Scorre il tempo e apre domande
Maria, Madre di Dio (Nm 6, 22-27 / Sal 66 / Gal 4,4-7 / Lc 2,16-21)
La sera dell’ultimo dell’anno 2021 la passo in compagnia di un libro, seduto accanto al camino acceso, una tisana di limone e zenzero rigorosamente freschi, mentre i miei due cani già dormono, quest’anno più in pace del solito, molto lontani da botti e fuochi pirotecnici con i quali cacciamo il vecchio per accogliere il nuovo o forse – anche questa è un’ipotesi plausibile – per esorcizzare la paura stessa del futuro. Nei giorni del Natale, questo rito che si costruisce in tutto il mondo attorno allo scorrere del tempo dice molto, moltissimo di noi.
«Questo è il tempo. Familiare e intimo. Il precipitare di secondi, ore, anni ci lancia verso la vita, poi ci trascina verso niente… Lo abitiamo come i pesci nell’acqua. Il nostro essere è essere nel tempo. La sua nenia ci nutre, ci apre il mondo, ci turba, ci spaventa, ci culla. L’universo dipana il suo divenire trascinato dal tempo, secondo l’ordine del tempo. […] Cosa c’è di più universale ed evidente di questo scorrere?
Eppure le cose sono più complicate. La realtà è spesso diversa da come appare. Come davvero funziona il tempo non lo sappiamo ancora. La natura del tempo resta il mistero più grande. Strani fili lo legano agli altri misteri aperti: la natura della mente, l’origine dell’universo, il destino dei buchi neri, il funzionamento della vita. Scoprire che il tempo non è come pensavamo apre mille domande». (Carlo Rovelli, L’ordine del tempo, Adelphi)
L’anno nuovo si apre nella liturgia con la benedizione tratta dal libro dei Numeri, benedizione che Dio stesso consegna a Mosè, perchè la consegni ad Aronne e questi al popolo tutto.
Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace.
E così sentiamo che il futuro è sotto il segno di una benedizione. E che ne è dunque del passato? Siccome funzioniamo spesso per antitesi, se davanti si apre la benedizione e la novità, allora tutto ciò che è dietro rischia di essere maledetto e vecchio. E così salutiamo l’anno che passa guardando pure alle persone che il tempo nel suo scorrere s’è portato via, a situazioni di vita cambiate. Ci si aggrappa a denti stretti a qualche buon ricordo da custodire. Altri invece provano a rimuovere, a cancellare, per eliminare dalla terra il ricordo.
Scriveva Ernesto Balducci: «Il passare da un anno all’altro, sebbene sia una forma convenzionale di misura del tempo, scandisce dentro di noi queste due prospettive contrapposte. Il tempo che passa è maledizione perché non rispetta mai le nostre speranze. Ma il tempo che passa è anche un tempo che viene, è anche un affluire di possibilità nuove, è anche un germogliare della vita. Il tempo che viene è colmo di possibilità, di appelli».
Sapremo, senza temerlo, benedire il tempo che ci viene donato e non solo maledire il tempo passato? E sapremo restare fedeli a questa benedizione del tempo futuro che oggi fiorisce sulle nostre labbra nella forma di uno scambio di auguri o di una preghiera? Nel Vangelo di questa festa, tutta dedicata alla maternità di Maria, ci sono verbi preziosissimi: andare (senza indugio), trovare, vedere, riferire, stupirsi, custodire, meditare (nel cuore), glorificare Dio.
Gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo. Il passato, il presente e il futuro sono tutti in questo versetto del Vangelo. Quel nome disvela tutto il futuro di quel Bambino: Dio salva, ma quel nome era stato indicato dall’angelo nove mesi prima.
Giovedì scorso, mentre celebravo l’Eucarestia nel paese più vicino a casa, un bambino (quasi due anni) gironzola felicissimo tra i banchi in chiesa, accompagnato dal papà, come appeso sicuro alle sue mani mentre muove i suoi passi. La felicità di chi ti guarda e ti sorride a priori. La mamma seduta nei banchi. Nessun disturbo alla celebrazione in corso. Piuttosto l’invito a contemplarlo in quel suo avvicinarsi alla statua di Gesù bambino ai piedi dell’altare. Terminata la celebrazione, raggiungo quei giovani genitori, trentenni, sposati da sette anni. Restiamo a parlare a lungo. Piacevolmente, gratuitamente. Oggi custodisco nel cuore questa immagine perché mi pare così buona pensando a quest’altro anno che inizia. So dove trovarli. Andrò presto a salutarli ancora. E sarà, certamente, uno scambio di pane. Buon Anno!
