Da tempo stava cercando di condividere con i suoi discepoli quello che sarebbe stato l’esito del suo cammino sulla terra: un esito umanamente infelice perché quella sofferenza che avrebbe provato gli sarebbe venuta proprio dagli uomini. Un esito pieno di speranza perché sarebbe risorto il terzo giorno. Ma a proposito di quel risorgere dai morti, nessuno osava chiedere qualcosa in più o che cosa potesse significare.
Siamo ai vertici dell’incomprensione tra il Maestro e i suoi discepoli che nemmeno riescono a cogliere quanto si stesse facendo drammatica la vicenda del Figlio dell’uomo. Continuavano a discutere tra loro su chi fosse il più grande. Guardavano nella direzione opposta. Puntavano in alto mentre Lui si incamminava in una via di estrema condivisione.
Nacque una discussione tra discepoli – dice Luca – e ancora ne nascono di queste discussioni come se la fede abbia a che fare con il protagonismo, la grandezza, la carriera o il successo. E per la carriera si arriva ad escludere, ad emarginare. Ecco allora il segno: prese un bambino, se lo mise vicino e cominciò a parlare di accoglienza dicendo chiaramente che accogliere un piccolo sarà esattamente come accogliere Lui e il Padre che lo ha mandato nel mondo.
Presi, forse, da un certo senso di imbarazzo, i discepoli tentano di spostare l’accento su un’altra questione: l’esclusiva del bene. Mostrano così di non aver compreso nemmeno l’immagine della tenerezza che accoglie un bambino il quale non chiederà mai credenziali o presentazioni a chi gli andrà vicino per aiutarlo a vivere.
Fa’, o Signore, che io mi comporti con gli altri come tu hai fatto con me; che io ami il mio prossimo, che serva volentieri ognuno con sincero disinteresse e, come tu mi hai mostrato, solo per amore.
Dal Vangelo secondo Luca (9,46-50)
In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».
Padre mio, io mi abbandono a Te, fa’ di me ciò che ti piace. Qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la tua volontà si compia in me e in tutte le tue creature. Non desidero niente altro, Dio mio; rimetto l’anima mia nelle tue mani te la dono, Dio mio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo. Ed è per me un’esigenza d’amore il darmi, il rimettermi nelle tue mani, senza misura, con una confidenza infinita, poiché Tu sei il Padre mio.
Siamo tutti migranti e stranieri... a noi stessi anzitutto. Quando potremo affermare di conoscere davvero noi stessi? Migriamo da una condizione all'altra, da un'età della vita all'altra. Ci sono viaggi interiori che sempre compiamo.
Sono parole profetiche quelle che pronunciamo la domenica: non le diciamo da soli. Non le diciamo da noi stessi. Non ne avremmo il coraggio.
Riflettevo in questi giorni camminando in mezzo a campi ormai stanchi e vigne già vendemmiate di quanto gli occhi abbiano bisogno di spaziare, di vedere lontano. Devo ascoltare questo desiderio degli occhi perché anche nel cuore resti questo gusto per vedute più ampie. Solo così ci si incammina. Abbiamo bisogno di aprire con più gioia le nostre mani per donare ancora di più.
Per quel successo derivatogli da una serie di miracoli e guarigioni, per quel consenso di tutti, avrebbe potuto davvero averli ai suoi piedi. Ma non era questo il senso della sua missione. La sua presenza nel mondo non era per sottomettere alcuno quanto piuttosto per consegnarsi nelle mani degli uomini. Come si fa con un dono. Consegnarsi è verbo della fede perché non sappiamo cosa l'altro potrà farne di quel dono.
È dunque vero che una certa percezione di sé deriva anche da quanto gli altri dicono perché in quanto si dice - fatte le debite deduzioni - ci sono delle implicite attese? La gente ha sempre delle attese, delle aspettative.
Siamo quello che gli altri dicono? Siamo quello che gli altri vorrebbero che fossimo? Ma i desideri della gente sono così tanti e tanto variabile che finiremmo per non riconoscere più noi stessi. C'è un momento preciso nel quale Gesù cerca comprensione di sé: la preghiera.
Data :24 Settembre 2021
Piccoli Pensieri (4)
Suor Regina
Ho guardato un bambino mentre dormiva,ho pensato a Gesù che ha messo al centro proprio loro,così affidati e semplici e mi sono detta che ho ancora tanta strada per essere come un piccolo del Vangelo….
27 Settembre 2021
Dania
Dite: “È faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi,
inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi
fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli”.
(Janusz Korczack, Quando ridiventerò bambino, Milano, Luni, 1996)
Sento tutta la fatica di continui abbassamenti e più passano gli anni e più questo lo sento, ma ancor più di quei difficili innalzamenti per incontrare la purezza della loro anima ed il mistero di Dio che li abita. Nonostante tutto trovo ancora oggi il mio lavoro stancamente meraviglioso perché mi parla di Dio e pensando ai “miei” piccoli penso ai piccoli del Vangelo, non solo bambini ma anche a quelli resi tali da difficili condizioni economiche e sociali, che di piccolo hanno solo quello perché l’anima è grande, Dio è grande anche in loro. Aiutami a farmi e restare piccola con chiunque perché solo così si vedono gli altri grandi ed ancor più si svela la grandezza di Dio in loro.
27 Settembre 2021
Giuse
Forse le discussioni, fra discepoli, che ci mancano sono quelle nelle quali si cerca di chiederci se siamo credibili e profetici nella nostra testimonianza personale ed ecclesiale.
Intendo per discussioni quelle in cui riusciamo ad ascoltarci vicendevolmente per tentare una correzione fraterna.
Pensarci e vivere come bambini, aperti al nuovo e all’altro/ Altro.
27 Settembre 2021
Gianna
La preghiera che segue il Vangelo è intensa e bellissima. Grazie
Ho guardato un bambino mentre dormiva,ho pensato a Gesù che ha messo al centro proprio loro,così affidati e semplici e mi sono detta che ho ancora tanta strada per essere come un piccolo del Vangelo….
Dite: “È faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi,
inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi
fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli”.
(Janusz Korczack, Quando ridiventerò bambino, Milano, Luni, 1996)
Sento tutta la fatica di continui abbassamenti e più passano gli anni e più questo lo sento, ma ancor più di quei difficili innalzamenti per incontrare la purezza della loro anima ed il mistero di Dio che li abita. Nonostante tutto trovo ancora oggi il mio lavoro stancamente meraviglioso perché mi parla di Dio e pensando ai “miei” piccoli penso ai piccoli del Vangelo, non solo bambini ma anche a quelli resi tali da difficili condizioni economiche e sociali, che di piccolo hanno solo quello perché l’anima è grande, Dio è grande anche in loro. Aiutami a farmi e restare piccola con chiunque perché solo così si vedono gli altri grandi ed ancor più si svela la grandezza di Dio in loro.
Forse le discussioni, fra discepoli, che ci mancano sono quelle nelle quali si cerca di chiederci se siamo credibili e profetici nella nostra testimonianza personale ed ecclesiale.
Intendo per discussioni quelle in cui riusciamo ad ascoltarci vicendevolmente per tentare una correzione fraterna.
Pensarci e vivere come bambini, aperti al nuovo e all’altro/ Altro.
La preghiera che segue il Vangelo è intensa e bellissima. Grazie