Radioso e radiale

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Data :28 Gennaio 2021

Con una certa delicatezza, per chiedere a qualcuno di essere più chiari, spesso diciamo: «Fammi un esempio!». E così l’esempio diventa immagine, metafora di un concetto che potrebbe risultare non troppo evidente o poco comprensibile. Di conseguenza quell’immagine illumina, rende più chiaro il concetto. Tanto da poterne esclamarne l’ovvietà. È chiaro, è così… come ho fatto a non pensarci o a non accorgermene prima? Sentiamo così che ci siamo complicati l’esistenza. Sono immagini abbastanza ovvie quelle che usa Gesù e la sue domande sono retoriche. La risposta è chiara, evidente. Tuttavia sentiamo che la chiarezza di questa Parola, la semplicità di queste metafore e parole ci mettono in crisi: illuminano qualcosa di noi che non è ancora ovvio, che non è ancora il nostro stile di vita.

Al tempo degli interruttori e della domotica, al tempo delle strade illuminate e delle mille insegne luminose, noi sappiamo assolutamente nulla di cosa sia il buio pesto della notte. E perfino un black-out oggi non ci coglierebbe più impreparati. Accenderemmo subito la torcia del nostro cellulare senza più cercare candele che abbiamo messo in fondo a qualche cassetto, da qualche parte. Piccole lampade a olio, che stavano nel palmo di una mano, venivano portate nei punti strategici della casa per fare luce a coloro che sono nella casa. Un anfratto, una mensola naturale potevano già essere il un punto d’appoggio. Candelabri e lampadari erano il luogo sicuro dove collocare la lampada mentre dal moggio, una sorta di contenitore per alimenti sollevato da terra (per preservare il contenuto da animali e bestiole curiose). Spesso veniva usato per tenervi la farina. Tanto era conosciuto il moggio che divenne perfino un’unità di misura. E così, penso, si spiega questa connessione ovvia che Gesù fa tra la lampada, il moggio e la misura. Altrimenti pare davvero che anche Gesù salti di palo in frasca nel suo parlare.

Immagini che ne evocano altre, parole che agganciano altre parole… e così si intavola un discorso, uno scritto, un dialogo, una spiegazione… la comprensione stessa. E cosi appare evidente che approfondire il significato di un discorso, di un insegnamento appreso dal divino Maestro, significa ampliare gli orizzonti, non chiudere in un unico senso quel Mistero che comunque ci supera, ci circonda, ci avvolge, ed è sempre più grande di noi. Di questo Mistero oggi ne coglierò un aspetto, comprenderò qualcosa in più che ieri non sapevo. È questo che dilata gli orizzonti, il cuore e la mente proprio come la piccola fiamma di una piccola lampada dirada con tanta umiltà la densa prepotenza delle tenebre. Questo grande Mistero che è l’Uomo o la Vita stessa, si illumina sempre più quanto più cerchiamo di comprenderlo e – come già si diceva qualche pagina fa – comprendere significa proprio prendere-con. E ogni prendere-con significa fare spazio. Cosa sappiamo dell’essere insegnanti finché siamo alunni? Cosa sappiamo dell’essere genitori finché siamo figli? Cosa sappiamo del mondo finché stiamo rinchiusi? Nulla! Finché non decidiamo di ampliare la misura. Di farci ospitali, accoglienti.

E così, mentre scrivo mi viene alla mente un’altra immagine, quella della matrioska, quell’antico gioco di origine russa, ora diventato semplicemente un oggetto ornamentale. Quel gioco ha qualcosa di affascinante perché pare proprio essere la spiegazione di un Mistero, un graduale svelamento… fino al nocciolo, fino al cuore. Oppure, in senso inverso, un progressivo rivestirsi. Una sorta di emanazione, un irradiamento a cerchi concentrici.

