuri che trattengono ancora troppo il corpo della Chiesa togliendole questa capacità di liberare, guarire, sanare, rimettere in piedi e far risorgere. Il potere non viene dagli uomini ma è dato da Dio. Sbagliano grandemente i potenti quando pensano che il potere è nato nelle loro mani.

Se da un lato c’è massima condivisione del potere, dall’altro potrebbe sorprendere di vedere limitato il campo d’azione. Una sorta di tirocinio in casa propria? Una palestra prima della grande missione in tutto il mondo dopo la resurrezione? O semplicemente un invito ad agire al meglio laddove ci si trova, per il tempo e lo spazio a disposizione?

Quello che appare un restringimento del campo d’azione è in realtà un invito a scoprire che proprio in quello spazio è contenuto il regno di Dio. È paradosso evangelico che la grandezza del regno stia nello spazio in cui viviamo che è sempre e comunque limitato. È paradosso evangelico che la potenza di Dio sia affidata alle mani dell’uomo. Saremo limite al regno di Dio – che comunque affermiamo non avere fine – o saremo strumenti della sua manifestazione? Certo è che se smettiamo di cercare anzitutto il regno di Dio siamo quelle pecore perdute a cui per primi occorre rivolgersi. 

Abituati alle grandi missioni «ad extra», abituati a tentare il tutto e per tutto per diffondere il Vangelo, forse sarebbe anche opportuno ricordarci che c’è sempre una missione «ad intra», una missione che ora appare più urgente che mai da vivere all’interno delle nostre stesse Comunità perché non perdano questa capacità di rendere visibile il Regno di Dio perdendosi in tutt’altre faccende, spesso burocratiche, spesso amministrative… espressioni tutte di altri poteri. Troppo terreni.

Dammi, o Cristo,
che quando alfine vagherò sperduto,
uscendo dalla notte tenebrosa
ove sognando il cuore s’impaura,
entri nel chiaro giorno senza fine,
con gli occhi fissi nei tuoi,
Figlio dell’uomo, umanità perfetta,
nell’increata Luce che non muore.

(Miguel De Unamuno)

Bill Viola, Crossroad (2014)
 
L’opera d’arte «Crossroads» si trova nella zona di transito dell’aeroporto internazionale Doha, nel Qatar. Quest’opera crea un incrocio tra due flussi dell’esistenza umana: la realtà viva dei viaggiatori che incontrano l’opera mentre ne percorrono interamente la sua lunghezza, con figure virtuali che pulsano nel caldo del deserto, emergendo dai miraggi e avanzando verso i viaggiatori. Mentre le figure riprese nel video si avvicinano, ogni persona varca una soglia che passa dal miraggio alla chiarezza mentre si muove verso lo spettatore, rendendo visibile la loro umanità e individualità, dai giovani agli anziani, di tutte le culture e razze, con le infinite dune del deserto in lontananza.

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Piccoli Pensieri (2)

Savina

Chissà perché i cristiani non sono riusciti a costruire una Chiesa come indicato da Gesù.
Una Chiesa itinerante, come lo è stato
Lui, sempre in movimento, quasi instancabile.
Una Chiesa senza luogo, come dice Gesù “il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” oppure quando gli chiedono “dove abiti Maestro?” risponde “Venite e vedete” che dà l’idea di una casa sì, ma già luogo condiviso, luogo da cui partire e far ritorno, solo un punto di riferimento dove elaborare con altri il modo di annunciare “il Regno di Dio”.
Anche la Chiesa si è lasciata travolgere da quello che io definisco “droga” quale è il potere.
Perché di una vera e propria droga si tratta che annebbia il cuore e la coscienza, che ti fa rimanere solo e con la paura di essere tradito ed eliminato.
Ancora Gesù che dice “i potenti della terra schiacciano i loro popoli, non così voi, voi siate loro servi”.
Che detto così può sembrare dispregiativo, ma senz’altro è da intendersi di mettersi “al servizio”, cioè rendersi disponibili, attivi e presenti per svolgere la missione che Gesù ci ha dato.
Allora potrebbero esserci più operai per “prendersi cura” (a proposito delle precedenti riflessioni) della abbondante messe.
Invochiamo lo Spirito perché ci possa illuminare di come Gesù intendeva “essere Chiesa”.

7 Luglio 2022
Claudia

Veramente interessante questa opera
“Crossroads”.
Bello e poetico/spirituale quel che scrivi (mi fa pensare al testo “La profezia dei poeti” di Marco Guzzi,in cui si parte dalla considerazione che oggi il poeta è colui che è in comunicazione col divino,avendone sguardo ed ascolto).
Grazie

7 Luglio 2022

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