O Dio,
che nella tua provvidenza
dai inizio e compimento
a tutto il bene che è nel mondo,
concedi a noi,
nella solennità della divina maternità di Maria,
di gustare le primizie del tuo amore misericordioso
per goderne felicemente i frutti.
Amen.
Dal Vangelo secondo Luca (2,16-21)
In quel tempo, i pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Da oggi, Dio, non sei più solo Dio;
da oggi, uomo, non sei più solo uomo.
Il grembo di una donna
ha fatto nascere
qualche cosa di nuovo,
sulla terra e nel cielo.
E niente sarà più come prima.
(Adriana Zarri, Il pozzo di Giacobbe)
Ebbene, Signore, in questa festa
noi ti chiediamo questo dono:
di esser noi pure nuovi
per vivere questa perenne novità.
Scrostaci, o Dio,
la triste polvere dell’abitudine,
della stanchezza e del disincanto;
dacci la gioia di svegliarci, ogni mattino
con occhi stupiti
per vedere gli inediti colori di quel mattino,
unico e diverso da ogni altro.
Con mani nuove per toccare le cose
e riceverne quasi l’impronta sulla carne.
Con curiosità perenne,
con stupore incontaminato.
Facci svegliare di primo mattino dicendo:
“Che gioia, Signore, ho un nuovo giorno da vivere”
Tutto è nuovo, Signore,
e niente ripetuto, niente vecchio.
(Adriana Zarri, Quasi una preghiera)
Stamane sono “inciampata” in questo pensiero di Papa Francesco: ” Il Signore non è magico, non promette dei cambiamenti eclatanti quando finisce un anno e ne comincia un altro. Lui ama cambiare la realtà dall’interno delle nostre anime, entrando nella nostra vita con delicatezza, come la pioggia nella terra, per poi portare i fritti.” Accodandomi a questo bel pensiero, auguro di cuore a tutti che questo Nuovo Anno possa germogliare bene e svilupparsi meglio fruttificando rigogliosamente. Buon Anno Nuovo a tutti!
Stamattina mi sono svegliata pressapoco all’ora solita. Il “cenone” con i due amici di sempre è finito presto e sono andata a letto non piu tardi del solito. Poi in poltrona ho acceso il telefono e ho iniziato la preghiera, un salmo, un padre nostro e… mi sono riaddormentata, per svegliarmi dopo più di un’ora ai rumori di chi preparava la colazione. Che bel regalo quest’ora in più di sonno, totalmente gratuita e in aspettata. Ed ora leggo del passato che malediamo e del futuro che speriamo…
Se ripenso all’anno passato onestamente non maledico. Sì, un po’ più di isolamento, meno amici a cena, ma c’era l’esperienza di una vita a due rinnovata, di occasioni di litigio, sì, ma anche di mattine da iniziare insieme, condividendo le pillole e la marmellata, di nuove abitudini e di piccole cose. Grazie 2020 e 2021 che questo ci avete regalato. Ho salutato per sempre amici, ma ne ho ritrovati di quelli che credevo perduti per sempre, e di nuovi. Grazie Dio, per quello che ci hai donato. E quali speranze per il prossimo anno? Onestamente, a parte la preghiera per un mondo più giusto, per la pace, per quelli che si ritrovano sempre ultimi, non so che cosa sperare per me o per noi. Lavorare meglio? Avere maggior cura di chi mi è vicino? Ma quelle sono le speranze e le preghiere di tutti i giorni. Ecco, non mi auguro nulla di nuovo rispetto a quello che mi auguravo una settimana fa. Stamani fiorisce nel mio cuore solo un grazie per le gioie che hanno inanellato la mia vita. Grazie, Signore
“Il grembo di una donna
ha fatto nascere
qualche cosa di nuovo,
sulla terra e nel cielo.
E niente sarà più come prima.”
Che questo nuovo anno per ognuno di noi non sia più come il passato ma ogni giorno porti in sé la novità della vita che nasce
Buon Anno a tutti
Il Signore che “dona al mondo ogni bene, che fa vivere e santifica l’universo” doni a te Don Stefano e ad ogni uomo/donna sulla terra il bene… Poi a ciascuno il riconoscerlo. Noi che siamo piccolo universo di Dio potremo camminare nel mondo così: come semplici messaggeri di “pace e bene” da offrire a tutti, ad ogni incontro. “Dona a noi la pace” ed insegnaci Signore a ricercarla, coltivarla e diffonderla in questo nostro mondo ed in ogni luogo in cui ci troviamo. Non sarà mai facile ma varrà sempre la pena provarci.
Auguri a tutti per un sereno 2022