Pieno compimento

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Data :8 Giugno 2022

Dal Vangelo secondo Matteo (5,17-19)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Probabilmente andava diffondendosi nelle prime comunità cristiane l’idea che non servisse più osservare la Legge e i Profeti – capisaldi della fede giudaica – e che seguire Gesù equivalesse implicitamente ad abolire l’osservanza. Nelle prime comunità (basterebbe rileggere alcune discussioni di cui ci parlano gli Atti degli Apostoli) ci si interrogava pure sulla necessità di adottare tutte le Leggi giudaiche prima di diventare discepoli di Cristo. Gesù stesso venne frainteso e considerato un sobillatore del popolo che avrebbe dunque invitato alla trasgressione piuttosto che all’osservanza. Le parole che oggi ascoltiamo suonano dunque come una precisazione di intenti: non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. Evidentemente erano tanti quelli che andavano ripetendosi le leggi e i decreti del Signore portandoli semplicemente e quotidianamente alle labbra. Sappiamo bene quanto tutto fosse fondato sulla ripetizione anche mnemonica di precetti come se l’unico scopo fosse di non dimenticarne nemmeno uno. Così Gesù non è venuto ad aggiungersi ai tanti che ripetevano decreti e leggi, ma è venuto a compierli a colmare cioè quella distanza che c’è tra l’osservanza religiosa e la vita.

A cosa servirebbe dunque avere buona memoria che ci permettesse di ricordare e ripetere precetti, regole e norme se poi non avessimo la stessa carità con cui Gesù Cristo visse in mezzo ai suoi incontrando ogni giorno storie e persone per lo più già scartate, emarginate o condannate proprio da coloro che dovevano comprendere e compiere meglio tutti quei precetti? Gesù viene a compiere, cioè a svelare il senso di tutti quei precetti senza abolirne nemmeno uno proprio per mezzo di un criterio interpretativo: l’amore. L’amore che non fa male al prossimo. E l’amore – per dirlo con le parole di Paolo – è il pieno compimento della Legge. 

Prima di Cristo, ai suoi tempi e certamente dopo di Lui, nella Legge e nei Profeti rimarrà sempre contenuta la volontà di Dio. Legge e Profeti non sono i criteri di una selezione naturale quanto un fedele racconto dell’amore di Dio per il suo popolo che corrisponde piuttosto a quella sua precisa volontà di salvare chi è perduto e non di escludere. Gesù non si porrà dunque mai in contrapposizione alla Legge o ai profeti, ma starà accanto ad ogni persona per mostrare che quella Legge e quella profezia in Lui si sono veramente compiute.

Siamo per lo più soliti assolverci dal difficile compito di obbedire ad una legge, appellandoci al fatto che non si trova qualcuno che sia irreprensibile e osservante di ogni cosa, facendo così diventare metro di misura e termine di paragone i nostri rapporti e le nostre relazioni. Ora Cristo diventa la misura del nostro amore e il nostro scopo non è d’essere più grandi o migliori di altri ma essere anche solo la benché minima parte di quel compimento che è Cristo stesso. Non un’osservanza esteriore per farsi grandi agli occhi del mondo, ma la vita stessa di Cristo, Lui il vero compimento, la piena realizzazione dell’umano.

Ripetere a memoria Leggi e precetti, grandi e piccoli era quell’esercizio quotidiano perché Dio fosse percepito vicinissimo ai suoi, al suo popolo, così vicino come la parola quand’è sulle labbra. Ora Gesù è proprio la Parola di Dio fatta carne che si manterrà fedele a questo proposito di Dio d’essere accanto ad ogni uomo e non solo come parola sulle labbra ma come sangue nelle vene, come respiro che rianima la nostra esistenza. 

Le stelle che brillano
e le forze in movimento
tutto sparisce e perde il suo splendore
davanti allo splendore della tua luce
e alla potenza della tua grandezza.
Tu solo sei visibile,
Tu manifesti l’immagine di Dio,
e così ci fai conoscere
la grandezza del Padre e del Figlio.
Tu sei il nostro modello,
Tu sei la nostra strada
e la porta che guida alla luce.
Tu sei l’immagine della giustizia.
Così ti canteremo senza posa
e in ogni circostanza
e ti loderemo perché da ogni parte
Tu sei celebrato.
Se ti guardiamo, Signore,
non moriremo.
Se confessiamo il tuo Nome, 
non rischiamo di perderci.
Dacci la grazia di essere confermati,
fortificati, fino alla statura piena
e fino al compimento perfetto.

(antica preghiera anonima)


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Piccoli Pensieri (2)

Savina

Sono cresciuta con il Catechismo di San Pio X, Papa.
Domande e risposte da imparare a memoria e non tutto mi era comprensibile.
Facevamo a gara a chi imparava di più, perché la percezione era che, comunque, sapere il catechismo era importante.
Poi si diventa grandi, si pone più attenzione al Vangelo e alla Parola del Vecchio e Nuovo Testamento, così da sentire come Gesù riassume il tutto in due soli comandamenti:
– Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua forza;
– Amerai il prossimo tuo come te stesso.
Due comandi ben distinti, con due direzioni diverse.
Direzione verticale, verso Dio;
Direzione orizzontale verso i fratelli.
E queste non sono solo linee simboliche, ma fili concreti che costruiscono relazioni.
Ecco la novità di Gesù che, alla fine con poco, spiega tutto.
Verso Dio, che Lui ci ha insegnato a chiamare Padre, un filo che cerca di riannodare l’antico legame rotto da noi, per aver scelto una libertà effimera,
Verso i fratelli, fili da dipanare e intrecciare ogni giorno perché diventino come il filo di Arianna, aiuto, sostegno, presenza, guida…
Null’altro, anche se la sapienza, ricchezza e bellezza della Parola non vanno accantonate.
Perché da qui Paolo scrive quel bell’elogio sulla Carità, arrivando poi a dire che Fede, Speranza, Carità sono ugualmente importanti, ma più di tutte, vale la Carità.
Tutto torna.

8 Giugno 2022
Emanuela

“Se possedessi la pienezza della fede… ma non avessi la carità… sono nulla”
Le parole di San Paolo mi sono tornate in mente leggendo commento al vangelo di oggi.
Tutto si compie con l’amore.
Concetto fin troppo semplice da capire. Meno facile metterlo in pratica.
In fondo, Gesù non ci ha detto che sarebbe stato facile, non lo è stato nemmeno per Lui.
Ma ci ha dimostrato che solo vivendo così si fanno cose belle e grandi e si rende migliore il mondo per noi è gli altri.

8 Giugno 2022

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