Quel battesimo che parla al nostro cuore
Battesimo di Gesù (Is 40,1-5.9-11 / Sal 103 / Tt 2,11-14;3,4-7 / Lc 3,15-16.21-22)
Non è mai come quando attendi qualcosa o qualcuno che ciò che attendi ti pare di sentirlo o di vederlo ovunque. Tanto era alta l’attesa del Messia che davanti a Giovanni Battista, il popolo si interrogava se non fosse proprio lui il Messia, il Cristo. È lo stesso Giovanni che smentisce: «Io vi battezzo con acqua… Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». La contrapposizione tra battesimo d’acqua e battesimo di fuoco potrebbe essere sufficiente ad indicarne la sostanziale differenza.
Eppure le parole con cui Giovanni si rivolgeva al popolo, proprio quelle suonavano come parole infuocate da bruciare ogni dubbio: era necessaria una conversione, un radicale cambiamento… a cui sarebbero seguiti frutti di conversione. E pertanto il popolo alle sue parole, chiedeva: «Che cosa dobbiamo fare?». L’acqua allora spegneva le peggiori passioni ardenti come la sete di vendetta, il bisogno di farsi giustizia sommariamente e rapidamente. Quell’acqua invece, senza che Giovanni lo sapesse, detergeva già il sospetto e la paura dell’ira divina imminente.
Di quel battesimo Gesù stesso accetterà le condizioni perché in tali convinzioni era immerso il popolo. Per sottolineare la profonda appartenenza a quella storia, Gesù non tralascia di mettersi in fila con gli uomini che venivano rimbrottati dalle parole di Giovanni. Improvvisamente, dall’alto – cioè non da volere di uomo – accade di sentire una parola che suona, tra quelle severe di Giovanni, come una carezza, una consolazione.
Giovanni incarnava del Padre sconosciuto la parola che corregge, che redarguisce. Gesù nella stessa carne umana pronuncia quelle Parole che dal cielo non ci aspettiamo di intendere. Ma come si può essere attirati verso l’Alto se non si ode la dolcezza di una parola capace di attirare, di sedurre? Solo l’idea dell’inferno si fa spazio nella mente umana, solo la paura di finirci dentro… ed è per questo che s’è predicata l’urgenza morale, la necessità di essere buoni per non finire all’inferno. Molta gente, tra noi, è cresciuta con questa nozione. Senza nulla togliere all’impegno di predicatori e alla serietà con cui ci si è sforzati d’esser buoni, di fare i bravi. A questo assomiglia il battesimo di Giovanni. Predicare ira, vendetta, castighi e punizioni divine – potremmo dire – è funzionato fino al punto preciso in cui, nelle stesse acque, nella stessa natura umana, Giovanni e Gesù si sono nuovamente incontrati.
Quando in quel punto preciso del Giordano, quando in quella materia umana si apre il cielo e si ode una Parola mai udita prima, anche lo Spirito ha bisogno per un attimo di materializzarsi e prende forma corporea di colomba. Ma è la voce dal cielo a segnare la conversione alla tenerezza di Dio:«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Credere non è solo affrettarsi a compiere opere di giustizia. Credere sarà prima di tutto ascoltare decisivamente queste parole udite nel momento più alto della condivisione.
Non dunque l’inferno temibile che può aprirsi sotto i nostri piedi e nemmeno un paradiso troppo alto, cioè sempre troppo lontano dal quale l’uomo pare cacciato senza possibilità alcuna di ritorno. Piuttosto vivere in questo mondo, profondamente immersi nella natura dell’uomo, cercando anzitutto il regno di Dio già presente in mezzo a noi, il punto di contatto dove terra e cielo si incontrano. Quel punto di compiacimento è nel cuore dell’uomo, nel suo intimo più profondo dove, tra mille voci, ascoltiamo quell’unica Voce che nel deserto parla al nostro cuore: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Scrive Rabi’oh: «Mio Dio, se è per paura dell’inferno che io Ti servo, condannami a bruciare nel suo fuoco; e se è per la speranza di arrivare in Paradiso, impediscimi l’accesso. Ma se è per Te solo che io Ti servo, non rifiutarmi la contemplazione del tuo Volto»
O Padre, il tuo Figlio unigenito
si è manifestato nella nostra carne mortale:
concedi a noi,
che lo abbiamo conosciuto come vero uomo,
di essere interiormente rinnovati a sua immagine.
Amen.
(dalla liturgia)
Dal Vangelo secondo Luca (3,15-16.21-22)
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Io credo nel Dio vivo
Padre del nostro Signore Gesù Cristo
nostro Dio e Padre onnipotente.
Tutte le cose Egli ha create
nel suo unico amato Figlio,
immagine e somiglianza della sua gloria.
Gesù, Luce della Luce eterna,
di Dio parola autentica e fedele,
Gesù nostra grazia e nostra verità.
Per rendere servizio a questo mondo
per condividere la nostra sorte umana
divenne carne della nostra carne.
Nato per volontà dello Spirito Santo
e dalla Vergine Maria,
si è fatto uomo come noi.
Per i nostri peccati fu stroncato,
sino alla morte di croce
in obbedienza si è sacrificato.
Perciò gli è stato dato il nome
di primo nato dalla morte
Figlio di Dio e Signore di tutti.
Egli verrà, ma Dio sa quando,
per rendere giustizia a vivi e morti.
Egli è Colui al quale somiglierò.
Io credo nella forza dello Spirito,
nell’amore del Padre e del Figlio,
nel patto fra Dio e gli uomini,
nella Chiesa corpo del Signore
adunata e invitata
per fare ciò che Egli fece:
per servire e per illuminare
per portare i peccati del mondo
e per creare la pace sulla terra.
Io credo che risorgeremo
con corpo nuovo e immortale
perché Egli è Dio di vivi.
Amen.
Vieni Gesù Signore, vieni.
Huub Oosterhuis
Grazie o Padre della bellezza di questa terra che mi circonda.
In un albero maestoso, in un piccolo fiore, in un cielo stellato, in un prato innevato, in un bosco incantato, in un mare illuminato dall’alba.
Nel sorriso della mia nipotina, nelle parole di un’amica che mi conforta nei momenti faticosi, in una camminata faticosa che mi conduce ad ammirare uno splendido paesaggio.
Nell’attesa di amici che condivideranno il pranzo, nell’incontro di un momento di preghiera.. Tutto questo per me è il Tuo Regno o Dio!!
Al di là della cronologia dei fatti, è interessante la distribuzione dei brani evangelici di questi ultimi giorni. Dopo l’adorazione dei Magi, la chiamata dei primi apostoli (Eccolo: è arrivato ul Salvatore!). Dopo la chiamata, l’invito a dare se stessi nella condivisione e quindi la conferma dallo Spirito di Dio (Questi è io figlio mio, l’amato, ascoltatelo!). Letta così, la distribuzione di questi messaggi ha effettivamente un suo senso! All’inizio del Nuovo Anno un sunto degli indizifondamentali per trovarlo e seguirlo, con la cura specifica di un Padre per i figli.
” Credere sarà prima di tutto ascoltare decisivamente queste parole udite nel momento più alto della condivisione”.
Che possiamo credere che Tu o Padre le pronunci per ognuno di noi
Questo sarebbe veramente una grande consolazione
“quel battesimo che parla al nostro cuore” ,è già, perché tutto non si può spiegare scientificamente.
Con il battesimo il dono della fiducia che il padre ha in ognuno dei suoi figli.
Buon cammino a tutti.