Prendere, lasciare… donare
(Tb 3,1-11.16-17 / Sal 24 / Mc 12,18-27)
Dopo l’incontro con alcuni farisei ed erodiani circa la questione del tributo a Cesare, segue un’altra disputa, questa volta con i sadducei i quali, contrariamente al movimento farisaico, affermano che non c’è resurrezione dai morti. Lo affermano semplicemente per il fatto che nella Torah (il Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia ritenuti normativi per la fede da questo gruppo) non si parla mai di resurrezione. Saranno i profeti a dare esplicitamente voce alla speranza nella resurrezione. Quindi – pensiero umanamente logico – se di una cosa non se ne parla è come se non esistesse.
Vengono da Gesù e gli raccontano un caso che ha più il sapore di una storiella inventata per calcare i toni e mostrare l’assurdità di una speranza di vita dopo la morte. La vita, nella concezione religiosa del tempo e secondo il pensiero sadduceo poteva, logicamente, continuare solo per discendenza. Secondo i sadducei questa faccenda della resurrezione porterebbe a conseguenze assurde come il caso di quella donna che preferiscono sapere morta per sempre piuttosto che avvolta dal dilemma di doversi scegliere tra i sette mariti avuti quello che gli sarebbe accanto alla resurrezione.
Gesù fa notare ai suoi interlocutori che anche nei testi sacri che fondano la loro fede si intravede già un barlume di resurrezione quando Dio, nel manifestarsi attraverso il roveto ardente si presenta anzitutto come Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Sarebbe impensabile che un Dio che dona la vita si presenti accompagnandosi al nome di un uomini illustri già morti. Abramo, Isacco e Giacobbe non possono che essere vivi in Dio, cioè già partecipi della resurrezione.
Prendere moglie e prendere marito era sinonimo di quell’urgenza istintiva di garantirsi una discendenza, la prosecuzione di una stirpe, di un nome. La vita dalle parti degli uomini si perpetuerebbe esclusivamente in questo modo, mettendo al mondo dei figli. Prendere è atteggiamento umano: prendere mogli o marito per fare figli; prendere cibo per alimentare il corpo; prendersi un vestito per proteggerlo da freddo e coprirlo di pudore. Donare profuma già di Dio. È Lui che dona la vita, l’energia, l’esistenza. È lui che dona il Figlio. È lui che dona la benedizione, è lui che dona la legge, che apre la strada della vita. Dio non lo si può prendere per far valere le proprie ragioni di fede, per dominare la Scrittura facendosene unici interpreti. Per questo Gesù dirà chiaramente ai sadducei che sono in errore.
Dalla Scrittura ci si lascia illuminare e non la si può prendere a pretesto delle proprie ragioni. Così Gesù sta davanti a quei sadducei come resurrezione e vita, come luce del mondo. Ma essi non vollero accoglierlo. La resurrezione non è meramente un fatto fisico. Essa riguarda la vita presente in riferimento al nostro incontro con Gesù Cristo e il suo Vangelo. Il Vangelo non è lettera muta e morta. Quando il Vangelo parla al nostro cuore, lo percepiamo come parola viva del Figlio di Dio vivo e risorto. Anche nella nostra capacità di ascolto noi ci percepiamo più vivi che mai.
O Spirito consolatore,
Tu che trasformi in amore
il dolore del mondo:
donaci la fede!
Quella fede che è certezza
di cose non dimostrabili,
conoscenza riverente di misteri
che non si possono spiegare,
adesione consapevole al tuo infinito amore,
quella fede che sola
può darci la forza di continuare
nel nostro cammino.
Amen.
Dal Vangelo secondo Marco (12,18-27)
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».
Egli viene dove volete, dove vi piace,
avendo preso dimora con voi:
in casa vostra, in fabbrica, in piazza.
Ovunque andiate, egli vi segue:
anzi, ci ha preceduto.
Egli occupa ogni cosa nostra,
e ogni nostra abitazione,
da quando si è fatto uomo per stare con noi.
don Primo Mazzolari
“Cosa sarà la vita?”…cosa sarà il domani non è dato di saperlo ed anche l’oggi è tutto da scoprire…ma il Signore sarà con noi per sempre; lo era ieri, lo è oggi e lo sarà in ogni nostro domani. Già sentire questo è non sentirsi soli, sentirsi forti della Sua forza, felici della Sua gioia per continuare questo nostro pellegrinaggio comune perché erranti lo siamo un po’ tutti.
Questa cosa dell’andare oltre, voler sapere “cosa succede dopo”, in effetti è una cosa abbastanza tipica di noi uomini. Soprattutto oggi che, di fatto, non abbiamo grandi problemi e, salvo il caso di condizioni particolari, non dobbiamo preoccuparci di fare del nostro meglio perché la giornata vada a buon fine. Non siamo più tanto abituati a preoccuparci del “qui e ora”, che perdiamo di vista, preferendo “andare oltre” assetati di sempre nuovi “brividi di novità”. Ma cosí non solo ci perdiamo in gusto del presente, ci perdiamo anche il gusto della sorpresa!