La natura ci insegna: il tronco di un albero in sezione racconta di quanto crescere significa ampliare orizzonti in un fitto reticolato di radici e di legami. Il Vangelo ci vuole capaci di questa ampiezza che non è – attenzione! – sinonimo di espansione che prevarica ma piuttosto di comprensione. Tutta quella comprensione che ci serve per amare, rispettare, perdonare gli altri. Tutta quella comprensione ampia e misericordiosa che ci serve per illuminare chi vive nelle tenebre e nel buio, perché suo malgrado ci è finito o perché qualcuno gli ha spento la luce, lasciandolo al buio. Il Vangelo ci vuole radiosi e radiali. Radiosi come la Luce che si spande da un punto preciso e radiali perché seguiamo la direzione stessa del raggio di luce, che dal centro va verso l’esterno. Ed è così che si compie il Mistero della Luce, ed è così che si comprende la Vita… e nulla ci sarà tolto. Come la Luce degli inizi, quella prima Parola uscita dalla bocca di Dio che ci permette di vedere ogni cosa, di scoprire la storia di tutto. 

Gesù, luce dei nostri cuori,
dal giorno della tua resurrezione;
per mezzo dello Spirito santo,
sempre ci vieni incontro.
Dovunque noi siamo, sempre tu ci aspetti.
E Tu intervieni fino nell’intimo di noi stessi
e vuoi per noi la chiarezza di una speranza.

Dal Vangelo secondo Marco (4,21-25)

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

La preghiera di oggi potrebbe essere fatta di un semplice versetto da prendere con sé per essere ripetuto più volte nell’arco della giornata. Ecco qui alcuni versetti del salmo 118 (119) che sembrano eco del Vangelo stesso.

Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge.
Forestiero sono qui sulla terra:
non nascondermi i tuoi comandi.

Corro sulla via dei tuoi comandi,
perché hai allargato il mio cuore.

Distogli i miei occhi dal guardare cose vane,
fammi vivere nella tua via.

Camminerò in un luogo spazioso,
perché ho ricercato i tuoi precetti.

Insegnami il gusto del bene e la conoscenza,
perché ho fiducia nei tuoi comandi.

Di ogni cosa perfetta ho visto il confine:
l’ampiezza dei tuoi comandi è infinita.

Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.

La rivelazione delle tue parole illumina,
dona intelligenza ai semplici.


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Piccoli Pensieri (3)

Dania

Ricordo la tecnica in artistica del chiaroscuro, dove vi erano ombre e luci da rappresentare, in base all’esposizione dell’oggetto alla luce.
Che avvicinandoci a Te, vera Luce, energia sempre rinnovabile, le nostre vite si facciano più radiose e si riempiano di pace, amore, serenità, pazienza, umiltà, coraggio, ascolto ed ogni bene che serve ad ognuno per affrontare le sue giornate.
“Chi non riesce a fare luce è pregato di non fare ombra” perché solo “se camminiamo nell’Amore, noi saremo veri figli della Luce”.

28 Gennaio 2021
Luigi

“Viene forse la lampada…”:
a noi è chiesto di accogliere,
di lasciarla brillare alta sopra di noi e di custodirla in noi,
nelle profondità dei nostri cuori
perché sia lei, la luce, a guidarci, a orientarci,
a vincere la paura, il sospetto, le tenebre che sempre cercano di invaderci,
di sedurci, di tirarci a sé.
Viene la lampada per riempire le nostre vite di luce,
per renderci figli della luce…

A noi il compito di discernere luce e parola…
perché non tutte le luci portano luce,
non tutte le parole sono da ascoltare, trattenere, custodire.

28 Gennaio 2021

Ogni tanto ho il netto sospetto che siamo spesso noi stessi, uomini e donne di oggi, a dimenticare financo la forma della luce che illumina lo spirito. Più che altro per pigrizia: imparo una formula, la applico sempre e sono a posto… Comodo! Ma non solo le candele si sono fatte pile, anche la luce dello spirito ha cambiato la sua custodia. Noi tutti siamo cambiati e sono altri i posti in cui cercare, ma cercare costa fatica, costa applicazione e costanza, ma soprattutto: il coraggio ed il tempo di guardarsi dentro. Senza questi passi é ben arduo trovare la luce in sè, e senza quella, é ben arduo illuminare intorno a sè.

28 Gennaio 2021

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