Poche parole… al Buon Intenditor

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Data :17 Giugno 2021
(2Cor 11,1-11 / Sal 110 / Mt 6,7-15)

È in casa che si impara a parlare. I primi suoni balbettati, ripetuti… divertiti e felici di scoprire che le nostre labbra sono capaci di ripetere e ancora ripetere quel suono. E poi scoprire che una somma di suoni, dice una parola. E che ogni parola chiama un oggetto, una persona. Ci sono anche parole che non dicono cose o oggetti. Ci sono parole che dicono di noi, di come stiamo, di cosa necessitiamo, di cosa desideriamo. 

A scuola credo che ancora si insegni a scrivere in brutta copia e successivamente in bella. La bella copia è quella che fa fede, quella che sarà valutata. Si insegna a scrivere in brutta e bella copia almeno fin quando non si impara a premere dei tasti come sto facendo ora. Quel tasto in alto a destra, che si preme con un mignolo, il dito più debole, che raffigura una freccia all’indietro rispetto al verso della scrittura sta ora alla mia brutta copia.

Il fatto è che non sempre pensiamo a ciò che si sta per dire. Scrivere ci obbligherebbe piuttosto a riflettere. Certo, oggi conosciamo anche una scrittura di getto. Mai come in questo tempo ci accorgiamo che scrivere ciò che si pensa è un atto sempre meno riflessivo. Direi piuttosto istintivo. Anche il vocabolario s’è impoverito. La brutta copia, una volta terminata la bella,  almeno la si gettava. È che stiamo pubblicando tante brutte copie, un vero spreco di parole. È così che pagine di piazze o libri virtuali possono presto diventare muri lunghi dietro ai quali ci si nasconde, e così alti  da esserne rinchiusi o esclusi.

Quando si riflette profondamente su ciò che si vuole dire le parole devono essere pensare e ripensate, scritte e riscritte. Ci vogliono tante brutte copie per arrivare ad un’espressione soddisfacente del nostro pensiero. Le parole hanno un peso differente quando sono cercate, volute per evocare un significato. La ricerca delle parole e la ricerca del significato spesso coincidono. È come una lotta, un corpo a corpo con il pensiero. 

Anche la preghiera conosce questa lotta. Quali parole da dire al Cielo? Sono pesanti le parole. Ci gravitano intorno e pensiamo che anch’esse vadano soggette alla forza di gravità. Non è un caso che una delle immagini più belle per visualizzare la preghiera sia proprio quella dell’incenso: la mia preghiera sia come incenso al Tuo volto (salmo 140,2). Vi siete mai fermati a leggere cosa scrive un filo di incenso quando brucia? Gira e rigira, si avvolge su se stesso, ritorna verso il basso e poi risale… esattamente come il nostro pensiero, la nostra preghiera. E quanti chiedono: «Avrò pregato bene? È giusto pregare così?». Quanta tenerezza mi fanno queste domande. 

In principio, bastarono poche parole per creare. Disse: «Luce». E Luce fu.  (Gen 1,3). E sappiamo che non è un principio cronologico. È un principio che sta all’origine, al fondo di tutto. È l’inizio di qualcosa. Così già, come fosse un principio, scopriamo che non servono davvero molte parole. Serve però sapere che con le parole si crea o si distrugge, si generano nuovi mondi e si disegnano nuove prospettive così come si possono chiudere strade, interrompere cammini. Serve però che di ogni parola ne abbiamo assaporato tutto il significato. Non c’è cosa peggiore che mettersi in bocca parole senza saperne il senso. 

Anche a noi, bastano poche parole per creare o mandare in frantumi relazioni. Pregare dunque è scegliere le parole buone e trovarsi già proiettati in uno spazio in cui le cose possono esistere diversamente, perché se preghiamo è anche per modellare la realtà, per creare non tanto un mondo a nostro gusto e piacimento ma uno spazio dentro il quale gli uomini possono vivere liberamente. E non da soli. 

Dunque, quando dico «Padre nostro», eccomi collocato subito nel mondo come figlio e come fratello. Eccomi esistere alla presenza di Dio che è Padre, che si prende cura di tutti i suoi figli. E quando si parla di perdono – con una certa insistenza attraversando il Vangelo –  quella parola si fa improvvisamente pesante e più che salire al cielo, essa assomiglia ad un seme lanciato in terra. Non un sasso, ma un seme. È feconda quella preghiera che noi rivolgiamo al cielo e che pare ricadere subito a terra nella forma di qualcosa che porta in sé una forza inaudita proprio come quel seme della parabola da cui germina il regno di Dio. 

Il Padre nostro che sta nei cieli è il nostro Buon Intenditor. A Lui, poche parole bastano.

Noi ti ringraziamo, Signore Dio,
per averci chiamati alla tua presenza
nell’alba di questo nuovo giorno.
Tu ci concedi di comprendere
che ci hai amati per primo
e che ci chiami continuamente a Te.
Amen.

Dal Vangelo secondo Matteo (6,7-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Venga il tuo regno, Signore!
Fa’ che discerniamo nel mondo la tua creazione,
ora affidata a ciascuno di noi per il bene di tutti.
Fa’ che riconosciamo in ogni essere umano il tuo volto,
la sua vocazione unica nella storia. 
Fa’ che rispettiamo in ogni popolo e in ogni cultura
la luce e la verità che possono cantarti. 
Fa’ che scopriamo in ogni comunità cristiana
un segno di speranza per tutte le genti.
Fa’ che sentiamo in noi la tua presenza,
il tuo Spirito effuso come amore nei nostri cuori.


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Piccoli Pensieri (3)

... Alba

Questo passo del Vangelo di oggi,mi esorta a non sprecare parole nella preghiera. Certo, può essere aiutata da testi ammessi dalla Chiesa, ma la preghiera più alta è la partecipazione alla s.Messa. Partecipando all’Eucaristia o vivendo un momento di adorazione Eucaristica, non servono giri di parole, ma di sguardi, di fiducia, di un intimo trattenimento con Colui del quale so di essere amata.
Chiedo spesso alla Madonna, quando medito il quinto mistero della Luce, la virtù dell’amore allEucarestia.

17 Giugno 2021
Dania

Questa preghiera interpelli il nostro cuore affinché sia sempre più coerente e fedele alle Tue Parole, o Signore e Padre Santo.
Gesù non poteva lasciarci in eredità preghiera più bella che ci ricolloca ogni volta nella giusta posizione, quella di figli di un unico grande Padre, che ci rende tutti fratelli, amandoci senza distinzioni di genere, cultura, religione o posizione sociale: tutti preziosi allo stesso modo per Lui. Che bello poter guardare la realtà con i Suoi occhi,restituendo dignità e valore ad ogni creatura. “Insegnaci a pregare, insegnaci ad amare…”

17 Giugno 2021

Leggere la riflessione di oggi mi riporta alla mente una confessione di almeno 10 anni fa, svoltasi nel prato attorno alla chiesa nuova di Paderno (Seriate). Una confessione in cui io, piena di dubbi e preoccupazioni rispetto a come “fare bene”, fui accompagnata da un giovane prete dall’entusiasmo pacato eppure dirompente a pregare insieme il “Padre Nostro” perché fosse Lui ad indirizzarmi. Per me fu illuminante e, fortunatamente, continua ad esserlo. Grazie di cuore!

17 Giugno 2021

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