Ricordami di un conto già azzerato

Martedì – terza settimana di Quaresima

(Dn 3,25.34-43 / Sal 24 / Mt 18,21-35)

«Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe»: la parabola che oggi Gesù racconta pare affondare le sue radici, le sue allusioni anche alle parole del salmo 102. Il Vangelo di Matteo è costruito attorno ad alcuni discorsi di Gesù: il discorso sul monte, il discorso delle parole, il discorso sugli ultimi tempi. Precede l’ultimo discorso e il racconto della passione, morte e resurrezione, quello che viene chiamato discorso ecclesiale. Qui sono state condensate alcuni degli insegnamenti di Gesù attorno ai quali costruire la comunità dei suoi discepoli, la chiesa: si parla di rispetto degli ultimi perché sono i più grandi; siamo avvisati che ci si può perdere e smarrirsi ma l’accento cade sulla gioia del ritrovamento; la correzione fraterna; forza della preghiera fatta insieme e, infine, il discorso sul perdono attraverso la parabola che ascoltiamo quest’oggi. Basterebbe prendere seriamente in considerazione questo capito diciottesimo per sapere cosa sia la chiesa e come ancora potrebbero comportarsi i suoi discepoli. 

Forse è bene per noi prendere in mano il Vangelo e leggere per esteso il capitolo 18 di Matteo, tanto per sentire quella crescente intensità dell’insegnamento di Gesù che fa nascere a Pietro la domanda forse più ovvia, una vera confessione di tutte le distanza già presenti nel cuore dei discepoli: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». C’è di bello che Pietro ha compreso che l’altro, quand’anche avesse commesso colpe contro di lui, resta un fratello. Così come noi restiamo figli quando pecchiamo contro il Padre. È il figlio che torna a casa dal padre che pensa di non essere più degno di essere chiamato con quel nome. Sarebbe disposto a farsi trattare come un salariato perdendo così quella generosa gratuità che il Padre ha sempre manifestato verso i suoi figli. 

Il perdono di un peccato, stando agli insegnanti rabbinici del tempo, andava chiesto per ben tre volte. In quel modo si affermava che Dio perdona tre volte, perché Egli è tre volte santo. Quella triplice grandezza, quella triplice distanza, quella triplice amplificazione di Lui era già una formula liturgica: «Santo, santo, santo» si canta dunque in cielo, mentre in terra gli uomini cantano «Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison».

Pietro, pensando di poter esagerare o per essere più generoso e abbondante, esce da questo schema ternario e propone quel «sette volte». Ma Gesù, rimanderà Pietro non solo alla storia di Caino e di Baele ma pure alla vicenda di Lamek (Gen 4,17-24) discendente dello stesso Caino che a sua volta ucciderà un uomo per una scalfittura e un ragazzo per un suo livido. Sembra davvero non esserci fine alla violenza. Almeno teniamolo come tesoro prezioso questo tema del perdono: abbiamo avuto in dono l’antidoto al veleno che uccide l’uomo. Gesù dice che nemmeno basta la legge del taglione. Occorre devitalizzarlo completamente quel dente dolente su cui batte sempre la lingua… 

E ora possiamo ascoltare quest’altra parabola del regno di Dio. Lo chiamano discorso ecclesiale ma Gesù parla del regno di Dio, dicendo che le cose stanno più o meno così. «È simile…» dice. Per non allontanarcene troppo, insomma.
Occorrerà soltanto ricordare, mentre leggiamo, che Gesù sulla croce ha inteso saldare quel debito di odio e di risentimento. Mentre leggiamo, occorrerà soltanto ricordare a se stessi che io sono quell’uomo a cui il padrone ha già condonato tutto. Se non sappiamo devitalizzare il male dimenticando i torti subiti non faremo altro che portare avanti il ricordo di chi ci ha offeso piuttosto che il ricordo di quante meraviglie in Signore ha già fatto in nostro favore. «Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe»

Dio di misericordia,
tu ci hai parlato attraverso il Figlio
e in Lui ci hai rivelato il mistero della salvezza;
dacci di meditare senza sosta la sua Parola
e di conformare a essa la nostra esistenza.
insegnaci la via della riconciliazione,
affinché diventiamo gli uni per gli altri
testimoni della tua misericordia.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.

Eleni Karaindrou, By the Sea, Eternity and a Day

Dal Vangelo secondo Matteo (18,21-35)

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Quanto è facile che dimentichi il bene ricevuto da altri,
risentito e offeso se altri dimentica il bene da te donato:
tanto per tutti, Signore, è impervio
dimenticare completamente il male.
Per questo siamo infelici,
con queste infinite ferite 
mai del tutto rimarginate;
con il cuore che duole da ogni parte;
a volte costretti a dubitare
perfino del padre, dell’amico, del familiare:
mi avrà perdonato? E io gli avrò perdonato?
Allora non saremo mai perdonati:
noi sempre intenti a nutrire la memoria
con il pane amaro dell’odioso ricordo.
E questo libro dei conti sempre segnato in rosso,
mai completamente chiuso.

Signore, fa’ della tua chiesa almeno
una città della tregua,
il paese ove il perdono sia l’unico vanto,
la gloria più cara dei fratelli che si amano.
Che nessuno più condanni nessuno;
che nessuno giudichi un fratello, Signore:
non ci siano più vendette sulla terra o fratelli che si offendono:
e noi tutti segno che il tuo Cristo è risorto
e vive in noi, perché ci amiamo. 
Signore dimentica tutte queste cronache nere;
Signor donaci la coscienza del nostro peccato
prima che giudichiamo il peccato del fratello.
Amen.

(David Maria Turoldo)


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Piccoli Pensieri (4)

Emilia

Bella questa immagine dell’albero del cuore. Proviamoci a far crescere questo albero ascoltando quel cuore che batte forte davanti alle emozioni discontinue che la vita ci offre e curiamolo rispondendo agli affronti, alle ingiustizie con il perdono e l’amore che sa dimenticare

9 Marzo 2021
Anna

É da un anno,er il 9 marzo quando ci siamo chiusi in casa, addolorati e preoccupati per i nostri cari defunti e malati.
Siamo stati sorretti dalla preghiera, dalle riflessioni quotidiane di don Stefano che in tanti non finiamo di ringraziare per la completa dedizione,
Ci ha dato la forza e il coraggio per andare avanti con la fede!
La situazione é migliorata, che Dio, nostro Padre non si stanchi di ascoltarci e ci esaudisca.

Grazie

9 Marzo 2021

Che fatica si fa davvero fare la pace. Tanto è difficile riuscire a “mandare giù”, quanto è difficile smettere di alimentare lo squilibrio. Trovare un accordo equo con tutti non è sempre possibile, ma magari riuscire almeno a mettere da parte e andare oltre, ciascuno per la propria strada, togliendo fisicamente terreno al disappunto, già è una buona partenza, no? Un bel modo per alimentare un sanissimo cuore-albero, che sfrutti le scorie come buon concime per alimentare l’amore che genera vita.

9 Marzo 2021
Dania

La Tua Grazia e il Tuo perdono, o Dio, li riceviamo per dono.
Se riconosciamo questo e che nessun merito vantiamo se non un briciolo di umiltà per confessarci peccatori, aprendoti la verità del nostro cuore, che Tu già conosci e scruti, forse da misericordiati potremo offrire il nostro perdono, sorretti dalla Tua forza, memori della Misericordia che Tu da sempre ci doni.
Potremmo ricominciare dal perdono “per comporre in terra un firmamento, stelle sopra il fango di ogni povertà”.

9 Marzo 2021

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