Scrupolosi osservanti o attenti osservatori?
(Col 1,24 – 2,3 / Sal 61 / Lc 6,6-11)
Se guardi intorno, dove c’è Gesù spesso ci sono sempre alcuni scribi e farisei, pronti a seguirne ogni azione o a carpirne qualche sua parola per avere argomenti di cui accusarlo. Leggendo il Vangelo ci siamo quasi abituati a queste dinamiche e neppure ci sorprendiamo che possa succedere con scribi e farisei qualcosa di diverso. Anche nel brano di Vangelo di oggi si racconta di un altro sabato e, come ogni sabato, entriamo anche noi nella sinagoga.
C’è una differenza abissale già nel modo di entrare nella sinagoga, una differenza incredibile su come noi pratichiamo la fede e viviamo il nostro credere: si può entrare in sinagoga da osservanti, come persone che già si sentono apposto per aver obbedito al comando del riposo sabbatico e non preoccuparsi nemmeno di comprendere cosa possa significare quel tempo di grazia che Dio ha riservato per l’uomo.
Gesù invece entra nella sinagoga per insegnare. I suoi insegnamenti passano spesso per azioni concrete che sono suggerite da alcuni dati di fatto. Un buon insegnante, suppongo, dev’essere anche un buon osservatore. Deve saper scorgere anche le lacune, le mancanze. In quel vuoto egli verserà la sapienza come un dono. Gesù maestro entra nella sinagoga non solo come osservante del sabato, ma con uno spirito di osservazione capace di cogliere quel Bene che ancora si può fare, quel Bene che l’uomo ignora. Il riposo sabbatico era diventato per molti la scusa per giustificare la propria indisponibilità a a compiere il bene o, peggio ancora, l’implicita possibilità di fare del male o togliere vita a chi invece la desidera e vorrebbe coglierla a piene mani.
Quel sabato, nella sinagoga c’era un uomo dalla mano destra paralizzata. Immediatamente il Vangelo invita anche noi a fissare il nostro sguardo su di lui. E già questo fa il Vangelo: muove i nostri occhi ad osservare con attenzione ciò che ci circonda. Nulla si può leggere ad occhi chiusi. Leggere il Vangelo è anzitutto tener bene aperti gli occhi sul mondo e guardarlo da un’altra prospettiva. Potremmo dire che il Vangelo è precisamente un altro sguardo possibile sulla vita.
Difficile sapere cosa pensasse quell’uomo della sua condizione. Potremmo anche immaginarcelo più o meno rassegnato. Potremmo anche immaginare quanta abilità potrebbe aver sviluppato con l’unica mano capace di rispondere ai comandi del suo cervello. Il Vangelo non ci chiede questo sforzo di immaginazione. Il Vangelo mostra chiaramente la capacità di quell’uomo di rispondere ai tre comandi che Gesù gli darà: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!» e «Tendi la tua mano!».
Intanto Gesù aveva già letto nei pensieri di scribi e farisei la loro perversa intenzione di togliere vita a Colui che ha il potere di donarla. L’evangelista Luca annota: si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. È davvero imbarazzante questo atteggiamento dei farisei che non accettano che il Bene venga fatto anche di sabato mentre con i loro pensieri, fatti in quel giorno santo, si apprestano a gettare le basi al Male che scaglieranno contro Gesù stesso. Ma già l’uomo è salvato. Già l’uomo è reso abile a compiere il bene proprio a partire da quel giorno del Signore, da quel giorno santo.
Dio, che hai fatto dei cieli la tua dimora,
guarda a noi, piccole creature
che viviamo qui, su questa terra.
Dacci lo Spirito che ci riempia di gioia!
Dal Vangelo secondo Luca (6,6-11)
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Usando le parole del saggio Salomone
che, da Te sollecitato a domandare qualsiasi cosa,
non implorò beni e ricchezze materiali
ma fu felice di poter invocare:
«Fammi partecipare alla tua sapienza:
dammi, Signore, un cuore che ascolta!».
Amen.
Quanto è importante nutrire la propria capacità di andare oltre!?
lo dico a me stessa in primis:
fare attenzione al rischio di fermarmi dietro alle sbarre del “non si fa così”, del giudizio, del “non è opportuno”, “chissà gli altri cosa pensano”,
per lasciare spazio alla Fede in Dio.
Mi basta ascoltare attentamente il Vangelo di Gesù per capire bene tante cose!
Poi ho a disposizione una coscienza, la morale e una manciata di grandi valori per non avere difficoltà ad andare oltre,
fidarmi di Gesù,
senza mettere alla prova nessuno,
ma lasciando libera una persona di agire secondo ciò che ognuno di noi può comprendere.
Agire secondo coscienza, con la voce del Signore nel cuore.
È la strada giusta, non posso sbagliare…
grazie!
L’uomo dalla mano paralizzata non chiede nulla…è Gesù che si accorge della sua incapacità di usare la mano destra che è incapacità di compiere la pienezza del bene. Gesù gli chiede solo di Ascoltare (Vangelo di ieri) e di compiere semplici gesti.Le grandi cose le compie Lui.A noi la docilità al suo Santo Spirito.
È più facile essere farisei osservanti: rintanato nella certezza delle regole prestabilite non obbliga ad interrogare la coscienza.
Entrare ogni volta in chiesa e lasciarsi interrogare dal Vangelo, osservando noi stessi e chi ci sta vicino con occhi attenti e disposti ogni volta a mettersi in gioco. È molto più faticoso. Ma quanto fa stare bene scoprire il bene che fa a me e agli altri quella fatica!