Pochezza che salva

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Data :15 Febbraio 2022

La dimenticanza era tutta loro, dei discepoli. Avevano dimenticato di prendere pane a sufficienza. Com’è possibile una svista del genere per gente esperta di uscite in barca? O piuttosto confidavano nel fatto che qualcuno del gruppo avrebbe pensato al pranzo per tutti? Il Maestro, immaginando come sarebbe andata a finire non appena si sarebbero resi conto della dimenticanza, li invitava a stare attenti al lievito dei farisei e di Erode. Il lievito dei farisei e di Erode è nel sospetto, nella mormorazione, nel contenzioso. Nessuna tempesta quel giorno in mare, ma la discussione dovette agitarli non poco. 

Il lievito del male si impasta nell’esistenza quotidiana, alle cose che si fanno tutti i giorni. Il lievito dei farisei cerca sempre la colpa al di fuori di sé, ma per quella dimenticanza non ci sono altri responsabili. Inutile perfino discutere con i compagni di viaggio. Il lievito dei farisei mette l’accento sempre sulle cose che non vanno, su ciò che manca e fa aumentare insoddisfazione, tristezza e invidia. E il cuore – dice Gesù – si indurisce. Ripiegati ad osservare soltanto ciò che manca, si perde di vista ciò che si possiede o che s’è ricevuto in dono.

Certo, l’uomo lavora per avere il pane. Guadagnarselo è segno della fatica e del lavoro delle proprie mani. C’è un certo orgoglio nel poter mangiare ciò che s’è conquistato con le proprie mani. Il lievito dei farisei diventa così espressione di potere. E quando si ha potere, ci dimentica presto che ci sono cose nella vita che nulla hanno a che vedere col potere, con le proprie possibilità. E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila? domandò loro Gesù. Forti del proprio potere, della loro capacità di crescere e di affermarsi, anche i discepoli ricordano benissimo quante ceste erano avanzate. Contare fa parte di un certo gioco del potere e dunque, neppure i discepoli, sono esenti da questo pericolo. Ma raccogliere pane moltiplicato e avanzato non era per incrementare il potere dei discepoli, ma è proprio per non dimenticare ciò che i discepoli sono sempre chiamati a vivere: la condivisione. Non compresero neppure questa volta che è il legame con Colui che può prendere il poco per farne un dono per molti a far crescere la comunione. «Sappi che la miseria / ti salva. E sappi che sei salvo / quando si svela la tua pochezza» (F. Arminio) 

Dal Vangelo secondo Marco (8,14-21)

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

Quando dicevo: «Il mio piede vacilla»,
la tua fedeltà, Signore, mi ha sostenuto.
Nel mio intimo, fra molte preoccupazioni,
il tuo conforto mi ha allietato.

(salmo 94,18-19)


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Piccoli Pensieri (2)

Savina

Essere “consapevoli” di quanto bene siamo stati fatto oggetto, nascosto nei doni ricevuti fin dal principio, di questa consapevolezza abbiamo bisogno.
Il dono di un mondo bellissimo che può sostenerci tutti, ma che ha bisogno di rispetto.
Il dono dell’intelligenza per poter risolvere i problemi e non per farci la guerra.
Per non parlare del dono della Parola e dei doni del Battesimo.
Diventare consapevoli di quanto abbiamo e smettere di lamentarci invano.
Io chiedo questo, e siccome dal Padre ho già ricevuto molto, desidero essere consapevole che si può vivere anche con poco

15 Febbraio 2022
Carla

Leggendo questo brano, mi vien da pensare che non è molto diversa la situazione dei farisei dalla nostra, dalla mia quanto meno. Più facilmente guardo a ciò che mi manca, a ciò che potrebbe andare meglio. Così facendo aumenta in me l’insoddisfazione. Quando invece smetto di guardare a me stessa, mi si apre il mio stesso mondo in modo nuovo. Riesco ad apprezzare maggiormente tutto ciò che di bello ho, che Dio mi ha regalato. Nella messa quotidiana chiedo sempre questo sguardo e questo cuore perché quando Lo ringrazio sono decisamente più contenta e serena.

15 Febbraio 2022

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