Se la Parola (non) risuona nel tempio

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Data :19 Novembre 2021
Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger, “Les Pierres et le Printemps” (2015)

Cè concordanza tra tutti e quattro i Vangeli nel voler raccontare l’episodio della cacciata dei mercanti dal tempio. Rispetto agli altri evangelisti, Luca è decisamente più clemente nel risparmiarci i particolari di questa scena. Eppure questa riflessione critica attorno al Tempio e alla religione è centrale e decisiva nella narrazione di Luca. Il suo Vangelo si apre proprio nel Tempio dove il sacerdote Zaccaria uscirà davanti a tutto il popolo raccolto in preghiera, in attesa di un messaggio divino che il sacerdote stesso avrebbe portato al popolo. Ma Zaccaria esce muto. 

Ora Gesù entra nel Tempio per farvi risuonare la Parola dei profeti, la parola che Dio ha affidato a uomini in ogni tempo. E così se la parola di Dio entra nel Tempio (cos’è veramente tempio?) tutto il resto risulta più che superfluo, inutile e perfino fuori posto. Il tempio è da sempre, fin dall’infanzia di Gesù, il luogo dove si sta in ascolto della parola di Dio e i suoi figli, si occupano delle cose del Padre… proprio come disse Gesù.

C’è una religione sterile e muta dalla quale dobbiamo uscire per permettere alla Parola stessa di Dio e dei suoi profeti di entrare in casa. Non è un caso che i profeti hanno spesso preferito chiamare il Tempio come casa di preghiera. Casa è certamente un termine più eloquente, che suggerisce una certa intimità, quella confidenza necessaria perché nell’ascolto possa davvero nascere la fede. Non c’è nulla di che scandalizzarsi se, dove non risuona la Parola di Dio, quello spazio può risultare vuoto anche se pieno di mercanzie o di attività. E nemmeno ci si deve scandalizzare se improvvisamente sono i capi stessi della religione, ancor peggio se uniti ai capi del popolo, a cercare una ragione per eliminare Colui che fa udire le parole di Dio. 

Il contrasto tra Tempio e casa è ormai segnato ed è un leitmotiv del Vangelo di Luca. Anche la divergenza tra i capi del potere (civile e religioso) con il popolo è ormai segnata. Nell’imbarazzo ci finiranno i capi stessi nel constatare che è proprio il popolo a saper riconoscere da quale bocca Dio parla ancora. L’evangelista Luca non tace nemmeno il dramma più assurdo che possa esistere: che la condanna a morte di Gesù possa essere sentenziata da chi invece dovrebbe preoccuparsi di aggiungere vita e di obbedire al comando “non ucciderai”.

«I potenti rammentino che la felicità non nasce dalla ricchezza né dal potere, ma dal piacere di donare». (F. De André)

Signore,
dacci ogni giorno
la fresca brezza del tuo Spirito.
Dacci di sentir scorrere nel sangue
la tua forza vitale.
Assicuraci la libertà
dalle gabbie mentali di questo mondo,
per poter gustare sempre la fragranza
della nuova vita in Cristo,
liberi nel tuo amore.
Amen.

Dal Vangelo secondo Luca (19,45-48)

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

Hanno abbassato i monti,
l’hanno chiamata religione.
Hanno impoverito l’orizzonte,
l’hanno chiamata fede.
Hanno spento i sentimenti,
l’hanno chiamata ascesi.
Hanno svuotato il comandamento, 
l’hanno chiamata morale.
Hanno omologato il tutto,
l’hanno chiamata unità.
Hanno zittito le coscienze,
l’hanno chiamata ubbidienza.
Hanno mummificato i riti,
l’hanno chiamata divina liturgia.
Hanno ucciso i profeti,
l’hanno chiamata ortodossia.
Hanno chiuso le porte,
l’hanno chiamata identità. […]

Angelo Casati, Rito e menzogna,
tratta da «E non avere occhi spenti»


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